La forma dell’infinito
Di Vincenzo Calafiore
2 Novembre 2021 Udine
“ … vai a letto con la
speranza
d’essere rapito da un sogno e
svegliarti in un altro mondo
diverso
da quello che appena hai
lasciato fuori
dalla porta. Al risveglio
apri gli occhi
lentamente per non morire
subito,
quando hai preso coscienza ti
ritrovi
esattamente allo stesso punto
di ieri,
oggi è un altro giorno di
diverso ha solo la cifra
ma lo scenario è sempre lo
stesso di ieri.
Questa è la tua delusione più
grande…. “
Vincenzo Calafiore
Se dovessero chiedermi com’è la forma dell’infinito, risponderei, gli occhi suoi!
Nell’accerchiante oscurità della stanza intravedo i volti dei miei personaggi oscillare e sfumare nel nulla; le scene si appannano ma non si sgretolano.
In queste mie latitudini tutto è possibile, nebulose richiamate dalla memoria fanno parlare i “corpi” e non le idee, i pensieri … ma lei non c’è !
La scrittura, la narrazione si assottigliano, brancolo in un mondo d’ombre, visitato fino ai confini più lontani dall’immaginazione, e lei era sempre più bella, sempre più irraggiungibile, lì in quel confine irraggiungibile.
Sono come un bambino con una caramella in bocca succhiata lentamente mentre guardo questa mia età che pian piano mi sta allontanando da tutto; e come un bambino cerco un posto in cui rimanere, purché sia lontano da questo mondo che trema come la carena di una barca, trema di paure per la diffusa violenza.
Resto sulla soglia della mia vita in attesa di eventi nuovi!
E quantunque pungolata dal flusso narrativo quotidiano che impone essenzialità, le vicende come fosse una narrazione si dilatano inglobando excursus,similitudini umorose, improvvisi slanci da ricordi, e come un bambino resto a guardare lo spettacolare di tutto ciò che accade sotto i miei occhi cercando di individuare una sua impronta, un suo lascito.
Chissà dov’è lei ora che la passione per questa vita mia rassomiglia sempre più al calore di una primavera sul finire, questa età capace di cogliere nel buio di tutti gli angoli morti.
Lei è dunque un miraggio e come questo è immagine sfocata a un orizzonte a cui ormai i miei occhi da tempo non si posano.
E’ in questa visione, in questo identificarsi, in questo pieno aderire non alla volontà, ma alla legge dell’assenza.
Dunque la felicità, la saggezza,l’amore, nascono non dal distacco, dalla lontananza, ma contrariamente dalla compenetrazione in esse totale e profonda che pur essendovi dentro, e proprio per esservi dentro in quella contemplazione si è, nello stesso tempo anche fuori dal mondo.
Senza amore brancoliamo come nelle tenebre è infatti così difficile raggiungerla la felicità che più ci affanniamo a cercarla e più ce ne allontaniamo …. Il tempo poi rende sempre più distante la nostra meta.
E’ certo che sino a quando vagheremo a caso, non seguendo ciò che il cuore suggerisce di fare, ma ascoltando lo strepito delle voci inutili che spingono in direzioni diverse, la nostra vita, già breve di per sé, si consumerà in questo andare errabondo, e mai in quella dell’amore: la forma dell’infinito!
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