Sedna
Di Vincenzo Calafiore
11 Marzo 2019 Udine
Così senza rumore, un altro giorno se n’è andato o quasi,
era domenica!
Ho scrutato più volte l’orizzonte, tra una sigaretta e l’altra,
forse più per non pensare a quella cosa che mi frulla in testa che per
necessità.
E’ stata una domenica inutile senza idea, senza un pensiero
capace di dare una svolta all’andamento lento delle ore; letti due libri di antica filosofia, e per qualche ora sono
stato nella Agorà assieme a Socrates, non eravamo in molti ad ascoltarlo, come
non siamo in molti ormai a scrivere, vinti e sotterrati ormai da un surrogato
letterario “ passato di cultura” confezionato più per vendere che per lasciare
emozione o per non far buttare via mai il libro.
Io ho cominciato a raccontare sogni, da sognatore che sono,
e l’ho fatto di notte quando il mostro là fuori respira lento e pesantemente.
In quella domenica spenta e vuota, c’era solo il farraginoso
rumore dei ricordi, di quando rimanevo in un angolo dello studio a pensare a un
titolo da dare al romanzo finito dopo due anni di dialogo coi personaggi,
quando li stavo ad ascoltare e sentire il patos delle loro emozioni, della
commozione, quando sentivo tutta la meraviglia del loro amarsi.
Non ho mai preteso che fossero delle opere letterarie, ma un
buon libro da portarsi al seguito si; ho cercato però con tutte le mie forze e
le mie poche capacità di far sì che piacessero anche ai bambini..
Tu ora non puoi capire, o forse puoi, come per me può essere
triste non essere più in grado o capace di tentare di scrivere un’altra favola;
perché devi sapere non ne sono più capace, tanto è il desiderio di passare le
ore a bordo di quel salvagente che è la mia “ Pegasus” sospesa in un blu
oltremare ormai lontano da qui anni luce.
Per questo mi è stato difficile sempre fare la qualsiasi
presentazione dei miei scritti, avrei dovuto rompere la loro magica esistenza.
Ci sono molte forme per far si che un sognatore smetti di
scrivere, certo la più tremenda è quella di costringerlo a forza a vivere una
realtà orrenda; è un avanzare in un labirinto dell’orrore assoluto e provare
nel suo corpo la terribile sensazione di perdere se stesso e il mondo dove lui
solitamente vive.
C’è un fondo di reale esperienza, le televisioni spazzatura,
la stampa bugiarda e ipocritamente asservita e senza anima, l’occhio che
esplode in tante visioni contemporanee che non dicono nulla, gli sdoppiamenti,
il superamento dei margini, dei confini, dei limiti.
E questa è – coazione- un’esperienza indicibile, indicibile perché
non deve e non può essere detta, perché da qualche parte privati della parola e
privati del corpo.
Ma tu, lo sai che non hai nemmeno il diritto di scegliere di
come porre fine alla tua vita?
…. Sì la vita, quando questa diventa insostenibile e nessuno
è venuto in tuo aiuto, quando ti hanno lasciato annegare nella tua stessa
disperazione di non poter rivivere più un sogno, di raccontarlo, scriverlo,
descriverlo il tuo sogno per guadagnare un millesimo di vita strappata all’inerzia,
alla brutalità, alla volgarità, all’iniqua esistenza, alla morte certa di ogni
libertà e dignità.
Capisci e devi capire che è anche da lì che si può
ripartire, come nuovo percorso di trascendimento della propria condizione, per
una strada che è più umana, più da sogno. Con tutto il rischio di quei
labirinti, entro cui facile è perdersi e disperdersi senza alcuna possibilità
di ritorno.
Per un po’ ho cercato di tenere la chiave dei sogni,
entrando e uscendo dal gioco degli specchi magici di questo orrido sistema.
Ma è un gioco difficile e rischioso, come ben sanno gli
sciamani che si arrampicano all’albero della vita verso il cielo, verso l’onirico
o si inabissano nel profondo regno di Sedna, la donna dei sogni: la vita.
Ancor più rischioso per me che sono solo col mio regno dei
sogni, e i sogni sono molti e mi altaleno dall’uno all’altro finchè la stessa
realtà si confonde con essi.
Sogno può anche significare prendere la distanza da un reale
vuoto, per ricordare e capire, ascoltare le voci dell’amore.
E allora il solipsismo magico, pur impastato di dolore, si
trasforma in parola, comunicante attraverso il verbo: amare.
Ormai sono dietro le tue spalle, prossimo in termini calendariali
ma nella realtà distante anni-luce, in quei tempi magici e infiniti ove ancora
fiorisce la vita, ove è possibile ancora vivere e sognare!
una chiusura ottimista..alla fine.
RispondiEliminaperchè la vita o l'ami o la odi.
ma se la odi sarai sempre abbarbicato alla morte.
e finisce che non vivi davvero.
l'unica alternativa è amarla.o meglio amarTI.