IL GIOCO DELL’INCONTRARIO
Di Vincenzo Calafiore
E’ la nostra vita uno strano gioco dell’incontrario, è come trovarsi in
diverse stanze in cui si soggiorna apparentemente per lunghi o brevi periodi,
ma il tempo è lo stesso per tutti, cioè una specie di percorso obbligato a cui
difficilmente ci si può sottrarre.
Questi “tempi” così precisamente rispettati, fanno vivere situazioni e
ambientazioni singole, diverse per tutti, chiamate pure giustamente o ingiustamente – esperienza -;
di cosa io stia parlando non lo so nemmeno io, poiché non saprei dare una precisa
definizione all’argomento di oggi. La prima che mi viene in mente è la –
senilità- e onestamente altre meglio per definire la – nuova condizione- non ve
n’è.
Nella prima “ stanza” piena di balocchi il tempo lo passiamo a giocare,
ignari e senza pensare a chi ci ha permesso di giocare con tanti giocattoli e a
chi ci ha nutrito, accudito, protetto, aiutati a crescere, a darci dei principi
e valori, insomma a prepararci alla lunga corsa al massacro più avanti. Questa
figura onnipresente, indispensabile, quasi pure abitudinaria è la Mamma, colei
che ha mani grandi capaci di avvolgerci fra le sue braccia meglio di qualsiasi
altro vello, che ci ha fatto attaccare alle sue mammelle per nutrirci.
La “ stanza dei sogni” ah….. l’età giovanile, mente e corpo perfetti,
elastici; è una condizione in cui ci sentiamo come una vela piena di vento
capace di affrontare i mari più pericolosi, più insidiosi, navigare in tutte le
condizioni e sempre comunque legati con un invisibile alle mani della madre, l’unica capace di
salvarci nel suo porto sicuro. E’ la stanza più bella, in cui proviamo ad
imparare a come procreare, a conoscere il sesso….. io me lo ricordo, si
che lo ricordo e basta, appunto.
E’ un argomento la – senilità – così vasto che è quasi impossibile la
sua definizione, inutile provare a darne qualcuna; io ci provo a raccontarla a
questa maniera e anche brevemente lasciando lo spazio alle aggiunte e varianti
personali, al maschile e femminile.
E poi la “ stanza della maturità “ La più grande, il più grande crocevia
di migliaia di strade più o meno caotiche, zeppa di semafori, di percorsi
facili e difficili, di prove continue, di traguardi mai tagliati, di cose
riuscite e fallite, di felicità e infelicità, di fallimenti e di pochissime e
rare vittorie, di esami.
Ci cementiamo in questo gioco al massacro avendo già procreato delle
fotocopie di noi stessi, è la stanza in cui abbiamo avuto la possibilità di
fare delle scelte giuste o sbagliate, buone o brutte per le quali abbiamo
pagato un prezzo. E’ la stanza in cui non ci sono specchi alle pareti e qui vi
soggiorniamo più a lungo delle precedenti.
Poi un giorno così, sbadatamente, alzando gli occhi ci accorgiamo degli
specchi e ci guardiamo! Come oggi io …… e mi sono chiesto: ma quanti anni ho?
E’ la condizione in cui scopriamo di essere stati dei buoni o cattivi
genitori e sposi, ci rendiamo conto di aver comunque cercato di portare a buon
fine il compito per cui siamo venuti al mondo, ma anche di essere o non essere
stati dei buoni mariti, dei buoni padri, dei criminali, dei violenti, degli
incapaci, degli stupidi, dei grandi lavoratori. E nonostante ciò continuiamo in
certi casi a fingere, a continuare ad indossare una maschera per ingannare
ancora; continuiamo a tradire i principi che la nostra grande “nutrice” ci
lasciò nelle mani un giorno.
Tanti e sono davvero tanti in questa condizione cercano e credono di
essere ancora nella stanza dei sogni, e continuano in una specie di lunga
immaginazione che nulla è cambiato, che nulla è impossibile.
Ma nell’ultima stanza, la “ stanza della senilità” non ci sono più
balocchi, né spazio, né mare! C’è il grande vuoto, la pochezza, le limitazioni,
le assenze, la perdita della cosa a noi più cara, la più intima, la più
importante: la virilità!
Senza questa è come trovarsi senza una gamba o un braccio peggio ancora
senza memoria, e lo scopriamo a letto quando cerchiamo nel buio di una stanza
di fare sesso e ci accorgiamo quanto facile sia stato farlo in passato quando
toccando con mano sentivamo un “ nervo teso”, quanto difficile sia ora e
deludente sentire nelle mani un nervo penzolante e brutto, buono in certi solo
a fare la pipì, o come è già accaduto qualcuno tenendolo in mano csi chiede
cosa se ne deve fare. E’ pure questa senilità oltre agli acciacchi, ai nuovi dolori,
alle nuove deficienze ci fa dono della saggezza e con questa tutto potrà essere
comprensibile, diversamente sarà un vero dramma.
Forse dovremmo imparare a convivere con questa nuova e ultima realtà
per avviarci in quel triste viale del tramonto pensando che siamo stati luce e
albe, mari più o meno calmi, dei buoni maestri o esempio, con i nostri rimorsi,
coi ricordi e con un passato del quale forse sarebbe bene non tenerne conto…… “
ei fù “ !
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