Perché non provare a essere diversamente felici?
Di vincenzo calafiore
27Settembre2016 Udine
Da piccolo chiedevo a
mio padre cosa dovevo fare e come si diventava giornalista o scrittore giornalista, mi diceva
che dovevo incaponirmi in questo mio desiderio, fallo diventare un chiodo fisso
e poi fare indigestione di libri e giornali.
Poi la mia vita prese
un’altra svolta, però quel desiderio c’era ancora e forte e negli anni che
furono portai avanti per tantissimi anni le indigestioni di libri e di giornali
e ora eccomi qui con quel mestieraccio tra le mani!
Ho imparato anche
l’ironia con cui tratteggiare gli aspetti della vita, i tromboni, gli
specialisti del nulla, i campioni dello scopone scientifico con le scarpe sul
tavolo come in “ Quarto potere” ma anche gli arrampicatori delle vette
demenziali cui può giungere la stupidità e l’ingordigia, tanto abbondanti.
Ero timido e mi
defilavo in un angolo lasciando spazio agli altri, poi un giorno guardandomi
allo specchio mi dissi: “ Schiodati da lì, ti verranno le emorroidi, siediti a
quella Olivetti M40 e butta giù un pezzo”.
Non mi sono più
fermato.
Guadagnavo poco o
niente a quei tempi e mi guadagnavo qualche lira in più scrivendo per altri.
Comprai ogni cosa a
rate e fra queste il mio primo computer.
Già in quel tempo
immaginavo di poter viaggiare in ogni luogo pur rimanendo inchiodato sulla
sedia alla mia Olivetti M40 correva l’anno 1998 e sulla mia astronave a remi
cominciai a sorvolare paesaggi arabescati dalla brina nelle albe invernali
friulane, ma raggiungevo anche la mia terra e il mio mare dello Stretto;
riempivo quaderni di emozioni che poi divennero racconti o poesie.
A Trieste incontro e
faccio amicizia con Raimondo Martinez, Corrispondente ….. al quale feci leggere
alcuni pezzi miei, mi disse: il modo migliore per scrivere semplice era farsi
capire dai bambini e tu ti fai capire dai bambini…. Sei uno scrittore o
giornalista o giornalista scrittore… fai la tua strada.
Ora dopo tantissimi
anni luce, ripensando a quei periodi mi rendo conto di essere ancora oggi
felice, diversamente felice!
La consapevolezza
della parola sembra emergere dall’acqua del mio mare di dentro, poi si cala nel
vortice d’un tempo arcaico, metafisico, per aggettarsi in una spirale
infaticabile che assorbe ogni cosa, tracimando il livore dell’età mia su anima
e labbra.
Così si offre la voce
del mare di dentro, quel suo frangersi su pietre e venti, l’agonizzare lento
tra le sabbie, per tornare poi in superficie più in là, più avanti nei giorni,
più avanti del cuore.
Scrivo di notte e mi
pare proiettarmi, attraverso la scandaglio del verso nelle vesti serali di
cieli calactini, padrone di un registro interiore di parole ancora da formarsi.
Si spandono in
armonia lieve nell’asserare denso del giorno con l’intensa malinconia del
vissuto; spesso inesorabilmente si dipana il soffio del mondo nella sua mortale
miseria, in quell’acredine emersa dall’inconfutabile legge della fine.
Sono gli stessi
ricordi che disperdendosi in lattescenti
filamenti lunari, formano una sorta di universo anche lirico, ove si confondono
forti sentimenti e amore, entroverso, ricolmo di nostalgia gentile, di rammemorazione.
E’ il mondo che ho,
con il suo bagaglio di bellezza, di lacerata contemplazione di quella donna che
amo più di me stesso che vive in me in immagini quiete, semplici, profonde, e,
nello stesso momento premonitrice di un tempo che non conosce sosta.
Forse il mio “ essere
“ qui è una maniera diversa di essere felice, o semplicemente diversamente
felice; sono per me solitudini senza tempo che hanno occhi di fanciullo e tra
queste solitudini affiorano segmenti nascosti, intimi e preziosi di donna odorosa
d’amore, di desiderio di un mescolarsi alle radici intime di un sentire
profondo nei miei deliri notturni lontano sulla mia astronave a remi dall’orrore
di un mondo, nel sacro avvolgersi dell’animo.
Io e la mia solitudine
estranea che racconta di magie e lunghe remate per sfuggire alla morte
nonostante il mio “ ti amo “, nonostante la mia funambolesca fuga da un’esistenza
grigia se non provassi ogni giorno a essere diversamente felice!
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