giovedì 15 agosto 2024


 

Philia φιλία

 

Di Vincenzo Calafiore

16 Agosto 2024 Udine

                                                                                                                              

“ E’ il vocabolo che riferisce all’amicizia.

A quel legame fraterno che si stabilisce in un rapporto

di complicità, di affiatamento , di comuni intenti.

L’Amicizia per i greci come per gli italiani. è considerata

 una delle virtù più importanti e viene valorizzata

come un elemento fondamentale per la felicità

 e il benessere dell’individuo … “

 

Aristotole ( 341 a.C.) nel libro VIII dell’Opera Etica Nicomachea, descrive l’amicizia come il bene più prezioso a cui l’uomo possa aspirare. L’amicizia è quella degli uomini che devono averla sempre nel cuore.

“ UNA FACCIA, UNA RAZZA!” La Grecia e L’Italia due nazioni amiche con la passione per l’umanità.

Questo detto” una faccia, una razza” molto popolare in Grecia quando si sente parlare italiano, evidenzia o mette in evidenza tutte, ma proprio tutte le similarità tra Italiani e Greci, ma più esattamente tra i Greci e gli abitanti della Magna Grecia, quel Sud Italia che alla Grecia è legato da un invisibile filo ombelicale, ma che c’è, esiste ancora oggi e più forte che mai; da qui probabilmente l’origine di questo detto bellissimo, che poi risponde a verità! In molti ritengono che questo detto abbia le sue radici in Italia, anche se a farne un largo uso sono i Greci.

In questo detto è racchiusa la lunga storia dell’amore e di amicizia tra due popoli molto vicini tra loro.

Recenti studi del DNA mitocondriale dimostrano che l’eredità materna dei greci odierni è distinta da quella degli slavi ed è molto più simile agli italiani e che le madri greche riflettono un comune patrimonio greco-romano.

La mia esperienza personale e le risultanze storiche confermano quanto il detto “una faccia, una razza” che suppone l’esistenza di una stessa matrice per greci e italiani sia attuale.

Malgrado le lingue diverse e le limitazioni che pone il comunicare attraverso una lingua terza, la comprensione con i greci è immediata, empatica e gradevole e, parlando, ti accorgi che sta avvenendo quasi una magia: mentre tu vorresti parlare ai greci nella loro lingua, scopri che i greci vorrebbero parlarti in italiano.

Scopri che greci e italiani hanno una storia comune quando il tassista che fa la spola tra Atene e l’aeroporto, mentre ti accompagna si ricorda che è stato a Napoli e canta O Sole mio  ti racconta che anche lui è italiano, ma che alla fine è tornato alla sua terra che ama moltissimo.

Ti rendi conto che un’altra fondamentale caratteristica di greci e italiani è stata -ed è tuttora- la necessità di emigrare. Perduti la potenza e il splendore, i due popoli sono andati a trovare fortuna altrove, senza dimenticare il forte legame con il proprio paese e i suoi valori.
La diaspora accomuna i due popoli.

Ospitalità, rispetto del passato e delle generazioni che ci hanno preceduto costituiscono i capisaldi della cultura greca che ritrovi in ogni luogo. La proprietaria del bar-panetteria-ristorante “AGAPAI ad esempio, ti accoglie a braccia aperte e con un sorriso grande e un Calimera! squillante ti porge un vassoio di uva, limoni e marmellate locali e di fronte a tutto questo non puoi fare altro che pronunciare sbagliando pure, il tuo Parakalò. E se guardi la faccia anziana, ma sana e rassicurante, della sua  mamma, seduta sotto il portico, ti viene un immediato desiderio di andare da lei e abbracciarla, baciarla rendendo omaggio a un legame più forte, più grande di noi: alla nostra lunga storia d’amore! Ritrovi la familiarità dei rapporti che, ancora una volta, ha il sorriso della proprietaria del bar–panetteria che ti accoglie ogni mattina porgendoti una ciambella: “L’ho lasciata per te !”mi dice.

La assaggi pensando all’Italia e bevendo il caffè greco bollente come fosse un espresso, un caffè che non si può consumare in piedi e di fretta, un caffè che è quasi un rito e va sorseggiato seduto al tavolo, come d’altronde fanno tutti i greci.

Ma non solo: entrare in un bar diventa un piacere anche perché puoi interloquire -spesso in italiano- con i titolari che subito avvertono i loro amici che ci sono degli italiani, e soprattutto con quello più intraprendente che si avvicina per dirti: “Noi greci e italiani abbiamo tante cose belle in comune, dovremmo valorizzarle meglio!”.

Mi ricorda che “Domani c’è la partita della Juve!”  e lui rimane aperto, mi ricorda che Cefalonia e Itaca facevano parte della Repubblica di Venezia, mentre, in uno stentato italiano, mostra orgoglioso le sue foto e quelle della sua sposa e dei suoi figli. Il proprietario del bar dice orgoglioso: “Qui, durante la guerra, mio nonno nascondeva i soldati greci e quelli italiani che giocavano a carte…”.

La cucina greca e quella italiana, specialmente se meridionale, hanno molte somiglianze perchè le due aree del Mediterraneo condividono climi e terreni simili e pertanto usano prodotti simili: olive e olio d’oliva, melanzane, zucchine, peperoni, aglio e pomodori che si trasformano in piatti e ricette analoghi, come la “parmigiana”, piatto napoletano (Napoli è una città fondata dai greci dove si è parlato greco fino al nono secolo d.C.) che si avvicina alla greca moussaka: stratificazione di melanzane, salsa di pomodoro e formaggio. Inoltre, mentre i nomi greci che ricorrono, come Andreas, Dimitri, Eleni, Krystos, Yannis, rievocano l’attaccamento a un passato intenso,  nomi ormai sempre più spesso usati dagli italiani. Gli accadimenti quotidiani confermano che le similitudini tra greci e italiani si basano soprattutto sull’espressione del viso, sulla voce e sull’accento che richiamano un patrimonio comune. Aggirarsi per Atene fa bene al cuore e all’anima perché si può osservare che la vita scorre uguale e non è turbata, bensì arricchita dalla presenza dei turisti. Consola la facilità di relazionarsi con persone che conosci e che ti conoscono e ti rassicura sapere che i greci di Itaca come di Atene o di qualsiasi isola ti considerino uno di loro. “Una faccia, una razza” perchè i greci sono fondatori e parte integrante della civiltà occidentale. Un modo di essere ed un sentimento che non meritano l’espressione sdegnata di alcuni incauti leader europei e, soprattutto, di stolti e ignoranti politici italiani quando dissero:“Non finiremo come la Grecia!” sbranata dall’avidità tedesca, ancora una vola la storia si è ripetuta. Ne “Il mandolino del Capitano Corelli,”  un film che racconta gli eventi di Cefalonia della fine della seconda guerra mondiale, ma non rappresenta una testimonianza della verità storica dell’epoca, c’è una scena che mi rimane scolpita nella memoria: quando il Capitano Corelli, l’Ufficiale dell’esercito italiano magistralmente interpretato da Nicholas Cage, si reca al Municipio di Cefalonia per chiedere la resa dell’esercito greco che stazionava nell’isola. Dopo il colloquio, Corelli esce dal Municipio e racconta ai soldati italiani in attesa che, alla richiesta di resa il comandante greco gli aveva risposto con orgoglio: “Non ci arrendiamo a chi abbiamo sconfitto!”.  Una faccia, una razza” per invitare greci e italiani a rinascere sui valori della libertà dell’individuo, della giustizia e della democrazia che hanno per primi elaborato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


                                                                            

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