La grande saggezza
Di Vincenzo Calafiore
16 Marzo 2019 Udine
Nel lento scorrere dei miei anni, sono nato a ridosso della
storia della mia “ Italia “ nel senso, quella che si è rimboccata le maniche e
ha ricostruito tutto, no certamente questa di oggi, sempre più deludente, ma
per meglio farmi capire riporto il testo della bellissima canzone a lei
dedicata dal nostro poeta De Gregori Francesco:
“ Viva l'Italia, l'Italia liberata,l'Italia del valzer,
l'Italia del caffè. L'Italia derubata e colpita al cuore,viva l'Italia,
l'Italia che non muore. Viva l'Italia, presa a tradimento,l'Italia assassinata
dai giornali e dal cemento,l'Italia con gli occhi asciutti nella notte scura,viva
l'Italia, l'Italia che non ha paura. Viva l'Italia, l'Italia che è in mezzo al
mare,l'Italia dimenticata e l'Italia da dimenticare,
l'Italia metà giardino e metà galera,viva l'Italia, l'Italia tutta intera. Viva l'Italia, l'Italia che lavora,
l'Italia che si dispera, l'Italia che si innamora, l'Italia metà dovere e metà fortuna,
viva l'Italia, l'Italia sulla luna. Viva l'Italia, l'Italia del 12 dicembre, l'Italia con le bandiere, l'Italia nuda come sempre,l'Italia con gli occhi aperti nella notte triste, viva l'Italia, l'Italia che resiste.”
l'Italia metà giardino e metà galera,viva l'Italia, l'Italia tutta intera. Viva l'Italia, l'Italia che lavora,
l'Italia che si dispera, l'Italia che si innamora, l'Italia metà dovere e metà fortuna,
viva l'Italia, l'Italia sulla luna. Viva l'Italia, l'Italia del 12 dicembre, l'Italia con le bandiere, l'Italia nuda come sempre,l'Italia con gli occhi aperti nella notte triste, viva l'Italia, l'Italia che resiste.”
Se dovessi affermare di essere felice a viverci, direi
una grande bugia, una vera ipocrisia.
La mia Italia non è più un paese degli italiani, non
lo è più neanche per gli italiani, questa è una nazione uguale a una casa di
appuntamenti, ove tutti vanno e vengono dopo aver fatto acquisti, rubato e ucciso,stuprato
e violentato, dove si è esagerato a considerare al primo posto “ lo straniero”
e tutte le sue esigenze tralasciando l’italiano che pure ha i suoi problemi.
Si è esagerato troppo in questa direzione ed è una
situazione complicemente voluta e creata dall’Europa con la complicità della
politica italiana sempre inchinata a 90° !
Fosse solo questo il “ nostro “ problema!
. Il problema sta nel fatto che noi “ italiani “ non
siamo mai stati capaci di ribellarci e fare la pur piccola rivoluzione, sempre
pecoroni, sempre più in disparte come se gli accadimenti non ci riguardassero.
. C’è il problema della “ mano sinistra” che da più di
cinquant’anni “ giudica, condanna, isola, la mano destra e non è capace di
giudicare se stessa.
. C’è il problema della nostra scarsa memoria o del
rifiuto del ricordare.
Questi i tre piccoli problemi; è vero e non lo si può
negare che sono stati commessi dalla mano destra degli errori storici, ma è
altrettanto vero che non tutto della destra è stato sbagliato e ci sono alcune
cose che ancora adesso funzionano … Ma è altrettanto vero che anche la sinistra
non è stata poi tanto santerellina, basti pensare ( storicamente) alla Strage
di Porzus, alla storia delle foibe, la ritirata dei nostri soldati dalla
Russia:
“ Per i comunisti, i sacrifici umani
sono niente, rispetto all’ideologia. I morti non contano, se servono al
partito.
Lettera di Togliatti a Vincenzo Bianco
sui prigionieri italiani in URSS
A Togliatti servivano i morti in Russia
Scrisse: il sacrificio dei soldati dell’ ARMIR nei lager di Stalin e’
un antidoto al fascismo. Resa nota la lettera conservata negli archivi del KGB
e trovata dal giornalista Francesco Bigazzi ( Panorama ) e dallo storico ex
comunista Franco Andreucci. “
Forse sarebbe auspicabile che il PCI , ex di un ex, ora PD facesse una
bella e sana revisione storica per pacificazione e pensare poi ai problemi che
tanto affliggono la nostra ex Italia.
