domenica 29 settembre 2024


 


Ora dovrei raccontare qualcosa di me e mi riesce difficile. Perché io in realtà non mi conosco, posso solo dire che sono un’anomalia in questo tempo, come dire che io non c’entro nulla, ma proprio nulla.

Sono come una vecchia fotografia in bianco e nero, malinconica, in un angolo, che va sbiadendosi sempre più, in mezzo a giganteschi poster e fotografie a colori.

Ma la verità è che io amo la vita e non amo una vice-vita; e spero che lei, la vita mi ami fino alla fine della nostra lunga storia d’amore.

                                         Vincenzo Calafiore

sabato 28 settembre 2024



Serena Notte

 

Lascia che respiri ancora il profumo di te,

dei tuoi capelli.

Lasciami immergere il viso

come farebbe un assetato nell’acqua

fresca di un ruscello; lasciameli tenere

nelle mani come un fazzoletto odoroso.

 

Se solo tu potessi conoscere come i miei occhi ti vedono, se solo potessi conoscerti come loro ti conoscono.

Così la mia anima viaggia inseguendo un profumo, il profumo di un sogno.

 

Nei capelli tuoi  c’è tutto il mio sogno,

di vele su creste spumeggianti, di aquiloni

in cerca del sole, tra gli sprazzi sempre più blu

sempre più profondi come l’amore, come le linee dorate che contornano il tuo viso!

Lasciami respirare il profumo dei tuoi capelli

in questa serena notte.

                                              Vincenzo Calafiore

 


 

 

“ Non so per chi scrivo. Ma so perché scrivo!

Forse per giustificarmi, o chiedere  scusa …

a chi poi?

Ho affermato tempo fa che non sarà inutile, ma anche se facendolo diventerò ridicolo, lo posso e lo potrò dire sempre: l’ho fatto per gli occhi

del bambino che ero e del misero uomo che sono oggi. “

                                       Vincenzo Calafiore



“No sé para quién escribo. ¡Pero sé por qué escribo!

Quizás para justificarme o disculparme…

¿A quién entonces?

Ya dije hace algún tiempo que no será inútil, pero aunque me haga el ridículo al hacerlo, puedo y podré siempre decirlo: lo hice por los ojos.

del niño que fui y del hombre miserable que soy hoy. “

 Vincenzo Calafiore


«Δεν ξέρω για ποιον γράφω. Αλλά ξέρω γιατί γράφω!

Ίσως για να δικαιολογηθώ ή να ζητήσω συγγνώμη…

σε ποιον τοτε

Δήλωσα πριν από λίγο καιρό ότι δεν θα είναι άχρηστο, αλλά ακόμα κι αν γίνω γελοίος κάνοντάς το, μπορώ και θα μπορώ πάντα να το λέω: το έκανα για τα μάτια.

του παιδιού που ήμουν και του μίζερου που είμαι σήμερα. "

 Vincenzo Calafiore



 “ I don’t know who I write for. But I know why I write!

Maybe to justify myself, or apologize …

to whom?

I said some time ago that it won’t be useless, but even if doing so will make me look ridiculous, I can and will always be able to say it: I did it for the eyes

of the child I was and the miserable man I am today. “

Vincenzo Calafiore

« Je ne sais pas pour qui j'écris. Mais je sais pourquoi j'écris !

Peut-être pour me justifier, ou m'excuser…

à qui alors ?

J'ai déclaré il y a quelque temps que ça ne servirait pas à rien, mais même si je deviens ridicule en le faisant, je peux et je pourrai toujours le dire : je l'ai fait pour les yeux.

de l'enfant que j'étais et de l'homme misérable que je suis aujourd'hui. "

 Vincenzo Calafiore

 

venerdì 27 settembre 2024

  “ Andate dentro l’esistenza ora, in questo momento, senza pensarci, andateci adesso, non perdete tempo perché è prezioso e non ce n'è abbastanza, perché se non trovate niente ora, non troverete nulla domani ne mai ! "

Vincenzo Calafiore

giovedì 26 settembre 2024


 

La vita è dove è cuore

 

Di Vincenzo Calafiore

27 Settembre 2024 Udine

“ …il senso dell’esistenza è ricorrente

in filosofia, letteratura, arte. Secondo

la filosofia greca, consiste nel curare l’anima. …. “

 

Fin dall’antichità, l’uomo ha cercato di  comprendere il significato e il  senso della  vita. E’ un tema ricorrente in filosofia, letteratura, poesia e arte. La filosofia greca sostiene che il senso della vita consiste nel curare l’anima. Finché l’essere vivente – è scritto nei “Veda” – “non si interroga sui valori spirituali dell’esistenza deve conoscere la sconfitta e i mali nati dall’ignoranza”. Sono questioni cui si potrà rispondere soltanto con il ricorso alla filosofia. Disciplina che approfondisce l’essenziale dell’essere umano nel suo rapporto con il mondo e le altre persone. Per comprendere le questioni che scandiscono la vita umana, il punto di riferimento è il pensiero antico, a partire da Socrate e Platone. La loro presenza oggi è viva e determinante perché offrono un quadro di rimando generale ed essenziale. Il senso dell’esistenza, per Socrate, è riconoscere che l’essenza della natura umana sta nella sua psyché, ossia nella sua anima, nel suo cervello, e quindi in ciò che permette all’uomo di diventare “buono” o “cattivo”. I comportamenti etici non nascono dai beni materiali ma dalla virtù, sottoponendo ad analisi interiore se stesso e gli altri in una ricerca continua. Una vita senza ricerche, per Socrate, “non è degna per l’uomo di essere vissuta”. Si torna al filosofo greco quando si discute del senso della vita, del vero, del bello e del bene, costringendoci a riflettere sulle cose esistenti, sulla realtà, il mondo, l’anima, la virtù, la felicità. La felicità è un termine vago e impegnativo, la felicità è stata definita come assenza di male, serenità, aspirazione dell’essere umano, benessere, assenza di dolore, ricerca della conoscenza, sommo bene, stato di pienezza. La felicità è un sentimento legato all’amore. Un altro angoscioso e fondamentale argomento di riflessione già analizzato da filosofi, scrittori e teologi di tutti i tempi e di tutti gli orientamenti è stato quello sulle origini e sui motivi dell’esistenza del bene e del male. E’ appena il caso di rilevare che nel metafisico la condizione esistenziale si fonda proprio sui principi del bene e del male, principi che sono in perenne lotta tra loro e che da sempre governano la vita dell’uomo. Essi corrispondono alle due pulsioni originarie teorizzate da Freud: pulsione di vita (eros) e pulsione di morte (thanatos).

