Il mare dentro
Di Vincenzo Calafiore
03 novembre 2015
In questa mia età di “ mezzo “ ne più
giovane, ne vecchio, vivo dentro un tempo che mi appartiene che pur scorrendo
più o meno velocemente, io devo o dovrò in futuro, ogni giorno dargli un senso
e delle motivazioni per cui a sera o quando arriva il momento della somma
sentirmi orgoglioso di quanto è stato fatto.
Ci sono però le notti, più o meno agitate e non a causa di peso
coscienziale, ma a causa del mio mare dentro che si muove; a volte s’ingrossa e
mi sveglio madido di sudore a volte placido mi abbandona in qualche lembo di
memoria.
Certi giorni non so neppure dove mi trovo, ne conosco il motivo per cui
mi sto muovendo è un brancolare nel buio in un segno di disfacimento di cose,
di età, di pensieri ritorti su se stessi è un invisibile tsunami che mi travolge e annego nelle tristezze di
un compiersi che si compie.
Eppure io conosco, so che c’è una primavera nascosta ma devo o dovrei
volgere lo sguardo altrove, mi accorgo e mi rendo conto che tutto in me sta
cambiando, sta accadendo in silenzio lontano dai fasti di una rigogliosa già
finita.
E’ una situazione strana “ questa mia età di mezzo” in cui immagino di
fare l’amore, mentre un tempo l’amore lo facevo davvero; immagino di riuscire
ancora a far tremare la terra che ho tra le braccia ma è solo immaginazione.
Dunque ci sono delle realtà diverse alle quali rendere onore e con le quali
quotidianamente fare i conti; fare l’amore è l’apoteosi, la sublimità, è
l’inconscio che sposa il reale, l’incontro e l’unione di due corpi che si
cercano e sudano emozioni, desiderio, passionalità cose che messe assieme alla
fine faranno sentire
“ uomo soddisfatto o insoddisfatto “ mentre lei forse non si abbandona
lasciando o donando quel sottile immenso piacere.
Be se così fosse, sarebbe o è! Il fallimento totale.
E’ come quando stava crollando l’impero romano e sembrava ci fossero
solo le rovine e le orde barbariche e i lupi che infestavano ogni luogo..
invece qualcuno silenziosamente stava piantando il seme di una nuova primavera:
il desiderio di amare, di condividere, di rispettare, di onorare.
Dunque non guardo dove guardano tutti, cioè verso le rovine, verso i
lupi, verso i traditori, verso chi delude,
perché la mia voglia di vivere non nasce da queste cose, viene dal mio
grande desiderio di amare chiunque ha in se il “mare”, viene dalla mia “
donna”.
La mia vita dunque sembra fragile e silenziosa come le gemme che
spuntano a rinnovare la vita nel bosco. Dice Péguy che quando vedi una gemma ti
sembra una cosa tanto piccola e fragile che sembra insignificante confrontata
alla foresta. Eppure senza quella gemma tutta quella foresta secca non sarebbe
che legna da ardere, sarebbe che un cimitero.
E’ l’amore la gemma che spunta ogni giorno, ogni momento del giorno; è
una gemma che sfida lo tsunami del tempo, le tempeste del dolore e della morte;
quindi l’amore è una condizione sempre diversa, sempre nuova, a noi sconosciuta
è quel desiderio di fare quella tua terra che stringi fra le braccia un’oasi e
si mostra e si muove nei suoi occhi.
Solo così so che da una parte ci sono io ne vecchio ne giovane, con le
mie follie, con i miei errori, coi miei desideri, un uomo e non un fantasma che
vive ogni giorno una vita nuova, un desiderio nuovo, non sottomesso alla
sconfitta, alla morte. Un uomo di tante illusioni che a volte diventano
certezze, ma il più delle volte disilluso che si lascia portare dal suo mare di
dentro, vinto dallo tsunami violentissimo che sono le diverse realtà che ha
pensato pure che non c’era più nulla da fare, che l’uomo capace di amare non
c’era più, salvato da una mano potente, quella della donna che lo ama.
E lo fa riemergere dall’oceano oscuro dell’invisibile, attraverso la
sua voce, il suo volto amato perdutamente; e lo fa nuotare verso riva, una traversata
dell’anima defatigante e durissima ma sostenuto da quel suo mare di dentro che
non vuole mostrare a chi non sa proprio nuotare.
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