mercoledì 1 giugno 2016



Tutto quanto di sogno

Di Vincenzo Calafiore
2 giugno 2016-Udine


Io, la sogno spesso la mia terra, specialmente il mare stretto tra Scilla e Cariddi ( Messina), questo mare pieno di voci e di preghiere e il cielo di magiche visioni.
Amo questo mare che muta uomini e terra, questo mare sotto un cielo cobalto azzurro sotto i liquefatti metalli d’aurora, sotto le porpore iridescenti dei tramonti d’autunno all’estate, dicono sia appiattata la morte.
Quella che non taglia ma quella che sradica, quella che porta seco lacrime e segue l’oblio dei tempi, quella dopo la rovina e lo stritolio.
Così senti nel silenzio la risacca portarsi giù rotolando sassi bianchi e neri, tondi come uova preistoriche, e li senti risalire su fin l’argine sottile di sabbia fine bianca che le sirene di notte lasciano dalle loro mani affinchè uomini come me “ spiaggiatori “  possano ancora sognare.
Mare di tanta bellezza.
Mi è rimasta addosso quasi come orma, come bellezza dell’eco nel mare!
Qui dove è stata distrutta la storia, resta la miseria, la povertà, e la ricchezza in mani sporche di sangue io un tempo ci sono nato.
Certe volte accadeva quasi sempre di notte, nelle lunghe estati quando il Liceo era ormai ricordo accantonato, sulla spiaggia accanto a un falò, d’intravedere sagome scure di mostri muoversi nel buio pesto! O di udir nella procella, Ulisse che agli dei imprecava la lontananza da Itaca, il suo tormento, la paura del mostro Scilla.
Io voglio tenerla in testa la mia terra, una storia d’amore ancora verde in questa mia età autunnale di incanti nei continui occasi raggianti di visioni.
I migliori anni sonanti d’armonie della mia vita che se ne va lentamente sul finire ora lieti ora rabbiosi come la solitudine di Messina lontana da Reggio; greve incubo nelle sere autunnali inebriate da buon vino, da destino.
Io la vedo alfine e vado a lei incontro col cuore pieno di religiosa riverenza e amore; e lei pare incoraggiarmi amabile sirena a vincere l’aspettazione come chi da tanto tempo la desiderata e sognata come una donna di cui scoprir sempre qualcosa di affascinante.
Io odio la mia esistenza sospesa ancora nei mille passaggi in treno dell’infanzia e dell’adolescenza bruciata in lontananze e distanze, talvolta nelle lunghe stagioni della maturità che trasforma la memoria in continui bilanci o inventari, cui attingere sempre qualcosa.
Riemergono allora le occasioni perdute, le amicizie morte, gli incontri saltati per un tempo diveso.. è sempre vita, è sempre ricordo!
Io, si che mi ricordo.
  

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