Come stai ?
di vincenzo calafiore
21Ottobre2016 Udine
“ non si è mai soli! “
E’ la stagione delle
foglie morte che coprono i viali, siepi, marciapiedi, giardini; una magnifica
rappresentazione degli stati d’animo di molti che in questo “ spogliarsi “
degli alberi si identificano.
E’ una pioggia
silenziosa di foglie di diversi colori.
Così in noi allo
stesso modo cadono e svaniscono, certi ricordi, certe vicissitudini, è si ha
allo stesso tempo la paura di rimanere soli, di quel timore dei silenzi identificati
col – nulla -, col vuoto esistenziale.
“ Solo “ potrebbe
definirsi colui che oltre a prendere le distanze dagli altri, evita pure di
entrare in contatto con se stesso per fare i conti con le proprie emozioni, per
valutare le proprie scelte.
Se riuscissimo
infatti ad interrogarci sul perché non si riesce a star soli, potremmo
allargare la domanda fino a chiederci perché non sappiamo più stare in armonia
con gli altri.
Questo è un argomento
che non sarà da tutti, dato che non tutti amano quel sano “guardarsi dentro” o
per lo meno guardare con occhio critico l’intorno, e, continua ugualmente a
perpetuare lo stesso andazzo.
A questo,
bisognerebbe anche aggiungere i comportamenti degli altri, i cosiddetti
manipolatori, che influiranno negativamente oltre anche le contraddizioni della
quotidianità cui ogni giorno si va in contro.
Molto probabilmente
osserveremmo che la responsabilità non sarebbe tutta nostra, e che anche i
nostri interlocutori sarebbero ugualmente colpevoli.
D’altra parte, di
persone che vivono male la solitudine, come pure le relazioni, è pieno il
mondo.
Ma è pur vero che
spesso una tale constatazione rappresenti solo una difesa e, quindi un
ulteriore passo verso la già descritta strateggia dell’evitamento.
Se gli incontri
interpersonali si realizzassero sotto l’auspicio, e se la gioia del donarsi si
coniugasse con un analogo atteggiamento dell’altro, potrebbero infatti nascere
contatti autentici, privi di paure e pregiudizi, vivificati dal piacere enorme
della condivisione. In fondo ciò è quello che tutti desideriamo, sebbene non
riusciamo il più delle volte ad intraprendere una ricerca partendo dalla nostra
interiorità individuale, per rintracciare quanto è andato perduto o è stato
distrutto.
Forse sarà importante
ritrovare l’amore di se smarrito, per non perdere con esso tutte le relazioni e
la qualità della stessa vita!
Cercando l’amore di
sé continuamente nella conferma degli altri non la troveremo mai. Se invece lo
si alimenterà dentro la propria soggettività, non sarà certo la fine del mondo
se qualche volta non verrà convalidato il nostro valore o riconosciuto il
nostro “ essere “.
Bisogna forse essere
buoni compagni di se stessi, come per vivere legami significativi con gli
altri, occorre superare il timore di entrare in contatto con la propria
intimità, al fine di prendere coscienza delle qualità che ci appartengono e
alle quali talvolta non viene dato il dovuto rilievo.
La solitudine si
rivelerà quindi una preziosa alleata della qualità dell’esistenza, potrà quindi
essere riconosciuta come “ l’angolo tutto nostro” nel quale è possibile
recuperare la parte dell’Io soffocata dalle regole e dai doveri imposti, dalle
cattiverie gratuite, dai pregiudizi.
Potrà trasformarsi in
“ quel luogo “ da cui prenderanno vita le emozioni più autentiche e la vera
amicizia, il vero amore; unici elementi che consentono all’essere umano di
pensare e ideare, sviluppare e realizzare reali cambiamenti di vita, coltivare
desideri, passioni, amori, e realizzare sogni: il più bello, il più importante
amare la vita!
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