Ma il problema più grande di questa Italia è la mancata indipendenza economica
del su SUD!
“Non sapevo che il paesaggio
del Sud divenne come quello del Kosovo, con fucilazioni in massa, fosse comuni,
paesi che bruciavano sulle colline e colonne di decine di migliaia di profughi
in marcia. Non volevo credere che i primi campi di concentramento e sterminio
in Europa li istituirono gli italiani del Nord, per tormentare e farvi morire
gli italiani del Sud, a migliaia, forse decine di migliaia (non si sa, perché
li squagliavano nella calce), come nell’Unione Sovietica di Stalin. Ignoravo
che il ministero degli Esteri dell’Italia unita cercò per anni «una landa
desolata», fra Patagonia, Borneo e altri sperduti lidi, per deportarvi i
meridionali e annientarli lontano da occhi indiscreti. Né sapevo che i fratelli
d’Italia arrivati dal Nord svuotarono le ricche banche meridionali, regge,
musei, case private (rubando persino le posate), per pagare i debiti del
Piemonte e costituire immensi patrimoni privati. E mai avrei immaginato che i
Mille fossero quasi tutti avanzi di galera.”
Lo studioso ha raccolto l’esito
delle sue ricerche storiche in un libro («I lager dei Savoia. Storia infame del
Risorgimento nei campi di concentramento per meridionali») che è stato
pubblicato dalla casa editrice napoletana Controcorrente. «Quella lettura mi ha
molto colpito - dice Antonio Pagano, direttore della rivista “Due Sicilie” -
così sono andato personalmente a Fenestrelle. Sono rimasto scioccato. Ci sono
ancora i ceppi con le catene e quei vasconi che i
Piemontesi usavano per far
sparire i cadaveri dei prigionieri. Li riempivano di calce. Che immagine
terribile! A dire il vero, i documenti dello Stato Maggiore dell’Esercito non
parlano né di vasconi né di calce, né di corpi disciolti. Una suggestione nera,
che colpisce come un pugno e che con i debiti evidentissimi, distinguo porta a
galla il ricordo di un altro posto da incubo: il campo di di sterminio di
Auschwitz e quell’ “Arbeit macht frei” cioè “ Il lavoro rende liberi”, monito
per l’umanità a ricordare, a non dimenticare. L’inconfutabile è che questo «lager» di italiani meridionali è stato
completamente rimosso dalla storia nazionale.
Questo è accaduto ieri e da lì veniamo, ma
in tempi più recenti vogliamo ricordare il famoso “ “Quinto Centro Siderurgico
“ che sarebbe dovuto sorgere in Calabria e che dopo aver sfrattato famiglie,
espiantato ulivi secolari, fatto l’invaso non si è fatto più niente?
Vogliamo ricordare la deturpazione di una
delle più belle coste italiane: la Costa Jonica, con l’impianto del “ Polo
Chimico “ anch’esso lì a marcire e mai partito? Che dire dell’Officina Grandi Riparazioni di Saline Joniche? Il
progetto dell'impianto fu concepito nell'ambito del faraonico piano di
investimenti previsti per l'industrializzazione della Calabria negli anni settanta. Nel 1976 fu
avviata la costruzione dell'impianto all'interno di un polo industriale che
prevedeva anche un impianto petrolchimico (la Liquichimica
Biosintesi) e un porto dedicato. Le officine furono inaugurate nel
1989 e vi vennero affidate le riparazioni di locomotive elettriche,
nonostante la linea non risultasse allora elettrificata. Dopo 12 anni di attività l'impianto fu
soppresso nel 2001[3] in conseguenza del processo di
razionalizzazione degli impianti di manutenzione attuato dalle FS. L'impianto è
rimasto in abbandono, usato per qualche tempo anche per accantonamento di
rotabili. La
maggior parte delle attrezzature e dei macchinari sono stati rimossi in seguito
alla soppressione. Parte del mobilio e alcune attrezzature, assieme a svariati
faldoni di documenti rimasero nell'impianto lasciato incustodito. A distanza di
anni complici sia il tempo che i vandali, l'impianto versa in uno stato di
degrado nonostante sia ancora strutturalmente buono.
In sintesi è tutto uno schifo! Il Sud non è mai decollato e
mai decollerà, come aveva predetto un Re del Regno di Napoli che fu cacciato,
via!
Nessun commento:
Posta un commento