La leggerezza delle parole
Di Vincenzo Calafiore
28 Agosto 2022 Udine
“
…. Ecco quel che c’è nel mio cuore,
furono
le parole alla fine del racconto
della
vita, come usano dire i saggi…
quando
concludono una storia.
E’
la leggerezza delle parole…. “ !
Vincenzo Calafiore
Quando
un Autore scrive lo fa in prima persona, ciò non significa che
lui
abbia o ne sia parte o ne è parte, semmai la racconta in prima persona
semmai
la fa propria ed è quello che dovrebbe fare ogni lettore/lettrice.
Farla
propria per pensare o almeno porsi delle domande, perché questa situazione potrebbe un giorno giungere
e non farsi trovare impreparati.
Schiva
e nervosa, la luce incalzava il tramonto disseminando le prime ombre all’ora in
cui arrivai in riva al mare.
La
leggerezza delle parole era al centro dei miei pensieri, mentre coi piedi
cercavo di lasciare impronte nell’acqua.
Questo
mio insistere a voler lasciare le mie impronte in quel punto di spiaggia ove il
mare va a morire mi faceva pensare alla vita che sempre non è come è stata
sognata,immaginata,disegnata, sui quaderni di scuola, quando seduto su uno
scoglio, iniziai a provare - la leggerezza delle parole -, le stesse che avevo
quando parlavo con le ragazze.
E’
questa sempre stata: una vita di “ facciamo finta che …. “
In
quel facciamo finta che …. C’erano speranze che via via sedimentandosi in fondo
all’anima sono diventate, muro, che il tempo ora ha sbriciolato.
Le
vedi lì intere, in tutta la loro bellezza nonostante il tempo, ma se poco ti
avvicini con un dito come per sfiorarle crollano a terra in un mucchio di
macerie.
Come
se la vita non fosse mai esistita!
Quando
non più tardi di ieri con la leggerezza delle parole raccontavo la
“
magia “ che c’è in lei, una presenza fisica che mi allontanava da qualsiasi
altra realtà. Devo essere un irresponsabile, pensai: distratto sognatore!
Incapace
a interpretare il ruolo cui sono stato destinato, io che lo avevo imparato così
bene quando parlavo col mare?
Una
verità indiscutibile si ribellava nella mia mente con il lento ma inesorabile
moto della mia lentezza: la mia vita priva di spiegazioni, mentre intorno a me si
ergevano altre vite che mi sussurravano all’orecchio:
in
te non c’è niente di glorioso o eroico. Come se loro possedessero un qualche
privilegio dal quale io non ero escluso.
Eppure
è grazie alla leggerezza delle parole, ora alle tre di notte che ripensando a
quanto siano state vane le speranze di quel, “ facciamo finta che “ ! Sono
cattolico, ma non credo a qualsiasi cosa, ma imparai a leggere a scrivere, a
studiare ogni singola parola ho cominciato a distinguere tra il bene e il male
cui la vita pone nel suo lento scorrere. Ho conosciuto le condizioni, gli
effetti della violenza e della povertà, ho imparato a conoscere il mio corpo.
I
discorsi del mare non sono magniloquenti, per questo tanti si sentono esclusi.
Perché
tutto quello che c’è da guadagnare in questa vita è dignità pura
e
non dei – facciamo finta che - !
Penso
a quest’ora di notte al ritmo della vita, alla sua leggerezza che è
strettamente legato al vivere e riprodurre vita, amore.
La
sopravvivenza non fa mai andare al di là!
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