Di Vincenzo Calafiore
03 Ottobre 2020 Udine
“… a volte penso che la vita abbia voce
e da questo palcoscenico
ammira le oscenità e le stupidità
d’una platea stanca e nervosa.
E grida, urla … voglio vivere!
Solo che non c’è più vita!
Io e te, le nostre vie che
non si incrociano, le nostre vite che non abbiamo… eppure così in queste
distanze parallele cerchiamo come lucciole di illuminare le notti bianche
passate nelle maglie di pensieri che non portano nulla di buono, come corvi
rovistano i campi bui, giocano ad ingannare la notte che non ha mai fine.
L’alba è quasi una
liberazione, un panno umido che cancella la lavagna, e si ricomincia a sperare,
si ritorna a giocare col destino che da qualche parte se ne sta maligno e curvo
a scrutar sul mio foglio già zeppo di errori.
Io stesso sono già un errore
e non dovrei esservi .. ma qui è così bello e magico tutto perfino le tragedie
che si vestono di colori e suoni come fossero parole.
Arriverà , eccome se arriverà
il giorno tanto atteso…. Che stupido inganno!
Come Penelope di giorno ti
amo e ti desidero, di notte tutto svanisce e torna la mia mente a ricreare tra
le mie braccia labbra da baciare e capelli da stringere nelle mani.
Chissà da quanto tempo te ne
sei andata via!
Eppure ancora tu mi chiami
amore.
Mentre io ho paura, paura di
non essere più nei tuoi pensieri, di non essere più la tua alba.
C’è stato un tempo felice,
sembrava d’essere infilato dentro una di quelle primavere senza fine, c’era uno
scopo, un sentire da appagare.
Le dimenticanze fanno parte
ormai di una quotidianità meschina e impacciata, è buffo questo è un oggi che
fa paura, mette freddo addosso.
Fa paura perché mi aggiro
nella notte in cerca di te che non capirai che sapore hanno le notti insonni
oppure quelle indimenticabili in cui c’eri tu.
Non capirai mai quanto mi sia
stato difficile starti vicino e rinunciare al desiderio di venire a prenderti
per portarti via chissà dove, in qualsiasi apostrofo di vita…
Mi fa paura quel desiderio di
te, delle tue labbra appena agli angoli di un’età che non lascia tracce di se,
svanisce pian piano, un poco alla volta … è come essere un bicchiere mezzo
pieno e mezzo vuoto.
Mi succede spesso di annusare
l’aria in cerca del tuo profumo e immaginare di nasconderci in quelle notti
passate assieme, sotto il profumo delle lenzuola degli odori mischiati, sotto
gli sguardi di una notte che non è stata mai.
Io lo so che sono condannato
a vivere nelle distanze, da altre perdute realtà… magari di poterti amare o di
amarti sotto gli sguardi di tutti che non sanno, che non vedono.
Vita a poco a poco, di
scenari contrapposti e trappole mortali al pensiero appena nato ecco perché non
ho più l’anima da corsaro in queste misere vesti da scrivano prezzolato dai
sogni, lasciami andare! Lontano dai lezzi profumati e fanghiglie dorate,
lasciami andare ora che non ho più colori per colorare gli orli della mia
piccola e svogliata morte quotidiana.
I miei inediti, i miei
racconti a mezza aria, tra un si e un no, sospesi nelle amare confessioni scambiate tra me e l’immagine
riflessa su questo palcoscenico spoglio, richiama con asprezza, ma anche con
ironia quel che la fanciullesca visione di un insieme contorto.
I sogni sono miei, miei! Mai
potrei cederli…
Perché tu capisca che sono
questi a trattenermi, perché comunque sono uno schiavo senza liberazione.
La libertà è la possibilità
di disporre sempre di un sogno e invece c’è sempre qualcuno,o qualcosa che
dispone di me.
Quando non sono i sogni sono
le cose.
Brindo al coraggio di chi si
lascia incendiare dalla passione, che aspettano, nel silenzio e nell’oscurità,
nel freddo e nel dolore, l’ultimo dono, il sontuoso regalo di una puttana
spogliata ai margini della consuetudine!
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