Il Viaggio
Di Vincenzo Calafiore
20 Marzo 2024 Udine
“ …. La realtà è negli occhi di chi
la guarda
e il viaggio è più importante del
traguardo “
Vincenzo Calafiore
Il nostro “viaggio “
sembra a noi che abbia un tempo infinito, avviato in una menzogna che ci è
stato insegnato di chiamare: vita; quando nella realtà quella che dovrebbe
essere vita, è una vice-vita, una specie di girone, ove si compiono le stesse
cose e cambiano i fondali di scena, i paesaggi. Vagabonde maschere coperte da
troppe illusioni, che nel tempo si trasformano nelle lacerazioni psicologiche,
nei quotidiani disagi e esitazioni, affanni, incerti approdi a isole felici
inesistenti.
Viaggi
nell’invisibile, scivolano accanto ai pochi attimi felici cadono negli spazi
bianchi, tra riga e riga delle pagine di diari quotidiani, ove il reale ha il torvo e allettante aspetto di una
felicità elemosinata, più che donata, di più disamore che amore.
Il bisogno di amare
ed essere amati è primario per l’individuo al pari del cibo, come nutrimento
fondamentale dell’anima sottoposto, in quanto tale, a tutte le peculiari
urgenze connesse a qualsiasi interna prescrizione.
Così l’amore può
diventare merce di scambio, trasformando così la relazione in qualcosa d’altro
rispetto al suo significato originario.
“ Lasciami, non
trattenermi nella tua memoria “
L’amore a volte è
beatitudine nel nulla! Quando viene dall’elemosina e non dalla donazione, cioè
quando l’amore non è Anima.
La verità è che
tutti coscienti o incoscienti, siamo segnati da questo vivere caotico, tragico
e esaltante, che ci ha illusi e delusi in questo mondo fatto più di ex, di cose
che non esistono più, pieno di avvenimenti rincalcati l’uno sull’altro, come
una bottiglia di plastica accartocciata su se stessa.
E’ dunque così il
tempo dell’amore, era aria e lei lo lasciava esalare da un bacio o da una
carezza, da uno sguardo, da un ciao, ma comunque da un qualcosa che all’amore
sempre riconduceva:
L’amore che sa
essere “ Anima” che tutto segna e sa essere lieve come la coscienza!
Vivere è un “
notturno indiano”, il fascino e il senso di un – si – è il senso dell’amore nel
crepuscolo, una nota di indefinita nostalgia che vive chiunque provando ad
amare si accorge dello scorrere della vita e allo stesso tempo avverte che il
suo amare si fa indefinito.
E’ un controtempo
che invita o dovrebbe invitare a tornare ad amare per quel che è: una infinita
carezza dell’anima! Che allontana dall’inverno del nostro scontento.
E c’è anche quell’esistenza che ho definito “ l’oscena
epifania della morte per se stessa. La nostra condanna a non saper essere
liberi da questa frustrazione profonda chiamata erroneamente vita ove si
dimentica che il primo investimento in questa esistenza è l’uomo, cercare di
allontanarlo dal suo maledetto delirio di onnipotenza, che distrugge, uccide.
Tuttavia, come
sempre accade quando si vuole forzare l’amore, si finisce per diventare
macchiette di se stessi.
Poiché l’amore è
fonte di gioia, benessere, serenità, felicità, non resta che amare e facendolo
oltre noi stessi ameremo anche la vita!
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