Il senso della vita!

E’ una domanda che ha molte risposte tante quante sono i cervelli che esistono, perché ogni cervello è unico, irripetibile e diverso dall’altro. Ogni essere umano darà un “colore unico” alla propria esistenza. Il senso della vita può quindi essere amare e dare, conoscenza, comportamento morale, scoperta del grande mistero del proprio Io, ricerca spirituale, vivere in armonia con se stessi e gli altri, partecipazione all’evoluzione della specie, risvegliare la scintilla divina presente in ciascun essere umano

Ci sono alcuni aspetti della condizione umana che ci terrorizzano: lo scorrere inesorabile del tempo, la nostra precarietà, la nostra incertezza esistenziale, la nostra finitezza. Alcuni ritengono che il senso della vita sia seguire fedelmente i principi e le regole della loro religione. Altri pensano che il senso dell’esistenza sia vivere in armonia con gli altri e con la natura. Altri pensano che bisogna perseguire la felicità; altri ritengono che l’importante sia mettere ordine nella propria vita; altri ancora si impegnano nell’autoperfezionamento; altri aspettano l’illuminazione interiore; altri pregano; altri ancora lavorano per lasciare un patrimonio ai figli; altri fanno del bene agli altri; altri ancora vogliono dare un apporto significativo in qualche ambito della conoscenza umana.

Ci sono alcuni che vivono un’esperienza pre-morte e dopo sono totalmente cambiati: si sentono nuovi o, quantomeno,rinnovati.
Da adulti facciamo di tutto per non pensarci. Siamo in mille faccende affaccendati e siamo distratti. La maggioranza di noi non cerca il senso della vita, ma si adegua totalmente al senso che le danno familiari ed amici. Si vive in modo superficiale, perché il divertissement è l’unico modo per non pensare alla morte. Siamo molto conformisti anche in questo.

Andare in profondità significa approfondire per l’appunto e ciò significa fare sforzi, fare fatica, oltre a scoprire domande più grandi di noi, come appunto il senso della vita. Essere superficiali è molto più comodo. Così abbracciamo il conformismo. Di solito ereditiamo non solo i geni ma anche religione, convinzioni politiche,comportamenti,sociali.
Alcuni, per puro spirito di contraddizione, si mettono contro i propri familiari e scelgono per ribellismo e antitesi.

 

mercoledì 25 settembre 2024


 

Il senso delle parole

 

Di Vincenzo Calafiore

26 Settembre 2024 Udine


“ Qui forse uno potrebbe dirmi: “Ma silenzioso e quieto, Socrate, non sarai capace di vivere dopo uscito da Atene?” Ecco la cosa più difficile di tutte a persuaderne alcuni di voi. Perché se io vi dico che questo significa disobbedire al dio, e che perciò non è possibile che io viva quieto, voi non mi credete e dite che io parlo per ironia; se poi vi dico che proprio questo è per l’uomo il bene maggiore, ragionare ogni giorno della virtù e degli altri argomenti sui quali mi avete sentito disputare e far ricerche su me stesso e sugli altri, e che una vita che non faccia tali ricerche non è degna d’essere vissuta; se io vi dico questo, mi credete anche meno. Eppure la cosa è come io vi dico! ”

 

 

 

Senza cultura, senza conoscenza, senza brillantezza nel dialogo, senza libertà e indipendenza, si è in mano alla schiavitù, dipendenti dai pensieri altrui, che ci ritroviamo a seguire non tanto perché ritenuti giusti per noi, ma,  soprattutto, perché non si hanno gli strumenti per contrastarli.  Uscire fuori dall’ ignoranza,soprattutto con un bel libro sotto il braccio, piuttosto che rimanere piegati sullo schermo di un telefono. Leggere rende liberi, conforta, ci fa viaggiare e conoscere luoghi nuovi pur restando fermi. Ma soprattutto ci rende liberi dall’ignoranza, liberi dall’ingiustizia perché finalmente capaci di pensare: Socrate rappresenta l’atteggiamento filosofico più rigoroso di critica della tradizione e di rifiuto della credenza identificati con l’ignoranza delle ragioni per cui l’opinione si è formata in noi. La sua insistenza sulla ricerca e sul domandare centrano la filosofia su quel lavoro etico e conoscitivo che chiamò dialettica, dopo averne rovesciato il significato sofista. Se la dialettica sofista era infatti l’arte di vincere un duello verbale, quella socratica è piuttosto il combattimento contro tutto ciò che in noi e nella vita in società è assunto senza intelligenza e senza esame per effetto dell’educazione e dell’influenza, cose imparate a memoria senza conoscenza o approfondimento. La clamorosa condanna per empietà inflittagli da Atene, accomuna la sua sorte a quella di Anassagora di Clazomene e di Protagora di Abdera che subirono condanna ed esilio trentatré e dodici anni prima di lui, per aver sostenuto che «sole e luna non sono dèi», e che «è impossibile sapere se gli dèi esistono».

