L’acrobata
Di Vincenzo Calafiore
28 Novembre 2020 Italia
Adesso il sole scivolando
verso il mare, infiamma le nuvole, scalda quei cuori freddi, i destini
sbagliati, la vita che continua in quegli occhi incantati! , tanto
rassomigliante a una spiaggia; pensa sopraggiunge il mare e cancella tutto ed è
come se di lì non fosse mai passato nessuno.
Come fosse un vasto deserto,
agli occhi oggi la vita s’appresta alla scena quotidiana vuota d’ogni forma
umana.
Menomale che ci sei tu, così
vicina, così amabile nella tua serenità, nei tuoi distanti silenzi, nelle tue
coatte solitudini, a incantarmi e farmi rimanere sulla tua soglia a guardarti
come un miraggio, come un sole all’improvviso negli occhi.
Vedi tra un po’ ti vedrò
spuntare da quel pizzico di magia e cambierà tutto, tutto sarà diverso,
indescrivibile, tante emozioni, tanto amore, tante parole che si perderanno
negli echi tra distanze e malinconie, sospensioni temporali, immaginazioni
sfocate.
Siamo noi, io e la mia vita,
acrobati su un filo sospesi sul baratro del desiderio di vivere non per rimanere,
ma per andare in lotta tra i due mondi, andare via dalle cose inesistenti che
imprigionano l’esistenza per consegnarla
nelle mani di certi lontani risvegli; siamo in quella sospensione tra
cielo e mare, nel bel mezzo di tante stelle e fredde solitudini, a cercar luce
come falene nelle notti, senza mai incontrarci, senza mai fermarci, assieme da
sconosciuti e spericolati acrobati!
E ci sono sogni da scrivere,
parole per raccontare
mani per accarezzare certe
immaginazioni che come onde a volte mi travolgono e giù fino ai fondali d’una
speranza buona, come fosse una bava di vento che a stento a volte gonfia le
vele e si può navigare, si può amare, si può desiderare, si può sperare.
La domanda è: ma come hai
fatto a fare bello ciò che prima non piaceva, a dare luce e calore là dove
mancavano?
Sai cosa c’è?
Noi apparteniamo alla brutta
razza dei sogni, siamo della stessa materia dei sogni e non possiamo avere modo
di vivere in questa follia, zavorrata di cose inutili.
Sono un acrobata che sogna e
non sa quanti anni ha, e che per sentirsi meno solo raccoglie in cielo quei
sogni dimenticati.
Mi basta avere gli occhi
socchiusi, per vedere il mio mondo lontano, di magie e luci, ove la vita è vita.. e nulla è più brutale del “ risveglio da un sogno “ è un duro colpo
contro gli occhi pieni ancora di sonno in un ambiente che non mi appartiene,
ancora nella testa colori e musiche del
sogno … per un po’ rimango in quelle emozioni vissute, cose senza tempo ne
luogo è come svegliarsi in riva al mare, intirizzito e tremante, ma ancora con
l’ultimo tramonto nella testa negli occhi.
Siamo io e lei, poeti ! E
rimaniamo lì sulla soglia dell’infinito, nei venti freddi di fantasmi che
scompigliano le pagine scritte, tutto ruota e va lontano nei vortici incantati
della fantasia, perduti nei ritorni del tempo; con le mani raccogliamo le
ultime lacrime… conservarle per un divenire che s’appresta ai margini, siamo
ladri di coriandoli, spermatozoi sperduti nell’universo.
Sono l’acrobata, spregiudicato ladro di sogni da un fatiscente
palcoscenico a una platea misera e servile, schiava. Questo sono, un poeta che
tanto ancora deve a questa vita che se ne va nei sottili filamenti di un altro
sogno che si prepara per la prossima notte, per la prossima luna che si
specchia negli occhi socchiusi e sognanti a misurar vita !
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