Le metek
Di Vincenzo
Calafiore
9 maggio 2016-Udine
“ …. Partire verso l’ignoto
e scoprire
la morte che attende,
scoprire un orizzonte
a cui andare spinti
da un vento chiamato vivere, esistenza…. “
In cammino per la
vita: quella propria e quella altrui.
La scoperta dell’ignoto,
da indigeni o da esploratori, in terra natia, o in suolo straniero.
Migrantes!
Popoli e individui in
movimento, un viaggio di speranza e nuova vita, di conoscenza e possibile
fratellanza con religioni diverse.
Sentire il “ grande
respiro” racconti di vite, o di vite sottratte alla morte e comunque miraggi d’altrove,
dove il conforto della meta raggiunta o da raggiungere si confonde al conforto
del percorso concluso o alla speranza di concluderlo, congiungimento di nuclei,
di patrie in patrie diverse con costumi e società.
Perché è il “ viaggio
“ della nostra esistenza, su questa terra in movimento e noi con lo stesso moto
in direzioni diverse per una vita sperata diversa.
Perché è viaggio per il
luogo a cui tornare e da cui ripartire, in un ciclo perenne di nuove emozioni e
di rinnovate esperienze per sconfiggere la sempiterna paura del forestiero, del
diverso. In un immaginario punto d’incontro finale in una comunità di
improbabili detentori della razza pura eretti “ muri “ a difesa, baluardo, di
privilegi etnici e infine vittime esse stesse della propria utopia negativa,
come approdo di un cammino costellato di morti e violenze, disumanità e di
fosse di sogni perduti, interrotti da un mare che ingoia e miete pretende le
sue vittime sacrificate.
E’ un’allucinazione
disperata, che, per opposto, può essere anche quella dei migrantes in fuga
dalla morte e dalla disperazione, per una vita migliore.
Popoli e individui
colti o sorpresi nel loro vagare verso mete di diverse emozioni, di nuove
ambizioni, di proibite commozioni dinanzi a sconosciute albe; o per sfuggire a
qualcosa, a qualcuno, a un despota, a una dittatura, ad un aguzzino invisibile
che impicca e imprigiona, decapita, scava fosse comuni per tante madri
violentate e bambini decapitati.
Se questa è civiltà!
Se questa è umanità!
E’ una colonna sonora
infame, emblema d’odio e paura verso il nuovo o il diverso, che da lontano
arriva per turbare equilibri già fragili .
Storie che del
viaggio sentono il dramma, e lo sconforto di sogni e progetti irrisolti, che
perdono la voglia di vivere e la voglia di sapere e di conoscere, di ogni idea,
di ogni sogno dei popoli altri …. ogni angolo respira diverso.
Ma potrebbe prendere
vita una metafora di un orientalismo rappresentativo di culture che s’incontrano
su temi più cari dell’ingenua bellezza e della spiritualità, della spontanea
allegria.
Pensieri sospesi su
immaginari molteplici e su variegate realtà che del viaggio però mai smarriscono:
i sogni! La vita sospesa dall’attimo della partenza a quello di arrivo, come
approdo voluto e cercato nei meandri prima dell’anima e poi del mondo!
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