Sarebbe raccapricciante se solo si pensasse che sia finita la filosofia o se solo si dicesse “fine della filosofia”, fosse davvero così, bisognerebbe dire, “fine della libertà”. Perché la filosofia è questo: è precisamente che “sono libero di pensare e che sono libero di interrogarmi”. Non sono schiavo di una “verità “ è già stata detta. Strutturalmente è un grande blocco: bisogna in qualche modo pensare a ciò che si dice, approfondire le parole capirne il senso evitando di commettere errore, ma soprattutto se sono compatibili con ciò che dicendo o con il contesto.

Non c’è una verità ultima, non esiste questa verità canonica incarnata dal partito o dal segretario generale! Questo è ciò che si sono posti i greci, è questa l’origine della filosofia. L’origine della filosofia non è cos’è l’essere, perché su ciò che è l’essere hanno una risposta, i cinesi, gli indiani … ci sono idee gigantesche. La domanda è invece “cosa devo pensare”. Si è vissuto, diciamo, per sentito dire o che la gente credeva che .., poi sono arrivati i filosofi greci, i presocratici e ci hanno detto  che tutto questo è una storia, un “si narra”, delle favole. Il mondo è fatto d’acqua o di infinito come dice Anassimandro. È, d’altronde, in trascendibile perché è fatto d’infinito, d’infiniti grandi e piccoli!

Ora, filosofare è domandarsi che cosa devo pensare e la questione di cosa devo pensare non può mai estinguersi. Una volta sorta, sono preso da questa domanda: cosa devo pensare dell’essere, ma anche cosa devo pensare del mio sapere. Comincia la reduplicazione filosofica: cosa devo pensare di ciò che devo fare, cosa devo pensare della città, della giustizia, e tutto ciò fa parte di questo progetto di libertà che i greci hanno iniziato!

E che noi tutti in nome di una Democrazia inesistente, in nome di un progresso-regresso abbiamo svenduto.

Non c’era un sogno più bello di questo, noi siamo stati capaci di svenderlo per un pugno di mosche

Perché è di questo che si tratta: di un pugno di mosche.

Ci è stato fatto credere che il fumo che abbiamo negli occhi sia un vento di libertà, ma è solo fumo negli occhi!

Una grande porcata!


lunedì 23 settembre 2024


 

La Vita

“ … elogio della non appartenenza “

 

 

 

 

 

Di Vincenzo Calafiore

24 Settembre 2024 Udine

“ ….  rivedo sulla scia dell’orizzonte

la mia vita andar via con gli occhi lucidi

e splendenti dei miei vent’anni.

Mi sono commosso pensando a quanto tempo

è andato via su quella scia luminosa di un tramonto;

mi piace pensare a una probabile benevolenza

del tempo che verrà con tutte le sue pagine ….

Rivelano l’ironia, la leggerezza del vivere,

ma soprattutto il piacere e l’amore per la vita

anche quando questa presenta partenze

e lasciti, addii ! …… 

                                      Vincenzo Calafiore

 

 

Questa mia avventura fatta di tante altre avventure con cui percorro il presente, attraverso in lungo e in largo come Odisseo, la vita dei sensi, la mia vita, è iniziata un giorno in un’alba davanti al mare dello Stretto di Messina, tra Scilla e Cariddi i mostri mitologici di Omero.

 

Ci andavo spesso, quasi ogni giorno alle prime luci del giorno e rimanevo lì fra quei quadri luminosi che annunciavano le partenze per le terre lontane mai raggiunte, più strane e remote!

Mi spingeva una voglia di andarmene, lasciare tutto. Ma non sapevo dove, la mia voglia non aveva un volto, era una velleità della mia fantasia ed era lì che volevo andare per rimanerci.

A volte mi è capitato di preparare lo zaino, riempirlo di quaderni penne matite, tutto il necessario per scrivere e colorare, ma soprattutto per il piacere morboso di questa mia illusione che si alleava al rammarico di lasciarmi alle spalle affetti che sembravano staccarsi da me, e li vedevo come navi sul punto di sparire all’orizzonte, che io fissavo da una riva divenuta nel tempo la mia stazione di partenza per i lunghi viaggi.

 

Mi sentivo deluso, amareggiato, tradito, ed equivocavo sulle ombre che mi raccontavano l’amore che volevo, che cercavo.

Mi pareva che, intorno a me non ci fosse la volubilità carnale delle donne, con l’impossibilità di carpirne i segreti a fondo, alla fine mi sfuggivano sempre …. Mi muovevo in una solitudine che non sapeva darsi pace.

Fu una mattina con un’alba luminosa, di fronte al mare che mi apparve davanti agli occhi

la “ Pegasus “ la mia astronave a remi con cui nelle notti propizie potevo raggiungere Orione, Andromeda … lasciare questa terra per un’altra lontana da scoprire e amare, viverci.

 

Non si parte per un senso di nostalgia all’incontrario tanto meno per un senso di partita chiusa, ma per una vita piena di colpi d’ala.

Partire con un forte sentimento nell’anima, il solo mai provato prima, che sappia di pace, di serenità, di desideri.

