Magari, hai ragione
tu
Di Vincenzo Calafiore
13 Febbraio 2019 Udine
“……. Come fare a non pensarti
se aprendo gli occhi ogni
alba,
sei tu il mio primo pensiero?
Magari, hai ragione Tu,
quando
mi dici che il tempo non
cancellerà
le nostre impronte …. Ma,
vedi, ho paura!
Paura di perderti alla stessa
maniera
di un legno lasciato dalla
marea che se
lo riprende per portarselo
lontano chissà dove. Paura di non poterti più dire: ti amo. Mi sveglia questa
paura e nel buio
penso che è quasi vita … si, perché
la vita arriva ed è vita
quando al mio lato
ci sei Tu, bella più che mai…
ed è vita… “
Vincenzo Calafiore
Una volta superate con la “
Pegasus “ , agilmente le colline si profilarono all’orizzonte le mura e le
guglie di Averon, la città della – luce – e dei – sogni -! Una lontananza già più
volte in passato tentata di superare.
Ed è la prima volta che
lascio le mie certezze, anche se poche, per attraversare gli sprazzi di luce
degli occhi tuoi, in cui mi sono smarrito.
Ho pensato a quando farò l’ultimo viaggio con la mia “ Pegasus “
e perderci assieme in un viaggio senza più ritorno, cosa resterà di noi!
Dovrei lasciare qui, nel
reale, nella mia quotidianità di semplici cose e di felici sentimenti, un
qualcosa che ci faccia entrambi ricordare da chi avrà piacere di venirci a
trovare di tanto in tanto in quel tratto di eternità circoscritto e di poco
spazio.
Lasciare una frase incisa
sulla pietra, una pietra miliare che indichi la distanza tra noi e chi verrà a
trovarci…
Ma, questa notte a turbare il
mio sonno è stato il mio grande desiderio di incontrare lei, la donna
misteriosa che delle mie notti conosce ogni anfratto, lei che si preannuncia
come una fortissima luce a cui remando ci vado e col desiderio di rimanerci.
E’ il mio desiderio di
perdermi nel suo sguardo, nei suoi occhi, nelle sue tempeste, nel mio desiderio
di poterla stringere e trattenerla a me con un bacio da levarle il respiro che
mi costringe a salire a bordo della – Pegasus – e raggiungerla.
Ed ora è qui davanti a me “
Averon “, la città della luce e delle spezie, delle essenze e di mercanti; la
città a cui vanno i carovanieri dei
sogni … i trasparenti invisibili.
Ho paura e timore di
perderla, prima di incontrarla o prima di averle dato un bacio, e questo
pensiero mi ha tenuto compagnia per tutto il viaggio … un viaggio lungo un
abbraccio.
Lei, sempre più bella, sempre
più sogno, è lì, silenziosa, con le sue mani di raso, col suo corpo che sa di
sambuco, mi attraversa col suo fare felino e non oppongo resistenza;
consciamente come falena mi lascio andare nella sua luce, consciamente e per
sempre vorrei restarci.
So di essere – attratto –
come mosciamente so che lei sarà il mio ultimo e unico vero viaggio verso la
felicità …. Averon!
La città in cui vivrò la mia
eternità dopo una vita passata a contrabbandare da un confine all’altro ogni
genere di pensiero e di parole, a volte vecchie …. antiche, a volte acerbe come
un sogno come un desiderio come un bacio rubato, trafugato alla realtà.
Segmenti di pensiero, di
verginale coscienza.. prendo atto e non mi rendo conto di giocare con la matita
che va tratteggiando il suo volto sul diario di bordo … il portolano della “
Pegasus” dove più volte incontrandoci abbiamo fatto l’amore.
Stavo incidendo profondamente
il foglio di carta in punta di matita, come un bisturi la carne, tutto senza
dolore.
Mi guardo attorno, e questo
mi rassicura, ogni cosa è al suo posto, tranne la scrivania, una spianata di
parole che messe una dietro l’altra, infilate come fossero perle illuminano la
notte bella come il suo volto.
Eppure, sono solo! Sin da
quando ebbe inizio questo mio viaggio che va lentamente sfumando come le spire
di fumo della sigaretta che fumo dietro un vetro di una finestra che guarda nel
buio…l’alba è ancora lontana!
Ma è proprio questo, il
tempo, lo spazio che intercorre tra un ma e un sì, tra una negazione e una
affermazione… ritrovarmi nuovamente qui all’origine dell’alba che ancora Cassiopea
deve generare.
Sì…. Cassiopea, la mia donna
serena, la mia ultima stagione al termine, il mio mare in cui ancora mi sperdo
e ricomincio ogni volta a nuotare verso la riva… la sua riva.
Cassiopea che sa come
stringermi con le sue braccia esili e forti, col suo fare malizioso, col suo
sorriso, col suo essere eterno scricciolo in cuor mio!
Ti Amo.
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