Un’altra alba
Di Vincenzo Calafiore
1 Febbraio 2024 Udine
“… non è mancanza di memoria,
ma di interesse. Invecchiare è un
po’
come diventare più poveri.
Meno possibilità nella vita,
meno gente che si ricorda di te,
meno persone che ti cercano.
La dimenticanza a pensarci bene,
è forse l’ultima carezza della vita,
il bacio dell’addio o lo sconto di
pena
previsto per chi vivendo a lungo
ha più ricordi, più cose del
necessario! “
( Vincenzo Calafiore da: La
Dimenticanza )
Non è mancanza di
memoria,ma di interesse. Invecchiare è un po’come diventare più poveri.
Meno possibilità
nella vita, meno gente che si ricorda di te,meno persone che ti cercano.
La dimenticanza a
pensarci bene, è forse l’ultima carezza della vita, il bacio dell’addio o lo sconto di pena previsto
per chi vivendo a lungo ha più ricordi, più cose del necessario!
E si rimane lì
seduti su una sedia, dietro una finestra a guardare il vuoto, cadono le foglie
e ricordi che è l’autunno come quello che hai dentro. Il pianto non fa rumore
non lo si sente, non lo si vede, ma dentro di te c’è una pioggia a catenelle
che nessuno potrà mai vedere ne sentire.
Una voce dirompente,
come un sasso nello stagno, ti chiede come stai…. Bene…! Anche se non sai più cosa
significhi.
La vecchia è un’altra
alba, non la vedi, ma la senti . Dammi un’altra alba!
Quel po’ di memoria
ti riporta come un lampo in dietro, nella frazione di uno sguardo e capisci che
siamo tutti di passaggio sin dal primo momento di vita. Nella nostra vita, e in
quella degli altri.
Nel tempo diventiamo
storie, racconti da raccontare, da ricordare,da dimenticare.
La cosa peggiore, la
più meschina è essere dimenticati proprio da coloro che più si è amati
“ Non dimenticherò mai quella volta in cui
ti ho guardata la
prima volta: Vita !
E ho deciso che
potevi rimanere nei giorni miei,
tra i miei sogni,
tra le mie speranze ….”
A volte penso si
essere un sogno che qualcuno si è dimenticato di fare e realizzare. Quel sogno
in un cassetto mai aperto.
A volte mi pare d’essere
una bel fiore come la dalia che lascia i suoi petali alla brina che la uccide!
Una foto dimenticata
sul davanzale interno di una finestra.
Vivo ai margini
della mia stessa vita, lei la mia vecchiaia possiede le mie parole, le mie
mani, i miei occhi, le labbra della mia bocca, il cuore che battendo scandisce
i secondi, le ore, gli anni!
Si vive più di
immagini e parole, pensieri, che scorrono veloci su uno schermo, non c’è nulla
di vero, ci si è dimenticati dei valori, degli abbracci, delle carezze, degli
sguardi …. Ci si è dimenticati di vivere!
E noi non siamo
quello che abbiamo vissuto, siamo un surrogato di quello che abbiamo pensato di
essere, immaginato, sperato, desiderato … ma cose dimenticate.
Mi specchio in una
lacrima, osservo il mio riflesso dall’aria stanca e mi domando che senso abbia
tutto questo, io!
Io con i miei
capelli scombinati al mattino presto, con quel viso stanco, con la stessa
espressione di sempre, con gli occhi che parlano e la bocca che tace. I miei
occhi fanno qualche scatto, come per fermare quel momento, imprimere un ricordo
e so che ogni scatto è destinato a morire dimenticato.
Socchiudo gli occhi
con l’ultima immagine riflessa: una sagoma scura che vorrebbe soltanto
scappare!
A questa mia età la
mia testa è un circo di acrobati e saltimbanchi, mangiafuoco, pagliacci,
domatori. Provo a camminare con i miei piedi di ceramica, perdo l’equilibrio, l’intero
mio corpo si frantuma e pian piano i cocci decorano il palcoscenico di un’opera
drammatica: la vecchiaia!
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