Tutto è “ momentaneo” e momentaneamente tutto è rientrato, mi è tornato il desiderio di mettere,

appunto, di mettere in ordine i miei desideri, restituirli all’amore.

Ora annoto, scrivo, vivo, ricordo ….

E non saprei dire se partirò davvero, un giorno ….

 

Accade, con qualche personaggio inventato, a cui ho dato un nome e una vita, che io parli, mi confronti, evocando anche memorie, con la sensazione di confidarsi con se stessi.

E’ come se il personaggio avesse le mie iniziali psicologiche, si scoprono identità, una sintonia perfetta: scruto il suo corpo. Le sue labbra conservano un’ambiguità sensuale, soddisfatta, e ora, il desiderio di una confessione a parole, dopo quelle silenziose nel buio di una stanza in un grande letto.

Lei mi chiede leggendomi nel pensiero: vuoi ancora?

 

 Vida

“…el elogio de la no pertenencia”






Por Vincenzo Calafiore

24 de septiembre de 2024 Údine


“…. Vuelvo a ver tras el horizonte

mi vida se va con los ojos llorosos

y brillando con mis veintes.

Me conmovió pensar en cuánto tiempo

partió sobre esa estela luminosa de un atardecer;

Me gusta pensar en la probable benevolencia.

del tiempo por venir con todas sus páginas....

Revelan la ironía, la ligereza de vivir,

pero sobre todo placer y amor por la vida

incluso cuando presenta salidas

y legados, ¡adiós! ……

 Vincenzo Calafiore



Esta aventura mía compuesta de muchas otras aventuras con las que viajo el presente, recorriendo a lo largo y ancho como Odiseo, la vida de los sentidos, mi vida, comenzó un día en un amanecer frente al mar del Estrecho de Messina, entre Escila y Caribdis, los monstruos mitológicos de Homero.


Iba allí a menudo, casi todos los días con las primeras luces del día y permanecía allí entre esos cuadros luminosos que anunciaban las salidas hacia tierras lejanas nunca alcanzadas, ¡más extrañas y más remotas!

Me impulsaba el deseo de irme, de dejarlo todo. Pero no sabía dónde, mi deseo no tenía rostro, era un deseo de mi imaginación y allí era donde quería ir para quedarme.

A veces me tocaba preparar mi mochila, llenarla de cuadernos, bolígrafos, lápices, todo lo necesario para escribir y colorear, pero sobre todo por el placer morboso de esta ilusión mía que se combinaba con el arrepentimiento de dejar atrás afectos que parecían desprenderse. se alejaban de mí, y los veía como barcos a punto de desaparecer en el horizonte, que contemplaba desde una orilla que con el tiempo se había convertido en mi estación de partida para largos viajes.


Me sentí decepcionada, amargada, traicionada, y estaba malinterpretando las sombras que me hablaban del amor que quería, que buscaba.

Me parecía que a mi alrededor no existía la volubilidad carnal de las mujeres, con la imposibilidad de comprender plenamente sus secretos, al final siempre se me escapaban... Me movía en una soledad que no podía encontrar la paz.

Era una mañana con un amanecer brillante, frente al mar que apareció ante mis ojos.

el "Pegaso", mi nave espacial de remo con la que en las noches buenas podía llegar a Orión, Andrómeda... dejar esta tierra por otra lejana para descubrir y amar, vivir allí.


No lo dejamos por un sentimiento de nostalgia inversa, y mucho menos por la sensación de que el juego ha terminado, sino por una vida llena de golpes de alas.

Salir con un sentimiento fuerte en el alma, el único que has sentido antes, que huele a paz, serenidad, deseos.

Todo es "momentáneo" y momentáneamente todo ha vuelto, las ganas de poner,

precisamente, poner en orden mis deseos, devolverlos al amor.

Ahora observo, escribo, vivo, recuerdo….

Y no puedo decir si realmente me iré algún día...


Sucede que, con algún personaje inventado, al que le he dado un nombre y una vida, hablo, me comparo, evocando también recuerdos, con la sensación de confiar en uno mismo.

Es como si el personaje tuviera mis iniciales psicológicas, se descubren identidades, una armonía perfecta: escruto su cuerpo. Sus labios conservan una ambigüedad sensual, satisfecha, y ahora, el deseo de una confesión en palabras, después de las silenciosas en la oscuridad de una habitación en una gran cama.

Ella me pregunta leyendo mi mente: ¿quieres más?


Vie

« … éloge de la non-appartenance »






Par Vincenzo Calafiore

24 septembre 2024 Udine


«…. Je revois dans le sillage de l'horizon

ma vie s'en va avec les larmes aux yeux

et brillant avec ma vingtaine.

J'ai été ému en pensant à combien de temps

il est parti sur cette traînée lumineuse d'un coucher de soleil ;

J'aime penser à une probable bienveillance

du temps à venir avec toutes ses pages....

Ils révèlent l'ironie, la légèreté de vivre,

mais surtout plaisir et amour de la vie

même quand il présente des départs

et héritages, au revoir ! ……

 Vincenzo Calafiore



Cette aventure, composée de nombreuses autres aventures avec lesquelles je parcoure le présent, traversant au loin comme Ulysse, la vie des sens, ma vie, a commencé un jour à l'aube face à la mer du détroit de Messine, entre Scylla et Charybde, les monstres mythologiques d'Homère.


J'y allais souvent, presque tous les jours aux premières lueurs du jour et j'y restais parmi ces tableaux lumineux qui annonçaient les départs vers des terres lointaines jamais atteintes, plus étranges et plus lointaines !

