Di Vincenzo Calafiore
28 Febbraio2019 Udine
“ Succede che a notte fonda ti
sfiora
il pensiero di lei ed è come
quando una
barca viene colpita da un’onda
bastarda
che fa tremare e scricchiolare
tutto il fasciame.
E vorresti raggiungerla
ovunque sia, poi ti giri
nel letto e ti appare tutta la
distanza, tutto
il vuoto tra una sponda e
l’altra dello stesso mare.
Perché amandosi si è come il
mare:incontenibili! “
Vincenzo Calafiore
A guardarlo ora quel cielo sembra tirato in secco come una
barca tra le nebbie diffuse sugli altopiani, ed è un cielo che ci contiene,
conserva la memoria delle nostre forme alla stessa maniera di un abbraccio,
quel mio abbraccio che tanto ti piace, e ha la stessa memoria del cielo negli
occhi tuoi.
Sì, io ti tengo e nel mio profondo come quel “ sei mia” che
ti sussurro sempre quando facciamo l’amore, nel buio leggi le mie labbra come
fosse un grande segreto e ci ritroviamo con le mani intrecciate come la prima
volta.
Quella volta in riva al mare, con l’aria pregna di salsedine
e gabbiani che come gli aquiloni nel vento, così i tuoi capelli, davanti a quel
bicchiere di te fresco; guardandoti negli occhi ti dissi che ti amo e fu come
se ci fossimo appartenuti da sempre.
Quel – ti amo – che rinnova ogni giorno il desiderio che ho
di te, delle tue labbra.
Sai? Ti voglio!
Ti vorrei al mattino al mio risveglio, sentire il profumo
della tua pelle per sedare il mio desiderio di stringerti, di baciare i tuoi occhi!
Vorrei lasciare il mio profumo su di te affinchè tu ricorda
che io e te lontani non possiamo stare.
E immagino come saremo più avanti negli
anni, o come io sarò e se potrò ancora amarti come adesso, come da sempre ho
fatto anche quando ancora ti cercavo e desideravo solo che incontrarti.
Penso alle sere vinto dal desiderio mi
metterò a scrivere libri che parlano di te, di come ti amo, di come ti sono
lontano.
E immagino noi ancora innamorati e io con
la mia paura di sempre di perderti e tu sempre con la tua gelosia.
Chissà …. saremo vecchi e stanchi, reduci
di tante battaglie e tu con i tuoi occhi stanchi che cerchi di accendere i
miei.
Ti amo con la mia malinconia, con le mie
paure e le incertezze, con questo mio bisogno di scriverti sempre che t’amo con
quel mio intimo desiderio di appartenerti, con quel vuoto al mattino appena
sveglio quando mi rendo conto d’essere solo nella mia stanza.
Solo con i miei disagi, gli affanni, i
dubbiosi approdi col desiderio di tornare là dove è l’inizio di ogni cosa; sono
i miei viaggi nell’invisibile che scivolano accanto ai misteri della vita che
cadono negli spazi bianchi, tra riga e riga, pronti a cogliere gli
imprevedibili sussulti di un amore che quotidianamente sempre più diventa
grande.
E’ un vivere su quotidiane mappe marginate
da desideri e attese, dal mistero di quel sentire dentro sempre un nuovo
approdo, o approccio alla vita come affacciarsi da una finestra a un giorno
pieno di sole con l’aria mite, pregna di salsedine al di qua del mare, da una
nuvola a guardare il mondo vertiginosamente affannato e distante… come un mondo
di fantasmi appreso, appresso, senza tregua.
Ma c’è l’esigenza del sentire dentro che c’è
una possibilità, che ci sarà la possibilità di mettere le mani dentro capelli
morbidi e soffici come fossero nuvola… una pausa impercettibile che c’è e
sempre ci sarà dentro … invisibile come i giorni invisibili quando da lei sono
distante miglia marine, come fosse destino.
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