LA GRANDE FUGA
Di Vincenzo Calafiore
C’era freddo durante la notte, eravamo in tanti
seduti attorno ad un falò, coi visi illuminati dalla fiamma, vicini come anelli
di una lunga catena, ci stringevamo con le mani dentro le braccia per non
perderci, per sentire nuovamente quel calore umano, per sentire il respirare
lento dell’emozione nell’ascoltarci.
Erano racconti di un
vissuto, ricordi di “ abeti natalizi ” senza luci sfavillanti, e di arance e
mandarini, lucidi, profumati, sotto i rami.
Il “ Natale “ lo
avvertivamo nell’aria, c’era! E per le strade si udiva solamente che “ ciao e
auguri “ le zampogne suonate dai pastori.
Davanti alle chiese,
sulle scalinate, statuine che raccontavano la “ Natività dell’uomo “ : il
presepe.
Venivamo ognuno da un
viaggio diverso, stanchi e delusi, questuanti d’amore, diretti tutti a
Bettelemme ad incontrare Dio, con le mani vuote. Non portavamo doni, ma
andavamo a chiedere un dono più grande, il più importante: la pace e la
serenità del cuore.
Eravamo in viaggio da
diversi giorni, partiti da città illuminate dalle vetrine, animate dai bambini
a cui si stava insegnando che il Santo Natale era il panettone venduto già da
novembre, che i regali si potevano scegliere e essere confezionati con la carta
più bella, e per poterli usare bisogna aspettare il 25 dicembre!
Che errore disumano è
stato quello di distruggere un mito come “ Babbo Natale” .
Attorno al fuoco,
ricordavamo l’emozionante attesa di Babbo Natale, non dormivamo e riuscivamo
perfino a vederlo, sentirlo, nel buio col naso appena sotto le coperte…
E’ andata perduta la
magia, la sacralità di questa festività, in quei grandi negozi, addobbati e
illuminati; negli spot televisivi di avvenenti donne seminude che invitano a
regalare un profumo, sono così belle e nude, sensuali, da anteprima di un film
porno.
L’inganno perpetrato
a danno di ancora innocenti che diversamente avrebbero potuto tramandare la
melodia natalizia di Babbo Natale.
Ovunque e in
qualsiasi ora del giorno dalla televisione, dalla reclame cartacea, si è
invitati a spendere, consumare, a mettere e mantenere viva senza mai farla
fermare, la infernale
“ produzione “
Noi scappavamo da un
Babbo Natale di nome “ Merchel, PIL, Debito Pubblico, Crisi, “ , da un film di
miseria, in concorrenza sleale con le guerre, i massacri di bambini, con i
cortei di protesta, con la disoccupazione, con la miseria e con la povertà, con
le sofferenze e ingiustizie sociali, con i ladri sistematici, con i
contrabbandieri di droghe e di vite umane.
Ma che mondo è?
Che schifo è?
Ecco la nostra fuga,
il desiderio di tornare a Bettelemme a riprenderci Dio, la magia del Natale, per
donarlo da “ domani” ai nostri figli, ad insegnar loro che non occorrono
pacchettini regalo, non occorrono fiocchi rossi, ma indurli ad amare la voce
delle zampogne, dei canti Gospel nelle chiese, e la voce di Dio in quelle
chiese aperte e vuote, in quel silenzio la voce di Dio.
“
BUON NATALE “
E CHE DIO SIA SEMPRE CON VOI
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