Come
se
Di Vincenzo Calafiore
24 Novembre 2017 Udine
“ Come se “ fosse poesia.
“ …. Lo Stretto è la maledizione addosso
al mafioso che, senza l’isola amica e solidale
non sarebbe mai esistito e mai potrebbe o sarebbe
potuto esistere…. “
Da piccolo ero uno dei tanti che si imbarcava sulla nave traghetto e
andava a Messina a comprare il sale.
Non avevo capito che Messina e Reggio sono in realtà un’unica città
divisa da un tratto di mare e da un sacco di problemi che fanno arrabbiare,
bestemmiare contro Polifemo, piccolo come gigante, grande come uomo, brutto
come il cane cirneco, che è lo spelacchiato quadrupede dell’Etna.
Un mare che è sopravvissuto alle sue stesse misteriose correnti, ai
rifiuti, e ai “ Ferribotte” che lo tagliano tutti i giorni.
Parti Calabrese e arrivi Messinese!
E al ritorno, dopo tanti anni, quasi una vita spesa ad attraversare l’Italia
intera, la prima cosa del giorno dopo era ed è quella di prendere il “
Ferribotte” e andare a Messina, a vedere il Duomo.
Al ritorno mentre la costa calabrese si avvicinava, un occhio al cielo
e uno al mare in cerca di un pesce al paesaggio che cambiava come cangiava il
mare.
Su quei traghetti sempre più sgangherati, sempre più pittoreschi,
sempre più isola, i turisti o i continentali venivano in Sicilia come in
Calabria a cercare prototipi e stereotipi di razze dimenticate o superate con
quel fascino selvatico che sempre affascina, con quelle sensazioni forti e
profonde, sensuali, come quando si addenta un pezzo di pane di grano duro,
caldo con l’olio o si abbraccia un corpo forte e acerbo, nudo di una siciliana
o calabrese!
Non sarei mai partito, non avrei mai lasciato le magie dello Stretto
assorbite dalla pelle e divenute anima come Morgana la Fata dello Stretto che
se appena la guardi ti strega col suo fascino.
Sarei rimasto appiccicato ai suoi occhi come a uno specchio, sarei uno
stanziale felice, povero ma felice! Come la tartaruga di Acitrezza o come la
cozza di Ganzirri; la magia dello Stretto è dirompente, sorprendente,
meravigliosamente bugiarda e ingannevole, strega.
Io smisi di divertirmi quando << uora uora arrivau u ferry boat
>> mi dicevano per celia i miei amici vedendomi arrivare in Piazza delle
Erbe a Udine.
Imparai a mie spese che un siciliano come un calabrese è sempre su un
ferry boat, sempre sullo Stretto della separatezza, della marginalità, sia pure
accanto a una bellissima donna con gli occhi ladri.
Nello stretto c’è anche l’idea della donna condannata a stare in casa
per diventare a sera una bellissima donna dolce e ammaliante sensuale animale
da letto; ma c’è anche l’arcaica idea del maschio che vale meno di un asino e
la femmina meno del maschio.
Lo Stretto significa anche onore e disonore, virilità, sensualità,
sessualità!
Ma il ferry boat è il “ come se” nulla fosse cambiato, neppure l’ossessione
del sesso letterario da Brancati sino all’Orcinus Orca che è l’unico romanzo
dello Stretto, raccontato come caos di lingue o dialetti e di culture, di mostri,
omosessualità, incesto, sessualità spregiudicata, morte.
Sui ferry boat, gli arancini, le pignolate, le granite al caffè o al
limone sono rimedi all’affanno del viaggiatore; una cucina che sul traghetto
diventa “ come se “. E anche il mare, stupendo, bellissimo perché chiuso, visto
dai traghetti è “ come se “ fosse maestoso, oceano, sul quale secondo Plinio il
Vecchio – nel 251 a.C. il console Lucio Cecilio Metello edificò un ponte di
zattere galleggianti, rinforzate con botti, per trasportare ed esibire a Roma
gli elefanti abbandonati dai nemici durante la prima guerra punica.
Non l’avrei mai abbandonata Morgana adagiata sullo Stretto più che mai
sensuale, più che mai donna dai mille desideri, mille risvolti sessuali.
Lo Stretto è il punto che sta fuori dal tempo e dallo spazio, o forse è
il punto in cui si incontrano spazio e tempo … ed è tutto magia.
Lo Stretto assieme a Morgana te li porti dentro ovunque tu vada! E già
ti senti sul traghetto dopo aver attraversato il caos di venditori ambulanti
che una volta spacciavano i miseri lupini raccontati da Verga.
Nella lontananza tutto accade!
Accade che viene Morgana e ci lasci il cuore, perché è ancora “ come se
“ fosse la mia donna, la mia amante, la mia poesia, la matita o stilografica; è
“ come se “ fosse una preghiera recitata in silenzio Morgana.
Ma è anche vero che portarsi dentro lo Stretto Indispensabile, lo
Stretto Necessario, significa lambire per tutta la vita la costa della miseria,
della criminalità, dei terremoti, e di tutto quanto ci hanno fatto marginali,
gente che si sente maltrattata e offesa,a volte umiliata nella sua stessa intelligenza,
cultura ospitalità, generosità. E perciò ci inventiamo l’isola che non c’è! Ma
c’è quella delle belle mangiate, dei sapori unici al mondo, delle spiagge più
belle del mondo, delle donne più affascinanti “come se” fossero di miele, di rosa purpurea.
Ma c’è anche la sconfitta dello Stretto, del suo splendido mare, della
sua umanità anfibia, parca come terra, eccessiva “ come se “ fosse un mare
sconfinato.
C’è la sconfitta quando non ti senti italiano, non ti senti accettato e
ti senti invece sfruttato, messo da parte, emarginato, recluso nello spazio di
una parola: abbandono o inciviltà di una civiltà nordica a cui ribellarsi, a
cui rivolgere sguardo maligno “ come se” fosse …..
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