martedì 2 dicembre 2025


 








Ti racconto del Mare


Vincenzo Calafiore

3 Dicembre 2025


Non so scrivere, ma ci provo ugualmente,

non so scrivere e non riesco a parlare.

Già da molto tempo, certamente sin dai tempi

del Liceo che riempio quaderni di cose che

nel vostro mondo chiamate poesie, racconti.

Ecco è lo “ scarabocchio “ l'unica autentica

forma del linguaggio, ed io li amo i miei scarabocchi,

sono lì custoditi in un cassetto e conservano

il profumo primordiale dell'ingenuità, dell'amore.

Allora tu che mi leggi, come io non so scrivere, tu

mi sai leggere? Conosci il significato di quei

scarabocchi messi su un rigo e poi su un altro ancora.

Conosci le distanze e cosa ci sia in quelle distanze tra i righi?

Te lo dico io, c'è un Oceano-Mare, c'è un mare che

ogni volta provo a raccontarti. “

Vincenzo Calafiore


Ho nascosto il mio corpo ferito, cercando in ogni dove un riflesso

d'Eterno, nei pensieri, nel verbo che fu da sempre innanzi a tutto la prima parola, il primo pensiero: “ Ego Sum “ e ho costruito un'immagine a mia immagine un povero uomo desolato e sconfitto.

E poi un giorno incontrai la Vita rimasi così affascinato che l'unica cosa che riuscii a balbettare fu: Tu sei bellissima, e io sono un vecchio

che vuole vivere, amare ancora.

Un bicchiere di vino rosso, è di un rosso carminio, intenso, vivido.

Immergo un dito e lascio cadere una goccia sulla pelle, è sangue, è amore pagato, è un inverno che cerca disperatamente una primavera.

E' un livido sulla pelle che vuole raccontarsi, ma come può un mare essere contenuto in una goccia, in una lacrima?

Apro uno dei tanti libri dei ricordi, senza pagine, senza date o riferimenti possibili. Scarabocchi in bianco nero di cui sono rimaste le essenze, i profumi: è un Oceano-Mare! Un mare d'inverno, il caffè bevuto da solo, e dune di sabbia nel vento.

E per un istante tutto sembra bello, idilliaco anche così, o almeno così mi pare sia.

In verità sono un naufrago su una zattera di parole, e bevo vino, rosso carminio, intenso, vivido, e brindo al relitto di scarabocchi che ancora mi tiene a galla senza aver paura del mare, e della morte che aspetta!

Non c'è più mare,

non c'è più oceano!

E noi restiamo arresi, io e la vita, uno difronte all'altra, raccogliendo i pezzi da mettere assieme …. nel mentre tutto cambia, le persone cambiano, e cambiano i cuori, le storie, i sogni mai raccontati.

E' notte! La notte nel mezzo di noi. Vecchia ruffiana complice pronta a ingoiare ogni cosa nelle sue fauci, quello che non riesco a dire.

Ho visto il mare tornare, una notte d'autunno, con il suo trucco sbavato e una vecchia valigia di cartone mi disse di chiamarsi Oceano... il circo Mangiafuoco lo accolse come si fa con un cane randagio con diffidenza e un tozzo di pane.

Lei, la vita era giovane e bella, danzava nell'aria, sospesa a un ramo di pesco, con il vuoto sotto, senza paura, lieve come una farfalla.

Ogni sera Oceano si nascondeva dietro una nuvola e la guardava volare, bella! E pensò che nessuno avrebbe mai potuto amarlo con quella maschera addosso... lei invece l'aveva notato e cominciò ad amarlo, gli sorrideva quando lo incontrava, con le spalle coperte da nuvola e i capelli con polvere di stelle.

<< Non hai paura di cadere nel vuoto ? >> Le chiese Oceano

<< Si, ma so che ci sarai tu a prendermi, a tenermi viva>> rispose lei.

Lei cominciò a raccontargli di quando da bambino voleva essere aria, libero, leggero.

Ogni sera al buio, prima del sonno, parla da sola. Sono scarabocchi suggeriti da Oceano, è un soffio il vento, il cielo respira!

Per un attimo gli sembra di essere ancora vivo racchiuso in uno scarabocchio...

Là nel buio c'è la vita che aspetta a braccia aperte, tra il sogno e il dolore, da qui a lì : Un Oceano-Mare



 

Senza Averti


Vieni e ancora lontana ti muovi

con balzi di goccia che già

sa dove andare, mentre io

nel mio confine fisso come un chiodo

come un poster, o un albero, mi viene

addosso il ricordo di te.

E' un fuoco che non brucia,

non chiede perché,

non chiede una ragione,

ma c'è, esiste, vive.

Come un sasso, stanco di essere sasso,

stanco di me, resto dentro un occaso.

Tu sei altrove, hai nuove albe da guardare,

mentre spegni il cielo con un soffio

e io che penso di esistere... come un soffio

nel tempo di un soffio.

Vincenzo Calafiore