giovedì 12 settembre 2024


 

Una sera nel buio di un teatro

 

Di Vincenzo Calafiore

13 Settembre 2024 Udine

 

“ … la poetica visiva di un corpo femminile

cambia tutto, è una magia che si compie

sotto gli occhi attenti, diviene simbolo

dell’erotismo. Ed ecco che questo simbolo

si mette a vivere, sviluppa una sua logica,

porta con se una rete di avvenimenti, impone il suo tono,

il suo linguaggio….. “

                                      Vincenzo Calafiore

 

Nella poltrona accanto venne a sedersi una signora alta e formosa. Doveva essere una vedova, a giudicare dal vestito nero di seta e dal velo che le passava intorno al viso.

Altri posti erano liberi, e pensai che la signora avrebbe scelto uno di quelli; invece ella venne a sedersi proprio nella poltrona accanto alla mia.

Per la bella visione del corpo, sodo, anzi un po’ robusto, le curve addolcite da una segreta morbidezza, le si sarebbero dati non più di trent’anni, forse anche di meno. A guardarla in viso marmoreo e morbido allo stesso tempo, lo sguardo irraggiungibile sotto le palpebre socchiuse e sopracciglia nere come l’interno di una notte, pure le labbra discretamente suggellate, tinte d’un rosso eccitante, le davano l’aria di una donna matura, che sapeva cosa fare e come ottenere, una dominatrice.

Io, giovane artista di strada, rimasi incantato nello sguardo che non riuscivo a staccare da lei, da quella poltrona, la guardavo di soppiatto per timore che la signora, così formosa e grande se ne accorgesse; mi trovai nell’ala del  profumo di lei, un profumo noto, Opium , amalgamato al suo odore.

La signora s’era seduta con consapevolezza, rivelando, lì accanto a me, proporzioni maestose; teneva le mani snelle e nervose con anelli, incrociate sul grembo, senza la giacca, scoprendo braccia tonde e chiare, e una dolce delicatezza. Potevo sentire l’estrema vicinanza della signora, pur senza il timore di offenderla con il mio insistito sguardo sul seno.

Ormai la mia gamba aderiva a quella di lei con un movimento morbido e sfuggevole, casuale, ma reciproco.

Era un contatto fisico lievissimo che si ricreava a ogni colpo di finta tosse; la signora aveva ginocchia forti …. Quest’incontro di polpacci era prezioso … la signora era impassibile, sotto le palpebre socchiuse, e mani ferme in grembo, pure il suo corpo, per una lunghissima parte appoggiava alla mia … che non se ne fosse accorta ancora? Oppure che preparasse nella sua testa un qualcosa di straordinario con me?

Decisi di trasmetterle, in qualche modo un messaggio con la gamba, strofinandola delicatamente alla sua, è stato come bussare alla porta di casa della vedova! E niente … allora decisi di ficcare la mano in tasca quella dalla parte della donna, e poi come distratto, non la tirai più via.

E’ stata una cosa veloce, l’avevo toccata.

Sul dorso della mia mano ora premeva l’anca della signora; la sentivo gravare sopra le dita, ora ormai la mano era diventata un bellissimo gesto d’intimità con la vedova. Voltai la mano in tasca, la misi con il palmo dalla parte della signora, aperta su di lei, pur dentro quella tasca.

Azzardai a muovere le dita, non c’erano più dubbi, la vedova non poteva non essersi accorta di quel mio armeggio, e se non si ritraeva, e fingeva impassibilità e assenza, voleva dire che non mi respingeva e nemmeno i miei approcci.

Apensarci, però quel suo non far caso, alla mia mano, voleva dire che ci stava… sognai la carne di lei, marmorea, pigra, piena di desiderio, mentre la mia mano nel buio di un teatro cominciò a risalire su dopo il ginocchio…!

 

 

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