A poco a poco
Di Vincenzo Calafiore
11 Dicembre 2024 Udine
E’ una notte lunga, di magiche immaginazioni inchinate a un
futuro che se pur incerto aveva seco l’innocenza nello scenario di una guerra a
finire: è la notte in cui ho respirato la vita,
l’ 11 dicembre ! E c’era nell’aria la magia del Natale.
Così, ricordando, la scrittura è spezzata, frangente come le
onde del mare su uno scoglio vinto dal sole.
I pensieri si poggiano leggeri sulla ragione, in riva a un
mare immaginato, come sassi piccoli e tondi che il mare prende e riporta; si
esalta il mio linguaggio pigro e indolente, in questo tempo presente:
il presente sospeso dell’arresa e dell’attesa, del desiderio
e della malinconia.
E’ una notte flamenca, dai ritmi sempre più serrati, come le
onde, come una tempesta.
E’ un rifugio che mi accoglie e mi lascia andare, è una
notte che si esprime qui, in libertà, come impeto di una passione vissuta con
discrezione.
Oggi è l’11 dicembre e sono al culmine di un’esistenza irrequieta,
portoricana, voluta dal destino così, provvisoria, nulla è permanente, nemmeno
la vita.
E’ uno scrivere di un’età tempestosa, di personalità,
proprio come il mare che mi ha visto nascere, di un flusso e riflusso che non
si consuma, ma consuma.
Questa età è il tempo della contemplazione.
Solitario!
Il tempo della saggezza che non ho, perché sono mare
infinito, fluttuante, sciabordante, nell’eterno conflitto tra l’esistere e l’amare
e nell’assoluta complicità tra l’andare e il venire, il fuggire e ritornare.
Il tempo della distanza, della lontananza, del distacco, del
piacere, ma anche del dispiacere della prigionia della forza che mi tiene a
terra vietandomi allo stesso tempo di volare.
Mi sono detto: Enzo non devi usare il tempo, imbrogliarlo,
cadenzarlo a tuo compiacimento, devi lasciarlo libero, devi lasciarlo andare.
Prova. E’ una questione di d’amore e tu devi consegnarti a questo amore.
Allora, in questa età mia nuova “ Amare” è un consegnarsi, a
un presente, a un ciclo presente ed evanescente, che non deve essere sciupato,
né occupato né sottomesso, perché l’amore oltre ad essere desiderio è anche
passione è flamenco.
Ecco allora che la mia scrittura nel raccontarla, asseconda
il ritmo del cuore che si stacca dalla quotidiana realtà mortale per muoversi
maestoso e lento verso un orizzonte che solo lui conosce.
E, pian piano, mi mostra, prima sfocata e poi sempre più
nitida, sempre più meravigliosa visibile, misteriosa alcova di un’età avanzata,
in grado di fermare il tempo, amabilmente disordinata, scorretta e irriverente.
E’ un’età circondata dal mare, da un mare capace di
introdursi mansueto in ogni ruga, come in un’insenatura, di spaccarsi
dolcemente contro gli zigomi, negli occhi.
Il mare dunque, azzurro, blu, grigio, celeste, verde, buio o
bianco, cobalto, viola, questo mare che lambisce i contorni dell’anima,
modificandola ininterrottamente.
Così come accarezza i contorni dell’anima, li travolge e li
ridisegna spostando il centro del discorso dalla vita all’amore, quell’amore
che da serenità.
Come l’età mi ricorda che esiste la morte, così l’oceano mi
ricorda, con la sua vastità e immensità, che non siamo niente, niente di
rilevante, niente di durevole!
Ma non importa, se hai l’amore nel cuore tutto è
sopportabile perfino la morte!