J’étais animé par une envie de partir, de tout quitter. Mais je ne savais pas où, mon désir n'avait pas de visage, c'était un souhait de mon imagination et c'est là que je voulais aller et rester.

Il m'arrivait parfois de préparer mon sac à dos, de le remplir de cahiers, de stylos, de crayons, de tout ce qu'il fallait pour écrire et colorier, mais surtout pour le plaisir morbide de cette illusion qui se conjuguait avec le regret de laisser derrière moi des affections qui semblaient se détacher. loin de moi, et je les voyais comme des navires sur le point de disparaître à l'horizon, que je regardais depuis un rivage qui, au fil du temps, était devenu ma gare de départ pour de longs voyages.


Je me sentais déçu, amer, trahi et je ne comprenais pas les ombres qui me parlaient de l'amour que je voulais, que je cherchais.

Il me semblait qu'autour de moi, il n'y avait pas cette inconstance charnelle des femmes, avec l'impossibilité de comprendre pleinement leurs secrets, à la fin elles m'échappaient toujours... J'évoluais dans une solitude qui ne parvenait pas à trouver la paix.

C'était un matin avec un lever de soleil éclatant, face à la mer qui apparaissait sous mes yeux

le "Pegasus", mon vaisseau spatial à rames avec lequel les bonnes nuits je pouvais atteindre Orion, Andromède... quitter cette terre pour une autre lointaine à découvrir et aimer, y vivre.


Nous ne partons pas par nostalgie inversée, encore moins par sentiment que le jeu est terminé, mais pour une vie pleine de coups d'ailes.

Repartir avec un sentiment fort dans l'âme, le seul que vous ayez jamais ressenti auparavant, qui sent la paix, la sérénité, les désirs.

Tout est « momentané » et momentanément tout est revenu, l'envie de mettre,

justement, mettre de l'ordre dans mes désirs, les rendre à l'amour.

Maintenant je note, j'écris, je vis, je me souviens….

Et je ne peux pas dire si je partirai vraiment un jour...


Il arrive, avec quelque personnage inventé, à qui j'ai donné un nom et une vie, que je parle, me compare, évoquant aussi des souvenirs, avec la sensation de me confier.

C'est comme si le personnage avait mes initiales psychologiques, des identités se découvrent, une harmonie parfaite : je scrute son corps. Ses lèvres conservent une ambiguïté sensuelle et satisfaite, et maintenant, le désir d'une confession en mots, après les silences dans l'obscurité d'une chambre dans un grand lit.

Elle me demande en lisant dans mes pensées : tu en veux plus ?


Life

“ … in praise of non-belonging “


By Vincenzo Calafiore

September 24, 2024 Udine


“ …. I see my life go away on the wake of the horizon

with the bright and shining eyes of my twenties.

I was moved thinking about how much time

has gone away on that bright wake of a sunset;

I like to think of a probable benevolence

of the time to come with all its pages ….

They reveal the irony, the lightness of living,

but above all the pleasure and love for life

even when it presents departures

and legacies, goodbyes! ……

Vincenzo Calafiore


This adventure of mine made up of many other adventures with which I travel the present, I cross far and wide like Odysseus, the life of the senses, my life, began one day at dawn in front of the sea of ​​the Strait of Messina, between Scylla and Charybdis, Homer's mythological monsters.


I went there often, almost every day at the first light of day and I stayed there among those bright paintings that announced departures for distant lands never reached, stranger and more remote!

I was driven by a desire to leave, to leave everything. But I didn't know where, my desire didn't have a face, it was a whim of my imagination and it was there that I wanted to go to stay.

Sometimes I happened to prepare my backpack, fill it with notebooks, pens, pencils, everything I needed to write and color, but above all for the morbid pleasure of this illusion of mine that allied itself with the regret of leaving behind affections that seemed to be detaching from me, and I saw them as ships on the verge of disappearing on the horizon, that I stared at from a shore that over time became my departure station for long journeys.


I felt disappointed, bitter, betrayed, and I misunderstood the shadows that told me about the love I wanted, that I was looking for.

It seemed to me that, around me there was no carnal fickleness of women, with the impossibility of grasping their secrets in depth, in the end they always escaped me .... I moved in a solitude that did not know how to find peace.

It was a morning with a bright dawn, in front of the sea that appeared before my eyes

the " Pegasus " my rowing spaceship with which on propitious nights I could reach Orion, Andromeda ... leave this land for another far away to discover and love, live there.


You do not leave for a sense of nostalgia in reverse much less for a sense of a closed game, but for a life full of wing beats.

Leave with a strong feeling in the soul, the only one never felt before, that knows of peace, of serenity, of desires.

Everything is "momentary" and momentarily everything has returned, the desire to put,

precisely, to put my desires in order, to return them to love, has returned.

Now I note, I write, I live, I remember ….

And I couldn’t say if I’ll really leave, one day ….


It happens, with some invented character, to whom I’ve given a name and a life, that I speak, I compare myself, also evoking memories, with the sensation of confiding in oneself.

It’s as if the character had my psychological initials, identities are discovered, a perfect harmony: I scrutinize her body. Her lips retain a sensual, satisfied ambiguity, and now, the desire for a confession in words, after the silent ones in the darkness of a room in a large bed.

She asks me, reading my mind: do you want more?


Vida

“… elogio ao não pertencimento”






Por Vincenzo Calafiore

24 de setembro de 2024 Udine


“…. Vejo novamente na esteira do horizonte

minha vida vai embora com os olhos marejados

e brilhando com meus vinte anos.

