Tutto quanto di sogno
Di Vincenzo Calafiore
2 giugno 2016-Udine
Io, la sogno spesso
la mia terra, specialmente il mare stretto tra Scilla e Cariddi ( Messina),
questo mare pieno di voci e di preghiere e il cielo di magiche visioni.
Amo questo mare che muta
uomini e terra, questo mare sotto un cielo cobalto azzurro sotto i liquefatti
metalli d’aurora, sotto le porpore iridescenti dei tramonti d’autunno
all’estate, dicono sia appiattata la morte.
Quella che non taglia
ma quella che sradica, quella che porta seco lacrime e segue l’oblio dei tempi,
quella dopo la rovina e lo stritolio.
Così senti nel
silenzio la risacca portarsi giù rotolando sassi bianchi e neri, tondi come
uova preistoriche, e li senti risalire su fin l’argine sottile di sabbia fine
bianca che le sirene di notte lasciano dalle loro mani affinchè uomini come me
“ spiaggiatori “ possano ancora sognare.
Mare di tanta
bellezza.
Mi è rimasta addosso
quasi come orma, come bellezza dell’eco nel mare!
Qui dove è stata
distrutta la storia, resta la miseria, la povertà, e la ricchezza in mani
sporche di sangue io un tempo ci sono nato.
Certe volte accadeva
quasi sempre di notte, nelle lunghe estati quando il Liceo era ormai ricordo
accantonato, sulla spiaggia accanto a un falò, d’intravedere sagome scure di
mostri muoversi nel buio pesto! O di udir nella procella, Ulisse che agli dei imprecava
la lontananza da Itaca, il suo tormento, la paura del mostro Scilla.
Io voglio tenerla in
testa la mia terra, una storia d’amore ancora verde in questa mia età autunnale
di incanti nei continui occasi raggianti di visioni.
I migliori anni
sonanti d’armonie della mia vita che se ne va lentamente sul finire ora lieti
ora rabbiosi come la solitudine di Messina lontana da Reggio; greve incubo
nelle sere autunnali inebriate da buon vino, da destino.
Io la vedo alfine e
vado a lei incontro col cuore pieno di religiosa riverenza e amore; e lei pare
incoraggiarmi amabile sirena a vincere l’aspettazione come chi da tanto tempo
la desiderata e sognata come una donna di cui scoprir sempre qualcosa di
affascinante.
Io odio la mia
esistenza sospesa ancora nei mille passaggi in treno dell’infanzia e dell’adolescenza
bruciata in lontananze e distanze, talvolta nelle lunghe stagioni della
maturità che trasforma la memoria in continui bilanci o inventari, cui
attingere sempre qualcosa.
Riemergono allora le
occasioni perdute, le amicizie morte, gli incontri saltati per un tempo
diveso.. è sempre vita, è sempre ricordo!
Io, si che mi
ricordo.
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