Mors tua, vita mea
Di vincenzo calafiore
21Febbraio2017Udine
“ Un tempo eravamo invidiati per la nostra allegria,
per la nostra genialità. L’orgoglio Italiano. Siamo stati un popolo felice di
abitare in Italia, la nostra casa. Poi un giorno ci hanno illusi e ci siamo
trasferiti in un’altra casa dove saremmo stati bene. Ma non è stato così siamo
stati inchiappettati e raggirati tutti e
consegnati a sanguisughe e usurai invece che a una comunità di libero scambio e
senza frontiere. A guardar bene quello specchietto delle allodole è ora un
incubo! Questo mi ricorda un cancello su
cui capeggiava “ Il lavoro rende liberi “Arbeit
macht frei” e da questa
europa di banche e di banchieri non ne usciremo certo grassi o in forma… “
Dovrebbero far riflettere
certe “ morti “ come dovrebbero farlo anche le notizie riguardanti il mondo dei
giovani con tutte le loro problematiche, con prospettive che non esistono, in
attesa o alla ricerca di un lavoro che non esiste o non c’è.
Dovrebbero farci
riflettere le condizioni socio-economiche nelle quali una politica incapace e
inadeguata da decenni compiendo scempio di tutto ci ha cacciati.
E invece noi le
guardiamo queste cose come se non ci appartengono, come se non ci riguardano,
le guardiamo con distacco, con indifferenza …, come dire “ …. Io sono a posto….” ! E’ sinonimo di
egoismo, di incapacità di farsi carico di una situazione che solamente noi
popolo potremmo cambiare …. volendo. Ma siamo troppo occupati a difendere
l’orticello o il metro quadro di marciapiede antistante l’uscio di casa.
In realtà a noi
queste notizie trasmesse dai TG nell’ora
di pranzo o della cena, un po’ ci infastidiscono, e ci rifuggiamo in quella
forma di inermità, che ci ha fatto diventare nel tempo dei “sordi ipocriti “ che non vogliono sentire,
incapaci della qualunque reazione, capaci solamente di dire < … tanto che possiamo fare … non possiamo
farci niente>!
Noi italiani che
popolo siamo?
Che razza di gente
siamo? Perché siamo diventati così, cosa è accaduto in noi servi e schiavi di
un sistema in cui si vive pensando alla truffa, ai raggiri o scorciatoie per
eludere; in cui è d’obbligo il libero arbitrio, essere malfattori, truffatori?
Bravi, capaci di
commuoverci, solidale, tutto quello che si vuole, ma incapaci di riprenderci
ciò che più ci appartiene: la Sovranità, l’indipendenza, la libertà di
scegliere, la libertà! Cose che ormai ci sono state portate via solo con l’aver
accettato di fare parte di un qualcosa che da sempre ci ha guardato con
disprezzo, come razza inferiore, la cosiddetta “ Nobles” Europea di cui fanno
parte le emancipate: Germania e Francia, Inghilterra fino a poco tempo fa.
Noi abbiamo assistito
indifferenti a quanto queste tre sorelle hanno fatto per danneggiarci; e pur
accorgendoci che l’Italia, la nostra bella Italia che un tempo ruggiva e faceva
paura, ora è ridotta a un Super Market, ove le sorelle fanno acquisti. Nel giro
di poco tempo sono andati perduti tanti gioielli di famiglia e chissà quanti
altri ancora ne perderemo. Ogni giorno assistiamo a trasmissioni in cui come in un salotto si dibatte questo o
quello, a cui partecipano donne molto eleganti e profumate, così anche gli
uomini, ben tirati e lucidi, che con le loro chiacchiere intrattengono una
platea di milioni di italiani che dalle cucine, piccole officine, bar, ristoranti,
pizzerie, li seguono nei loro deliri e bla bla bla. Parole che non dicono
niente e fanno amarezza e non chiarezza.
Non ci rendiamo conto
invece che questi ci stanno prendendo per i fondelli l’ennesima volta, perché
tanto non è cambiato nulla prima e non è cambierà nulla oggi, domani.
E’ questa l’amarezza,
la nostra incapacità di riprenderci il timone e di decidere quale rotta
prendere per tornare a casa “ nostra “, cosa sia meglio per tutti noi, per la
nostra casa Italia.
La vergogna è che
siamo invasi da gente che scappa dalle distruzioni o dalla miseria …. Come se
noi fossimo talmente ricchi da poterci permettere di dar loro ciò che cercano.
De Magistris ha
urlato in napoletano : “ qui moriamo di
fame “ !
Non è solo fame di pane
o pasta,
è fame di lavoro che
non c’è,
è fame di liberarci
dal cappio con cui questa europa ci sta strangolando,
è fame di libere
scelte come quella di morire come meglio ci pare.
Morire si, ma con
dignità, con onore, con un bel vaffanculo a chi ci sta spolpando fino all’osso.
….. E della Grecia
non se ne parla più, chissà come mai!
E chissà se un
giorno, qualcuno dirà: “ Una volta esisteva un bel paese e si chiamava, Italia
“ !
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