Fiquei emocionado pensando em quanto tempo

partiu naquela trilha luminosa de um pôr do sol;

Gosto de pensar em provável benevolência

do tempo que está por vir com todas as suas páginas....

Revelam a ironia, a leveza de viver,

mas acima de tudo prazer e amor pela vida

mesmo quando apresenta partidas

e legados, adeus! ……

 Vincenzo Calafiore



Esta minha aventura feita de muitas outras aventuras com as quais viajo o presente, atravessando longe como Odisseu, a vida dos sentidos, a minha vida, começou um dia numa madrugada em frente ao mar do Estreito de Messina, entre Cila e Caríbdis, os monstros mitológicos de Homero.


Lá ia muitas vezes, quase todos os dias às primeiras luzes do dia e ali permanecia entre aquelas pinturas luminosas que anunciavam as partidas para terras distantes nunca alcançadas, mais estranhas e mais remotas!

Fui movido por uma vontade de ir embora, de deixar tudo. Mas eu não sabia onde, meu desejo não tinha rosto, era um desejo da minha imaginação e era para lá que eu queria ir para ficar.

Às vezes acontecia-me preparar a mochila, enchê-la de cadernos, canetas, lápis, tudo o que era necessário para escrever e colorir, mas sobretudo pelo prazer mórbido desta minha ilusão que se combinava com o arrependimento de ter deixado para trás afectos que pareciam separar-se. afastavam-se de mim, e eu os via como navios prestes a desaparecer no horizonte, para os quais olhava de uma costa que com o tempo se tornou meu ponto de partida para longas viagens.


Me senti decepcionado, amargurado, traído e estava entendendo mal as sombras que me contavam sobre o amor que eu queria, que procurava.

Parecia-me que, ao meu redor, não existia a inconstância carnal das mulheres, com a impossibilidade de compreender plenamente os seus segredos, no final elas sempre me escaparam... Movi-me numa solidão que não conseguia encontrar paz.

Foi uma manhã com um nascer do sol brilhante, de frente para o mar que apareceu diante dos meus olhos

o "Pégaso", minha nave a remo com a qual nas noites boas eu conseguia chegar a Órion, Andrômeda... deixar esta terra para outra distante descobrir e amar, morar lá.


Não partimos por uma sensação de nostalgia reversa, muito menos por uma sensação de que o jogo acabou, mas por uma vida cheia de golpes de asas.

Sair com um sentimento forte na alma, o único que você já sentiu antes, que cheira a paz, serenidade, desejo.

Tudo é “momentâneo” e momentaneamente tudo voltou, a vontade de colocar,

precisamente, para colocar meus desejos em ordem, devolvê-los ao amor.

Agora anoto, escrevo, vivo, lembro….

E não posso dizer se realmente irei embora um dia...


Acontece, com algum personagem inventado, a quem dei nome e vida, que falo, me comparo, evocando também lembranças, com a sensação de confiar em si mesmo.

É como se o personagem tivesse minhas iniciais psicológicas, as identidades são descobertas, uma harmonia perfeita: examino seu corpo. Seus lábios conservam uma ambigüidade sensual e satisfeita, e agora, o desejo de uma confissão em palavras, depois dos silenciosos na escuridão de um quarto em uma cama grande.

Ela me pergunta lendo minha mente: você quer mais?

 

 

 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              

giovedì 19 settembre 2024

 Ci vorrebbero ora parole capaci di farmi volare

come un aquilone risalire il cielo
e ritrovare i miei giorni felici, i sorrisi rubati.
E’ insopportabile questo tempo ostile
viene quasi voglia di urlare: al diavolo tutto!
C’è voglia di andare, non tornare più
di rimanere nella poesia di un tramonto
incontrare persone che amano le parole dolci
la musica, che hanno il desiderio di rimanere
dentro una poesia, dentro quei mondi
che le parole nascondono gelosamente.
Voglia di continuare ad amare tutto quello che
è irraggiungibile come il cielo, la bellezza di una donna!
Vincenzo Calafiore

mercoledì 18 settembre 2024

 ... immaginò, guardando la luna dentro una pozzanghera, che era possibile avere un'altra vita, come l'avrebbe voluta ed era lì che voleva andare. Ma la sua vita era ai bordi del mare e pensò che il mare un giorno  se la potesse portare via come con la luna. Vide i suoi capelli bianche di sale e capì che se l'era portato via il tempo, non fece più ritorno da quel sogno in una pozza di mare sospesa nello sguardo .... "   Vincenzo Calafiore

sabato 14 settembre 2024

  .... poi, quando cominciarono a cadere le prime stelle, che attraversando il cielo lo ricamarono con i loro fili dorati, tutto improvvisamente cominciò ad avere un senso. Si respirava l'aria pregna di poesia, di intima dolcezza. Ricordo la stessa che provai quando i suoi occhi attraversarono il cielo nei miei occhi .... tutto cambiò, così la mia vita che a malapena sapeva scrivere la parola: amore, pur non conoscendola, ma che la sentiva dentro! Forse è questa la maniera giusta di guardare la vita pensai; o è questa la maniera in cui la vita ti guarda e noi non sappiamo ancora leggere i suoi significati? " Vincenzo Calafiore

giovedì 12 settembre 2024


 

Una sera nel buio di un teatro

 

Di Vincenzo Calafiore

13 Settembre 2024 Udine

 

“ … la poetica visiva di un corpo femminile

cambia tutto, è una magia che si compie

sotto gli occhi attenti, diviene simbolo

dell’erotismo. Ed ecco che questo simbolo

si mette a vivere, sviluppa una sua logica,

porta con se una rete di avvenimenti, impone il suo tono,

il suo linguaggio….. “

                                      Vincenzo Calafiore

 

Nella poltrona accanto venne a sedersi una signora alta e formosa. Doveva essere una vedova, a giudicare dal vestito nero di seta e dal velo che le passava intorno al viso.

