La vita senza sogni di una società di maschere
Di Vincenzo Calafiore
8 aprile 2016- Udine
A volte ti alzi coi capelli arruffati dalla notte più o meno agitata,
barba lunga con le palpebre appena socchiuse cerchi di capire dove ti trovi e
passando le mani tra i capelli pensi a cosa il nuovo giorno appena fuori dalle
serrande ti ha riservato.
In mutande giri per casa e ti prepari il primo caffè, la prima
sigaretta e guardi un fuori dalle
finestre di luce accecante.
Il paese dorme, le sue colline, la piazza e il negozio di barbiere.
Operai che attendono un lavoro, le solite volatili promesse e nuvole
che corrono sotto un cielo azzurro, così grande da accogliere tutta la gente
viva che si prepara a morire.
Un cielo che sta lì in alto, fermo e aspetta e riconosce tutti.
C’è un gran silenzio che copre il paese perché è stato detto tutto….
Pensi che sei un padre venuto da una vita di lavoro e ancora ti getti nella
mischia, per i tuoi figli.
Sai che lì fuori oltre le
colline verdi, e del tuo paesaggio dai colori forti, c’è un mondo che ti
aspetta, pensi mentre sorseggi il primo caffè a tuo padre che faceva probabilmente
le stesse cose come suo padre; ti vengono in mente parole scabre come l’esistenza
che stenta come te il suo cammino, una carrellata di visi pronti ad affacciarsi
con le pene antiche e la fatica non dei sogni, ma di un sogno dietro l’altro
irrealizzati, morti ancora bambini in un teatro indifferente.
La vita, pensi sia una crosta rugosa, incatramata di pessimismo, ma con
un sotterraneo di parole bisbigliate, una risonanza di parole dette a metà,
forse taciute, forse vicine sempre altrove, limpide e forti lì dove possono
trovarle le speranze.
Tutta la luce scivola sopra uomini sanguigni e non manichini
prigionieri di un realismo avido di cose e non di incantamento!
Pensi ai tuoi figli, alla tua donna che vorresti lontano dall’imbuto di
una società vorace di principi e limiti, un mondo di trappole e di maschere, in
cui si muovono da ogni parte uomini assetati di luce come le falene in una
infinita notte stellata.
Le vicende personali di ognuno finiscono per diventare memoria!
La vita è una pellicola di sogni in cui scorrono personaggi, uomini
venuti da paesi di neve e fantasmi neri che entrano nella mente.
Tutti nello stesso mondo rotondo, bianco e azzurro, allo stesso tempo
cupo e desolato, di volti che appaiono e svaniscono nel nulla, mentre i giorni,
gli anni passati sono fermi e lontanissimi, senza memoria vani nel vuoto di
molte certezze …. come una nave
arrugginita che scompare.
Tu vivi fra notti trapunte di agonie ove passano generazioni di umanità
incastonate nel destino, coi tuoi giorni spinti verso un’assurda meta senza
senso.
Non v’è spazio per gli odori e i profumi dei campi, per i cieli
sgargianti, per il vento in cerca di una gola in cui infilarsi e seppellirsi.
Ma per fortuna una potenzialità spirituale cala e rende tutto
essenziale e memorabile, è un qualcosa di straordinario, divino che aleggia
sulle verità scarne in quel posto lontano e segreto che è l’anima, di uomini in
continuo movimento come il mare; un transito leggero di storie, destini, che
crescono senza rumore, per andare e tornare in svogliato cammino verso un
umiliante sospeso che un Dio sempre perdona.
Rimane l’affabulazione lenta, sommessa, sogni, che sono la forza dello
slancio vitale e Dio che non ha soste nel continuo viavai di volti che a lui
vanno dopo quei pochi giorni vissuti con affanni e crepacuore.
Sogni lasciati ripartire!
E intanto nasce una nuova alba che tu caricherai sulle spalle come una
bambina e la porterai a vedere il mondo!
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