Ai poeti nella vita!
Era una necessità la
mia di andare sulla riva ad incontrare il mare.
Lo facevo ogni
mattina sia d’estate che d’inverno, col bello e il cattivo tempo; la bicicletta
rotta, un ferrovecchio trovato abbandonato che per tanto tempo mi ci ha
portato, non l’ho mai gettata via è ancora con me , pian piano rimessa a posto.
Poi a un certo
momento davanti a un bivio presi una strada che si è allontanata dalle rive,
dal mare, per tanti anni avevo continuato ad immaginarlo con tutti i suoi
profumi, con le sue battaglie, con il suo bianco salino.
Io e il mio amore per
il mare, mai deluso, mai cancellato, vivo e ho vissuto camminando per strade da
cui potevo vederlo… solo vederlo! E’ un tema ricorrente, una lunga storia di
amicizia anche se mi mette paura quando si muove.
Quanto rassomiglia
alla vita, quanto è vita, quanta vita ha in se!
Ora dopo una vita
passata dietro una scrivania a ricordarlo, a inventarmi i profumi, quasi non mi
pare vero di conservarne tanto amore. E per farlo vivere e rimanere in me nella
mia strana follia, lo vestii da donna.
Una donna alla quale
ancora bambino giurai eterno amore!
A questa età mia, non
ho più le parole giuste a fare catene per tenerlo legato a me, non ho più occhi
per inventarmi colori, non ci sono più voci dal mare.
Potrei in qualche
modo sapendo volare raggiungerlo così
ritrovarmi coi calzoni corti e le ginocchia sbucciate quando
arrampicando sugli scogli scivolavo giù tra le braccia sue; quante storie
potrebbe raccontarmi, quanti anni potrebbe restituirmi.
Ah sì che ricordo
quelle albe in abito rosa nelle fragranze di gelsomini e rosa selvatica, ornate
dai rossi e i bianchi di antichi oleandri, la meraviglia negli occhi erano quei
riverberi accesi che li facevano socchiudere.
E mi ricordo ancora
quei bastimenti che piano piano come giunchi portati dalle correnti uscivano
dallo stretto lasciando nell’aria una scia di fumo nero che andava
dissolvendosi in altrettante macchie, sempre più sottili, sempre più
immaginarie come la mia certezza di tornare.
Per sopravvivere mi
ero inventato una filastrocca, poi preghiera man mano che il mio capo era
sempre più canuto! Una preghiera malinconica come un canto nelle profondità di
un oceano che mi sta portando via!
Allora cerco il
respiro della notte, un respiro che mi porta via, tra vele e ali di gabbiano,
scorrono immagini davanti agli occhiali tondi come due lune è la
vita che passa e lascia qualcosa, essa è una melodia così bella così dolce che
è indimenticabile, è in punta di matita o di penna, è in un sguardo rassicurante,
è nelle parole non dette, non scritte, è in tutto quello che gli occhi riescono
a disegnare e il cuore a mutare. E' questa la vita. E’ un sentire dentro, che a
volte strazia e a volte commuove e quando se ne va mi lascia in una condizione
agli estremi dei deserti, una specie di sospensione in cui si mescolano un po' cose diverse, pure
abbondante tristezza, ma più di tutto il mio essere ala di un qualcosa che
anche se a stento ancora vola, è l'amore per la vita non per il presente che è
una similitudine dell'orrendo.!
Andare
via e tornare, sentire la carezza del vento e morire dentro i meandri di una
parola… già, la parola che solo a sfiorarla ti fa vedere orizzonti!
“
Ora, vallo a dire al mare, vallo a dire che stai al giro di boa e ancora sogni!
“ Questo me lo dico ogni sera, ogni mattino ed è vita, è calore, luce, E’ mare!
Udine,
29 Ottobre 2016
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