Altri posti erano liberi, e pensai che la signora avrebbe scelto uno di quelli; invece ella venne a sedersi proprio nella poltrona accanto alla mia.

Per la bella visione del corpo, sodo, anzi un po’ robusto, le curve addolcite da una segreta morbidezza, le si sarebbero dati non più di trent’anni, forse anche di meno. A guardarla in viso marmoreo e morbido allo stesso tempo, lo sguardo irraggiungibile sotto le palpebre socchiuse e sopracciglia nere come l’interno di una notte, pure le labbra discretamente suggellate, tinte d’un rosso eccitante, le davano l’aria di una donna matura, che sapeva cosa fare e come ottenere, una dominatrice.

Io, giovane artista di strada, rimasi incantato nello sguardo che non riuscivo a staccare da lei, da quella poltrona, la guardavo di soppiatto per timore che la signora, così formosa e grande se ne accorgesse; mi trovai nell’ala del  profumo di lei, un profumo noto, Opium , amalgamato al suo odore.

La signora s’era seduta con consapevolezza, rivelando, lì accanto a me, proporzioni maestose; teneva le mani snelle e nervose con anelli, incrociate sul grembo, senza la giacca, scoprendo braccia tonde e chiare, e una dolce delicatezza. Potevo sentire l’estrema vicinanza della signora, pur senza il timore di offenderla con il mio insistito sguardo sul seno.

Ormai la mia gamba aderiva a quella di lei con un movimento morbido e sfuggevole, casuale, ma reciproco.

Era un contatto fisico lievissimo che si ricreava a ogni colpo di finta tosse; la signora aveva ginocchia forti …. Quest’incontro di polpacci era prezioso … la signora era impassibile, sotto le palpebre socchiuse, e mani ferme in grembo, pure il suo corpo, per una lunghissima parte appoggiava alla mia … che non se ne fosse accorta ancora? Oppure che preparasse nella sua testa un qualcosa di straordinario con me?

Decisi di trasmetterle, in qualche modo un messaggio con la gamba, strofinandola delicatamente alla sua, è stato come bussare alla porta di casa della vedova! E niente … allora decisi di ficcare la mano in tasca quella dalla parte della donna, e poi come distratto, non la tirai più via.

E’ stata una cosa veloce, l’avevo toccata.

Sul dorso della mia mano ora premeva l’anca della signora; la sentivo gravare sopra le dita, ora ormai la mano era diventata un bellissimo gesto d’intimità con la vedova. Voltai la mano in tasca, la misi con il palmo dalla parte della signora, aperta su di lei, pur dentro quella tasca.

Azzardai a muovere le dita, non c’erano più dubbi, la vedova non poteva non essersi accorta di quel mio armeggio, e se non si ritraeva, e fingeva impassibilità e assenza, voleva dire che non mi respingeva e nemmeno i miei approcci.

Apensarci, però quel suo non far caso, alla mia mano, voleva dire che ci stava… sognai la carne di lei, marmorea, pigra, piena di desiderio, mentre la mia mano nel buio di un teatro cominciò a risalire su dopo il ginocchio…!

 

 

sabato 7 settembre 2024


 

Io mi ricordo, posso dire, “io c’ero”

 

Di Vincenzo Calafiore

8 Settembre 2024 Udine

“…… mia madre un giorno

mi disse: hai l’infinito in te! ! “

                   Vincenzo Calafiore

 

Dopo tanti anni, ho fatto ritorno in quei luoghi che mi hanno visto bambino, anche se riconosciuti a fatica; alcuni erano spariti, soppiantati dal nuovo! Non è rimasto niente del tempo mio, tranne i nomi delle vie e delle piazzette e alcuni quartieri che hanno resistito al cambiamento.

Ricordo bene quegli anni, non avevamo niente, la mi seria era davvero tanta e c’era un’Italia da ricostruire, ci si nutriva di pane e cipolla!

E c’era un futuro a cui dare una solida base su cui costruire la propria vita! Quei tempi mi hanno insegnato a dare un senso alle mie azioni, un significato al mio pensiero, ma anche i sani principi e valori, ma soprattutto a essere sopra ogni cosa: umile, umano.

Mi ricordo di :

 

Jan Palch, lo studente universitario cecoslovacco che si diede fuoco in piazza, contro l’invasione sovietica del suo paese.

La Primavera di Praga

Il crollo del comunismo e la caduta del Muro di Berlino

Mi ricordo di Johnn F. Kennedy quando pronunciò questa frase tenendo un suo discorso a Berlino <<  Ich bin ein Berliner, io sono un Berlinese >> !

La Crisi dei missili a Cuba, quando si sfiorò la guerra nucleare ( 1962)

La moda dei rifugi atomici.

La famosa scarpa di Nikita Sergeevic Krusciov all’Assemblea delle Nazioni Unite( a quel tempo Nikita vestiva italiano, le calzature e i vestiti erano confezionati dallo stilista Angelo Litrico.

La morte di John F. Kennedy il Presidente americano più amato al mondo, a Dallas.

