La scimmia ubriaca
Di vincenzo calafiore
9 Ottobre2106 Udine
Sapevo l’esistenza di
questa razza, indifferente se uomo o donna, è la categoria che mi sono
inventato per dare una classificazione ad un genere di persona che ha in se una
“ scimmia ubriaca”.
La scimmia educata
pure obbedisce ad un richiamo o se si vuole ad un sentire che farà poi essere
preda della stupidità le persone in cui alberga.
Ne ho incontrate
parecchie di scimmie ubriache ammetto mio malgrado più uomini che donne, e un
uomo prigioniero di questa scimmia meglio non incontrarlo, tantomeno averci a
che fare, è la cosa peggiore che può accadere a chiunque in qualsiasi momento.
Sono per la maggior
parte incapaci di qualsiasi cosa che abbia a che fare con quella dama a nome di
“dignità” vivono per lo più sospesi ad un ramo che si chiama sfruttamento di
ogni situazione buona a loro vantaggio, sia essa sociale che sentimentale; si
nutrono di superficialità e vanno dritte al loro obiettivo fino all’esaurimento
del ramo per passare poi ad un altro, lasciano dietro di se solo che il vuoto.
E’ la conseguenza dei
nodi irrisolti della propria esistenza.
Può allora sembrare
che questi soggetti sembrano essere pronti ad affrontare il compito di
riconciliarsi con un tempo, che intanto va pazzamente scorrendo inesorabilmente,
ci si scopre così adulti, vecchi, ma sempre beceri mercanti d’anime.
Invece penso che
bisogna guardarsi spesso dentro, guardare con nuova indulgenza al
“ bambino ferito, all’adolescente
confuso, al giovane insicuro alla ricerca di una rotta sicura da seguire”.
Chi ha ascoltato il “
respiro “ della vita, tutto come quello di una bella donna offesa e violentata,
invece riesce a restituire le ferite, le
contraddizioni, le inquietudini, le istanze di questo antico immenso amore, la
cosa che può salvare da una vita difficile.
In ogni caso, non c’è
ferita del corpo che possa essere più grande di quella dell’anima, dilaniata
dalla mancanza di amore!
Le donne e gli uomini
che appartengono a quella categoria di scimmie ubriache hanno il pregio di non
farsi riconoscere forti come sono di mimetizzarsi e quando usano le parole
riescono a scardinare qualsiasi grata difensiva … fare la loro conoscenza o
solamente incontrarli per casualità è davvero deleterio, chi viene colpito è
come trovarsi nel pantano di una palude, sprofonda nel dolore di tanti dolori
archiviati e forse mai risolti.
Un dolore rivisitato
attraverso i flashback della memoria, che riportano in vita tanto i momenti
felici immortalati negli album della coscienza, quanto i giorni bui segnati
dall’assenza di un vero amore.
Bisogna che “tutti”
proteggano le persone amate, essere per loro forti e invincibili, nonostante le
infinite bruttezze di un’esistenza vaga e sfuggente.
Forse non siamo più
in grado di cogliere “ l’attimo fuggente “ !
Se lasciamo morire
quel poeta presente in noi, presente in ogni guscio di un universo che si serra
in piccoli segnali, là dove brulica impaziente la vita immaginata nei racconti individuali
personali lontani dalle ferite, dalle pene, dai giorni avviliti in cui ci si è
persi.
Forse manca qualcosa
negli inizi di ogni inizio: l’amore!
Solo con l’amore si
potranno contrastare l’urto e l’insensata invadenza, l’invisibile informe che
si invera e si lascia irretire nel brogliaccio ingombrante dell’esistenza.
Bisogna scacciare i
nani ragionieri, la folla anonima,mentre gli anni passano nell’accanita ricerca
di una felicità voluta, desiderata in questo angolo di microcosmo che si cerca
di difendere dalle invasioni di scimmie ubriache senza parole, senza anima.
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