Frasi da scrivere
Di Vincenzo Calafiore
04 giugno 2016 Udine
Dietro una finestra,
aspetto l’estate è come tempo fa, quando attendevo la mia vita!, succede ogni
volta così, mi fermo dietro un vetro e rimango per lungo tempo a guardare
lontano senza una parola, o un segno che si muova lungo il viso. Mentre le
parole dentro si muovo e in fretta provocando un rumore assordante, mettono a
dura prova la memoria, intanto che passano velocemente come in un
caleidoscopio: si libera la magia!
Non riesco a levarmi
di dosso certe mie velate nostalgie e quell’aria malinconica che non mi lascia
mai, neanche il mio passato che torna sempre in forme e immaginazioni diverse
tanto da lasciarmi disorientato; così per sfuggire alla tediosa morte
accompagnato dai miei silenzi annoto su un lebbroso brogliaccio ciò che il mare
grosso della vita deposita sulle rive dell’anima.
Così nascono certi
viaggi, il più delle volte per raggiungere il mare che ormai da anni sogno e
immagino dalla mia prigione, a volte riesco a sentire persino la sua voce e la
salsedine portata dal vento. Questo accade di notte quando “noi” siamo svegli e
davanti al monitor di un computer, io uomo in esilio lontano da ciò che più ama
e lui lo squattrinato scrittore in cerca della sua anima, complici delle
cinquecento parole contenute da un foglio di carta che raccontano per quei
pochi, di noi due eterni fuggiaschi errabondi ai margini di ogni confine.
Certe volte succede
che uno dei due rileggendo, si commuova, e si decide di comune accordo di non
profanare l’intima volontà delle parole di rimanere – sentito dentro – altre
volte riguadagnando libertà diventano esse stesse dono per altri.
Succede certe notti
di vedere quanto bianchi siano diventati i miei capelli, mi rendo conto di
quanto tempo sia passato dietro una scrivania, sempre con un libro in mano
forse per allontanarmi dalla morte certa del quotidiano con le stesse cose, con
le stesse maschere che lamentano e sorridono poco, perché è tristezza.
Così tutte le notti
sia d’estate che d’inverno come guardiano di un faro in mezzo al mare, si trova
davanti a un computer e scrive; all’inizio è un andar per margini poi man mano
il foglio comincia ad animarsi come dentro un teatro si spengono le luci e s’apre
lentamente il sipario con gli attori già in scena, così le parole che diventano
pensiero o racconto, poesia, memoria e tutto s’appresta e si raggruma agli orli
dell’alba, come un fornaio guarda le ceste piene di pane caldo e fumante,
croccante, profumo di pane che invita all’assaggio.
Lo dona al risveglio
del mondo.
Poi torna alle sue
solitudini, alle paure, alle incertezze, le distanze, le lontananze. Torna a
parlarmi di se, lo scrittore e rimango ad ascoltarlo per ore e ore, ne avverto
la sua amarezza quando mi confessa di sentirsi uno sconfitto. Gli chiedo con
timore se è felice della sua vita, mi risponde con una smorfia che gli segna il
viso…
Io ho letto tutti i
suoi libri, i suoi sogni scritti, più di tutto mi piacciono le sue malinconie,
le sue tristezze pregne di solitudine, così penso che sia uguale per te che lo
leggi immaginando cosa ti rimane dentro e chissà se anche tu come me poi di
questo “ fornaio “ resterà qualcosa che ti faccia pensare.
Intanto viene il
giorno, lo scenario si è svuotato d’ogni cosa e lo schermo del computer intanto
rassomiglia a un angolo di cielo buio come la pece; come un fornaio mentre
fuori scorre la vita lui si rintana e come una bestia dorme, per risvegliarsi
quando fuori la vita si è affievolita.
E’ difficile parlare
a una platea vuota! , mi dice!
E’ un vivere senza
incontro, un navigare nella scia lunare che illumina un oceano senza fine,
attorno a uno scoglio di vita che sfida la forza e il vento della vita.
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