La guerra del Vietnam

La nascita dello Stato di Israele

Moshe Dayan e la Guerra dei sei giorni

Ariel Sharon

Golda Meir :  Il 10 dicembre 1978 ….. Un milione oggi in piazza contro lo Scià. Teheran rischia un altro bagno di sangue”. Quel giorno il premier israeliano Menachem Begin sarà ad Oslo, per ritirare il premio Nobel per la Pace, assegnatogli ex aequo con il presidente egiziano Anwar al-Sadat, assente. Dopo gli accordi di Camp David, nel settembre del 1978, ancora si discuteva e la pace sarà firmata nel 1979. Nel novembre 1977, primo leader arabo, Sadat era andato in Israele. A Tel Aviv volle stringere la mano a Golda Meir, che tre anni prima, nel giugno del 1974, aveva lasciato la guida del paese, sommersa dalle critiche politiche interne per non aver anticipato l’attacco arabo nella guerra del Kippur, peraltro vinta. Si narra che Sadat le abbia detto: “Signora, da tempo desideravo incontrarvi”. Lei avrebbe risposto: “Anch’io vi aspettavo”. Sarcastica, commentando gli incontri tra Sadat e Begin avrebbe detto: “Non so se otterranno il Nobel per la Pace, certo meriterebbero l’Oscar”. Quella pace era anche merito suo.

Golda Meir muore l’8 dicembre del 1978

Ricoverata all’Hadassah Hospital di Gerusalemme, Golda Meir era morta all’alba dell’8 dicembre 1978. I colloqui di Camp David erano stati voluti e gestiti dal presidente americano Jimmy Carter, il democratico eletto nel 1977, succedendo al repubblicano Gerald Ford, a sua volta subentrato a Richard Nixon, che aveva raggiunto la pace con il Vietnam del Nord, ma fu travolto dallo scandalo Watergate. Carter – oggi quasi centenario – durò un solo mandato. Nel 1981 cominciò l’era di Ronald Reagan. L’ex governatore della Georgia fu sconfitto anche a causa della crisi iraniana. Il 13 dicembre 1978 il “Corriere della Sera” titolava: “Carter ritiene che lo Scià possa superare la prova”. Poco più di un mese dopo, il 16 gennaio del 1979, lo Scià Mohammad Reza Pahlavi fu costretto lasciare la sua Persia laica e modernizzatrice, vittima della rivoluzione islamica predicata e guidata dall’ayatollah Ruhollah Khomeyni. Carter dovette gestire l’occupazione dell’ambasciata statunitense di Teheran, il 4 novembre 1979. Gli ostaggi americani furono rilasciati il 28 gennaio 1980. Il “Grande Satana” di Khomeyni era stato messo alle corde. Anwar Al-Sadat Il 19 novembre 1977 Sadat è il primo leader arabo che si reca in visita ufficiale in Israele; il presidente egiziano considera questa mossa come necessaria per superare quei problemi economici che derivano dai tanti anni di scontri con Israele. La sua visita a Gerusalemme sconvolge il mondo intero (gran parte del mondo arabo rimane scandalizzato dall'evento): Sadat tiene un colloquio con Menachem Begin, primo ministro israeliano e un discorso presso il parlamento (la Knesset).

La dissoluzione dell’Unione Sovietica grazie a Michail Korbacev

La nascita di Solidarnosc Sindacato autonomo polacco guidato da Lech Walesa

La dissoluzione della Jugoslavia alla morte di Josip Broz Tito

Slobodan Milošević

La guerra del Kosovo.

Così oggi mi sento come un sopravvissuto, smarrito e disorientato in un mondo che a fatica riconosco come tale e cerco di seguire, prigioniero di un inferno. Questo girone di contraddizioni continue, becero, svenduto e senza dignità alcuna in cui è d’obbligo lottare come nelle savane per la sopravvivenza, si sopravvive, non è un bel vivere, che è un’altra cosa!

Se mi venisse chiesta la mia età, io risponderei : io mi ricordo, posso dire che c’ero! Ma tu? Questo non potrai mai dirlo, tu non hai una tua memoria come non hai una tua vita, hai la memoria e la vita di un cellulare sempre in connessione con il tuo padrone che ti dice cosa mangiare e come vestirti, che veste le bugie di verità, che ti cancella i sogni, gli orizzonti, il tuo futuro è nelle mani del tuo dio nero che sguazza nel lurido e ti allontana sempre più dalla luce!

Ecco perché tu non potrai mai dire: io mi ricordo e posso dire, io c’ero !

 

 

 

 

 

martedì 3 settembre 2024

 

                           Ti Amo

 

C’è sempre stato il mare nei miei occhi

il mio destino è lì, in quell’infinito!

Scelsi le ali della libertà e sono volato via,

può darsi che non faccia più ritorno

dei nostri ricordi tieni quelli che più ti sono cari!

Quanto tempo è passato amore,in cui ho visto

i miei anni cadere come foglie,

ho aspettato inutilmente chi non è tornato.

Di tutto questo tempo non è rimasto niente

apro gli occhi dal mio sogno:

sei rimasta solo tu!

Ti Amo.

Calafiore Vincenzo

lunedì 2 settembre 2024

 

              Ermes

E poi i suoi occhi

che parlano, i suoi occhi

che per fuggire si tuffano

nei segreti degli oceani

di solitudine.

E’ un racconto mai finito

È attesa

di un abbraccio

di un sì

di una fuga

di un ritorno inatteso

        Vincenzo Calafiore

             


 Ermes

Y entonces sus ojos

que hablan, sus ojos

que para escapar bucean

en los secretos de los océanos

de la soledad.

Es un cuento nunca acabado

Es la espera 

de un abrazo

de un sí

de una huida

de un regreso inesperado

        Vincenzo Calafiore