Se mai ci fosse un sogno
Di Vincenzo Calafiore
23 febbraio 2016- Udine
Scorrendo le pagine di un libro ti ho trovata, dapprima non ci feci
caso, tornai sui miei passi e mi sono soffermato non so per quanto tempo a
leggere quella pagina che di te parlava.
Pian piano ho cominciato a conoscerti, a parlare con te nelle mie ore
notturne.
Venivo da un “ lontano” che in tutte le maniere cercai di tenere
distante, addirittura pensai pure di cancellarlo senza riuscirci mai, così ero
legato come una barca a una boa che si allontana da essa per quei metri di
corda.
Era una di quelle sere in cui senti che non ce la fai più a reggere il
peso di quel mondo a cui non si vuole andare e intanto sfogliavo quel libro e
leggevo di te.
Mi fecero tenerezza la nostalgia e la solitudine nascosta negli occhi, cominciai
a guardarti in quella fotografia per tante notti, sempre lì su quella pagina di
un libro grande come un mondo, sempre a scavare sempre in cerca, sempre di te a
voler conoscere di più.
Ci tornavo perché sapevo di trovarti.
Ci tornavo per quegli occhi.
Lo so nella vita tutti partiamo per cercare qualcosa, senza sapere
cos’è, senza conoscerne l’entità eppure ugualmente ci mettiamo in viaggio
affrontando l’impossibile scalando le salite più dure pur di arrivare in cima
per acciuffare il nostro sogno.
Quel sogno che poi ti farà sognare e volare ancora, quel sogno che ti
porterà altri sogni ed è come andare da un altrove ad un altro altrove, sempre
più uomo.
Così sono passati tanti giorni e notti senza conoscere il tuo nome; te
ne diedi uno e con quello a volte ti chiamavo senza coraggio, con le mani
legate da una paura più grande di me; paura di perderti per sempre, paura di
non riuscire nemmeno a dirti Kalos!
Che stupido.
Che stupido sono stato a innamorarmi di te che mi incuti tanta paura da
non farmi bussare alla tua porta.
Così sono passati mesi, di te sapevo tutto, ti conoscevo già e ti davo
anche del tu, sono riuscito a dirti t’amo! Amo quegli occhi, quel tuo fare
sbarazzino e provocante, amo quel tuo sorriso, amo, amo.
Il momento peggiore ogni volta era, è, lo spegnere la luce, chiudere il
libro sul quel segna pagina con la mia intima certezza che l’indomani
svegliandomi ti avrei ritrovata, qui davanti ai miei occhi stanchi di parole,
stanchi di luce.
Se mai ci fosse un sogno da poter scegliere io sceglierei te, il mio
sogno.
Com’è possibile amare e desiderare un sogno?
Io lo amo e lo desidero perché è vivo, perché è in me, perché quel
sogno sei tu, una infinita parola pronunciata piano per non svelare al mondo la
tua esistenza, la tua essenza, la tua presenza.
Com’è buia la notte. Non una luce, niente di niente per infinite ore
d’attesa in questa stazione ai bordi di un immaginario che si condensa in
sottili filamenti che mi legano all’attesa di un treno che passi.
Un treno da prendere per passare davanti ad altre mille stazioni prima
di raggiungerti: ogni notte è stato così.
Mi salva il cielo, stelle a milioni, viaggio a naso in quel buio pesto,
l’orologiaio dell’universo mi indica la strada da fare fra le mille
costellazioni per raggiungerti; l’unica cosa luminosa sono gli incendi che
divampano nel mio cuore che accelera se solo avverte la tua presenza.
Improvvisamente una notte sentii il tuo profumo, forte e denso, forse
eri tu a cavallo di un sogno o si è trattato di un inganno del desiderio di
incontrarti.
Ardono mille fuochi attorno al cuore, peccato che tu questa notte non
ci sei, ancora una volta da sogno hai preferito andar via chissà dove.
Se mai ci fosse un sogno…… io sceglierei te!
Cado in una specie di rammemorazione silenziosa ove si ricompone la tua
immagine… magia di un sogno che continua!
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