Forse ci vorrebbe un sogno
Di Vincenzo Calafiore
18 Dicembre 2024 Udine
E ritrovarsi con la pelle graffiata da un sogno, come una vela segnata dalla tempesta, dopo aver attraversato in lungo e in largo la notte.
Ho pensato a quanto sia faticoso stare con me, per tanti motivi, o forse per i miei lunghi silenzi.
Ho rivissuto i miei lunghi viaggi dal cuore alla testa, non si tratta di brevità, neanche di un solo giorno, è di una vita che si tratta, per arrivare ad essere “ tutto “.
Ci sono luoghi meravigliosi a cui spedire la vita, in cui volersi perdere, per tornare su queste spiagge abbandonate dal mare, aride e desolate esistenze, circoscritte, delimitate dal niente.
Ci vorrebbe un sogno,un sogno talmente bello che ci possa allontanare dall’essere un niente, in questo circuito mediale, frenetico e nervoso per certi versi, forse anche di più, stupido, di grande stoltezza; e nonostante ciò, nonostante l’aver constatato e toccato con mano nei suoi stessi fondali, tutta la sua crudeltà, la sua permeata vocazione alla morte piuttosto che alla vita, alle emozioni del semplicemente vivere, del voler vivere una vita per lo meno diversa da questa in cui impazziti e prigionieri crediamo di vivere mentre in realtà no, non ne siamo capaci, non ne abbiamo più il desiderio di cambiarla o di tentare di cambiarla. Siamo che un immane gregge di pecore guidato da un solo pastore: il male!
Se si potesse in qualche modo cambiarla questa “ipotesi di vita” .
Da qualche tempo non riesco più a scrivere è come se mi fossi in qualche maniera inaridito. Non si può spiegare e neanche immaginare credo, come possa mancare la scrittura, qui in questo crogiuolo di umanità mancate il cuore si inaridisce.
Ad un certo punto mi sono mancate le parole, mi sono mancati i colori, le immaginazioni, le filastrocche, i giochi di parole.
Con una pagina non si può bleffare, se non piace, non piace; se invece si riesce a trovare le parole, i colori allora si riesce a scrivere.
Ho smesso di scrivere perché non mi piace più scrivere per coloro a cui non importa più niente oltre che a accumulare ricchezza di ogni genere; a parte quelli che non sono riusciti a crescere come, non capiscono più, si sono dimenticati che ci si può ancora innamorare di una donna come della vita.
La verità è che le persone non riescono a parlare neppure tra di loro!
Ci sono molte forme di cattiverie, e quella più tremenda è quella messa in atto da un potere occulto di spezzare l’ingenuità e l’amore della scoperta della vita nelle persone.
Consciamente o inconsciamente avanziamo nel labirinto dell’orrore, e proviamo nel nostro corpo il rischio estremo di perdere noi stessi e il mondo che un tempo ci è appartenuto.
C’è una reale esperienza in noi che ci dice che in questo racconto della vita tutto è vero, l’occhio che esplode in tante visioni contemporanee, il cervello che salta per aria, le allucinazioni, gli sdoppiamenti, le rotture dei margini, questa è la coazione come esperienza indicibile: indicibile perché non deve e non può essere detta, perché d qualche parte privati della parola è privati del corpo.
Ma è anche da lì che potrebbe partire la resistenza, come risposta avversa, per cambiare, per vivere.
Per un po’ ho cercato di tenere la chiave dei sogni, entrando e uscendo dal gioco degli specchi magici … ma è un gioco molto difficile e rischioso come ben sanno gli sciamani, che per vivere si arrampicano su una scala verso il cielo o si inabissano nel profondo regno delle anime perdute.
Questo è lo spirito con cui affido la scrittura, il destino delle parole, le ali del pensiero, forse così riuscirò ad allontanarmi da questo orrore in veste di grande umanità!
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