Vogliamoci più bene
Di vincenzo calafiore
28 Ottobre2016
Trieste
In questi tempi
così - meccanico- tecnologico- non c’è
tempo per fermarsi, non c’è tempo per riflettere, di parlare, pensare, bisogna
correre, solamente correre!
Ma per andare dove?
Per fare cosa?
Non manca giorno in
cui leggi la notizia che un giovane indifferente il sesso, per un motivo
apparente si sia tolto la vita, o di persone che svaniscono nel nulla, allora
che sta succedendo, che cosa di così oscuro porta alcune persone e giovani a
compiere atti così estremi?
Quanti ragazzi e
ragazze si sono suicidati? E quanta sofferenza nascosta o tenuta nascosta,
nella scelta di “ cancellarsi” dalla vita, per sfuggire ad una situazione
magari considerata priva di soluzione o di vie di uscita. E quanto dolore
rimane, quanto vuoto! Quanto dolore a chi resta a piangere lacrime di
disperazione, in preda a una devastazione senza fine, forse anche esasperato
dai sensi di colpa e da una certa impossibilità di comprendere una realtà
ancora più veloce, ancora più incomprensibile.
C’è un pesantissimo
disagio giovanile, non valutato, non compreso sino in fondo, nella triste lunga
lista dei suicidi, l’altro aspetto sono gli incidenti stradali, bolidi in mano
a ragazzi e ragazze che usano per andare a fare quel maledetto “ sballo “ in
tutte le discoteche ove regna il disordine interiore e si manifesta in lunghe
ore di sballo tra alcol e fumo.
Un disagio che
apparentemente non traspare dalle fotografie di questi ragazzi e ragazze sui
giornali; ragazzi dagli occhi grandi e aperti alla vita, volti sorridenti,
espressioni serene!, ma che evidentemente cova dentro, divorando l’anima,
minando l’esistenza, ormai per questi ragazzi vissuta come priva di speranze,
interessi, significato, gioia, amore!
Sono gesti disperati
che ripropongono a noi genitori tutta la loro solitudine, le loro angosce, le
domande che non hanno mai fatto, le risposte mancate, l’amore negato.
Ma soprattutto ci
lasciano una domanda per tutta la vita: Perché l’hai fatto?
Una domanda che non
troverà mai una risposta ragionevole o per lo meno che riesca a spiegarci la
tragedia, e non solo, ma anche il pesante fardello dei “ sensi di colpa” alcuni
immaginari, altri reali, di rabbia contro Dio, contro noi stessi anche contro
il figlio o la figlia che si è tolto la vita.
Sensi di colpa
sconvolgenti, che dureranno tutta una vita e segneranno con un marchio
indelebile le coscienze di genitori che si riterranno per questo di essere
statti dei cattivi genitori responsabili di quel gesto, di quella morte.
Per quel volo senza
via di salvezza, per quella corda attorno al collo, per quella lametta o
coltello che ha straziato le vene dei polsi, per quella pallottola arrivata
dritta dritta al cuore, per quel cibo vomitato in un water, per quelle droghe e
per l’alcol, per una condotta di guida irresponsabile.
Ossessioni e
sentimenti che riguardano i genitori di quei ragazzi che pur non lasciando la
vita con un gesto finale deciso o messo
in atto quando meno uno se l’aspetta, trovano la morte in qualche maniera
annunciata, dopo essersi esposti a situazioni che in qualche modo li ha
condotti alla morte.
Tante comunque, anche
le motivazioni di chi decide di levarsi la vita, spesso intrecciate, di certo
penso che la motivazione fondamentale, quella che porta alla morte sia la
depressione. A causa delle prime delusioni nelle prime relazioni affettive e
amorose; l’incapacità di credere in se stessi, il tradimento di ideali, le
oggettive e sempre più crescenti difficoltà della vita sempre più
caratterizzata da un eccessivo e sfrenato egoismo, dalla ricerca
dell’apparenza, dal materialismo, da uno sterile e inutile consumismo, vicende
familiari traumatiche, divorzi, separazioni, abbandoni, solitudini, tristezze…
quante altre cose!
Allora perché non
cercare di cambiare stile di vita, perché invece di avere una vita di tutto
tutto, scegliere e votarsi a una vita di rinunce o aspettative, una vita con
molte pause, di respiro lungo, di linguaggio, di dialogo, di gioco e di
libertà.
Ma soprattutto una
vita d’amore, lontana e al riparo dall’ipocrisia e da quella sfrenata voglia di
apparire solamente e non essere “ vera” !
Penso ai miei 70 anni
e ai titoli di fine vita che stanno scorrendo velocemente. Nonostante ciò penso
al futuro, ad un futuro possibile, penso a mia figlia a mio nipote. Penso molto
più al passato per essere migliore oggi, penso ai miei compagni che non ci sono
più, penso a una vita che sappia regalarmi ancora sogni e poesia, desiderio di
amare.
Penso a un sorriso di
bimbo che mi allontani da un tunnel fatto di proposito di cui non si vede mai
la fine, penso ai miei 70 anni che oggi si ritrovano su una spiaggia senza
sapere dove andare!
Penso di vivere,
perché l vita nonostante tutte le bruttezze e la cattiverie, nonostante l’amore
mancato, nonostante un mare che non c’è, la vita sia meravigliosa come lo sono
gli occhi di una donna quando guardano, o come le braccia che sanno stringere
con passione con amore.
Si la vita è
meravigliosa e va vissuta fino in fondo contro il volere di quei predatori
d’anime, degli approfittatori, degli sfruttatori.
La vita che ci regala
un mare di emozioni tutte dentro, tutte belle.
Vivi!
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