“ Pegasus “, un
viaggio fantastico
Di Vincenzo Calafiore
06 Marzo 2019 Udine
“ … sai di avere ancora un
sogno da vivere
solo che non sai dove esso ora
si trovi e se
questa notte sarà quella in
cui verrà alla soglia
degli occhi tuoi.
Non te ne rendi conto, ma sei
personaggio
della vecchia storia del
nascere e del morire
e continui a inseguire un
disegno e recitare nel buio
le più flessibili sfumature,
disinvolte, appassionate,
maliziose, che esistono solo
nella scena che il destino
ha creato per te, nello
spettacolo che più lusinga:
l’essere rapito da un sogno! “
Vincenzo Calafiore
E’ un’alba dal
respirare lento, quella che sta lentamente avanzando come una superstite di una
catastrofe, di cui nessuno si accorge.
Il paesaggio
sottostante che riprende il suo sordo battito e un sole maturo che piove sulla
città come fosse una richiesta di aiuto.
Con lo stato d’animo
di chi si butta stordito dietro ogni giorno come giù da una guglia alta nel
cielo.
Agonizzo per una
malattia sconosciuta, che non si può curare.
Hanno messo assieme
i miei pezzi per farmi sopravvivere e questo mi è stato detto è una grande vera
fortuna.
Ma loro, gli altri
prigionieri, gli altri morti viventi? Quelli che ho intravisto, lunghe file
davanti a un cancello che sperano si apri.
Quelli che
protestano per ogni cosa, contro la fame e le umiliazioni e che del tutto
legalmente si mettono in prigione, si torturano, si impiccano?
Quelli che
spariscono per sempre?
Quelli della sperimentazione,
Quelli dei nuovi
morti d’Hiv e delle Dachau in Libia, in Turchia, Mediterraneo.
E’ un’alba dal
respiro piano, col moto della lentezza.
E’ coscienza senza
coscienza questa che si approccia o si sta svegliando già sfinita, già vissuta.
Conosco bene la
prigione e i carcerieri di questo circo amaro e festoso ove si compiono le
vicende di giocolieri e di illusionisti, di nani ragionieri, che non riescono
mai ad essere se stessi.
Così io sempre
assediato dalla solitudine come un fantasma dietro vetri appannati, come ombra
tra libri e carte da disegnare e riempire di nuove magie per quei sognatori che
come sperano sempre ad ogni alba d’essere rapiti da un sogno per compiere quel
viaggio verso quell’Oltre che sta dentro o sta fuori. E’ un luogo di magia, un
non luogo.
E’ tempo non tempo,
è sopra e sotto quel cielo che a bordo di una piccola astronave a remi, la
“ Pegasus “ provo a
immaginare di trovare e fermare, almeno per un attimo, giusto il tempo di
guardare negli occhi il destino.
E sono qui divorato
dall’ansia celata nell’allegria, dalle chimere della perdizione per un sogno da
prendere al volo e trattenerlo fino alla fine dei giorni.
Intorno il passare
delle stagioni, modula un’età dal perenne variare dei colori nella vecchia
storia del nascere e del morire.
Un’età dalle
luccicanti insegne dei caffè dove ho scritto, dalle stordenti immagini di
tramonti inghiottiti dagli occhi, dove consunte barche perdono il colore.
E si affaccia a un
oblò, una Trieste languida prostituta di frontiera negli ultimi fuochi d’estate
dolciastra e appiccicosa che di ogni tramonto trattiene una scheggia del suo
passaggio.
E poi v’è il
castello di Miramare che nelle stagioni morte è più bugiardo del solito……
Una sedia e una
scrivania, illuminata da una lampada stanca delle tante battaglie notturne; la
scrittura si assottiglia fino a raffigurare gli insignificanti gesti di un’esistenza
placentaria, denudata di beltà, ripiegata su se stessa o attorno a una parola
che non giunge, a un verbo non recitato, a un sogno mancato.
E’ la mia vita
pronta a ripopolarsi di nuove storie che riempiranno registri d’esistenza, dove
la mutilazione della vita non cede mai la sua euforia narcotica nel mezzo di un
tremolio pieno di crepuscolo che torna a svegliarsi e sveglia le voci della
sera che cercano il sogno.
La mia malattia non
da tregua e mi concede poco … ho letto libri antichi che mi hanno portato
lontano ed è successo che riesco a capire tutto, oltre le parole non dette,
capisco gli addii sommersi, la morte che piano s’accosta passo passo con immagini
grigie davanti agli occhi nitide e chiare.
L’amore è una fiaba,
e io ho sempre cercato di attenermi, non posso scrivere, raccontare, inventare
Amore senza la grande capacità e coraggio di amare e di dare agli altri questo
amore.
Ma c’è la “ Pegasus”
un viaggio fantastico oltre l’amore, oltre la vita. E vallo a spiegare agli
altri che non sono uno scrittore di professione, non potrei esserlo mai libero
come sono , ma la fantasia a volte non riesce a trovare una grammatica capace
di spingerla ancora più in su verso gli infiniti spazi di un amore che nasce e
muore come un sogno.
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