Vivere
di vincenzo calafiore
1 Ottobre 2016 Udine
Purtroppo è divenuto cosa quotidiana, osando,
potrei facendo a me stesso violenza, ammettere il “ quasi nella norma, normale”
non è così.
Quello d’essere schierato a favore e con la
donna è per me un principio sacrosanto e quando i giornali e le televisioni
lanciano certe notizie ci rimango male tanto dal rifiutarmi di continuare a
leggere o di ascoltare.
Della violenza sulle donne, o alle donne ne
parlo e scrivo sempre è un tema ricorrente quasi una campagna personale di sensibilizzazione rivolta ai
giovani, sarà giusto o sbagliato, perfino noioso ma è di coscienza che si
tratta, per me un dovere personale come un grazie alla donna.
Per fare ciò mi affido a quel bellissimo
mezzo ( se usato correttamente) che è Fb, ma anche al quotidiano per cui scrivo
ed è grazie a loro che lo posso continuare a fare finchè ci sarà vista.
Potrei osando definirmi l’amico delle donne,
ma mi ritengo invece un uomo che non accetta l’uso della violenza nei confronti
di colei che regala e dona, che ci fa sognare e anche a volte arrabbiare, ma è
sempre la nostra sposa, la nostra donna, la nostra dispensatrice di gioie e
dolori e perciò se le cose non vanno per il verso giusto bisogna che si chiuda
nella maniera più umana possibile senza l’uso della violenza.
Forse sarò un uomo, maturo pure, con tanti
anni alle spalle di “ navigazione negli oceani “ propri dell’unione tra
uomo-donna e sarà questa esperienza a farmi dire no, ma sono anche quell’uomo
che spera ancora alla sua età di settantenne d’essere rapito da un sogno, da un
grande sogno e che avanzando gli pare d’essere superstite a una catastrofe di
cui nessuno si accorge.
Scrivo non per ricevere un “ grazie “ avrei
già smesso da molti anni fosse per questo, e mi piace immaginare l’esclamazione
al suono della notifica di consegna al destinatario del mandarmi a quel paese,
o che ne so anche di cestinare la mail con l’allegato, così anche su Fb , per
pochi o poche al resto o per il rimanente è un qualcosa di poca rilevanza,
meglio leggere di unghie e di scarpe o di vestiti, sperando pure di non essere
mandato a quel paese.
Penso anche che l’errore più grande sia
commesso nella famiglia, quando si permette ai propri figli di possedere una
diavoleria con la quale potere fare e visionare la qualsiasi cosa, specialmente
i film pornografici.
Figli a volte con troppa libertà e fiducia
loro concessa.
Che mi ricordi io questi film pornografici
gli uomini andavano a vederseli in certe sale cinematografiche o si acquistavano delle riviste a questo
genere dedicate, vietate ai minori, ma oggi quando i nostri figli sono lontani
dallo sguardo e dal controllo familiare cosa si sa dell’uso che ne fanno?
Ogni mio risveglio è come una città che
riprende il suo sordo battito che ricade come un grido d’accusa, diviene una
condizione ideale per lo stato d’animo come tanti che si getta stordito dietro
le spalle ogni giorno, è come buttarsi giù da una rupe.
Uno stato d’animo che si riduce di volta in
volta a puro evento: ogni giorno una donna muore per la violenza subita!
E’ una specie di racconto dell’orrido che si
inanella episodi su episodi, scarnificandole e trasformandole in frantumi,
esemplari di un universo di miraggi azzerati, di passioni incenerite, di
educazione e rispetto vanificate.
La scrittura di questo romanzo si assottiglia
fino a raffigurare anche l’insignificanza di un gesto, poi si amplia e la
pagina paradossalmente prende vigore là dove si spezza in aneddoti di quelle
tante vite spezzate o bruciate.
Scrivo e non mi aspetto un grazie, lo faccio perché
ritengo sacra e inviolabile la libertà e la dignità della donna, non capisco
poi come si possa dirle “ t’amo “ se poi esso stesso è significato di pienezza
momentanea esclusivamente sessuale, e non ad esempio per i suoi occhi, per la
sua grazia, per il suo voler rimanere con te perché è di te, di entrambi che si
ha necessità.
Quindi questa o quella-quelle pagine va a
finire che consuma la propria spinta e rilancia in atteggiamenti diversi le
derive delle esistenze; nascono altre accelerazioni, imprevisti impulsi di
umanità risvegliata da un incubo: il femminicidio.
E allora una rinnovata speranza rimette in
moto una catena di solidarietà una catena che sgrana i molti episodi di
violenza.
Passano nella memoria o finiscono nel poderoso
cestino in cui si gettano gli animi, gli amori, i sentimenti, i principi, la
donna!
Anche oggi sono riuscito a fare cadere una
piccola goccia in quel lago stagnante senza orizzonti ne soli o venti che
portino ossigeno: la speranza!
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