E, guardarti con gli
occhi di un funambolo
Di Vincenzo Calafiore
10 Ottobre 2017 Trieste
( 100 pagine in una, un
romanzo da farsi)
“ … e se poi ti accorgersi che io non sono più dove mi vorresti, se ti
accorgersi che io ormai sono la fune
su cui tu un giorno farai i tuoi
primi passi, allora e solo allora capirai quanto distanti siamo stati nel palmo
di una mano…”
Vincenzo
Calafiore
E’ perché ti guardo con
gli occhi di un funambolo che sono ancora qui ad attenderti questa sera come
tutte le sere passate, quelle che verranno;
ecco perché i miei occhi
ti amano, ti cercano più del cuore, più dell’anima.
Perché sei tu, ad
offrirmi un braccio per non cadere, la tua mano per rialzarmi.
Perché tu sei quel filo
d’argento su cui scorre lenta e pericolosamente la mia vita sospesa su un
baratro di civiltà in brandelli.
E’ grazie a te che ogni
sera sono andato ad arrampicarmi su quelle scale di seta per scorrere come una
parola sul quel filo d’argento tra me e il cielo, tra e te tra tanta gente
senza parole perché le sono state rubate.
Parole che ritrovo sui
muri di vecchie celle di campi di sterminio, nelle prigioni di stato, nei
sotterranei di quelle megalopoli sfamate da un sistema che poi pian piano farà
sparire coloro che le conservano nella memoria.
Così sospeso sul quel
filo tra la follia e la saggezza rimango a guardare il mondo come da una
finestra affacciata sul nulla, con la paura di scivolare e caderci sopra in un
volo nei vortici di un senso di smarrimento e perdizione.
Starti vicino è come
essere sogno di un sogno ancora più bello,
amarti o poterti amare è
come correre su un tappeto di nuvole svaporate.
Amore di rose e di spine.
Sono nato e cresciuto su
una fune tesa tra un sogno e i sogni più belli, ho vissuto bordeggiando una
vita immaginaria in cerca di un profumo che ricordo ancora, per tornare là dove un sogno prematuro avrebbe voluto trovarmi.
Ma tu che sogno sei?
Chi sei tu quando pian
piano mi lasci scolorire negli angoli tuoi orlati di solitudine?
Chi sei tu che mentre mi
ami già pensi a un altro giorno che chimera farà di te ?
Cosa resterà di te se non
sei capace di volare nei cieli che s’apprestano negli occhi tuoi?
Ora lascia che sia il
ricordo a far di te amore come quando gridandolo a volte ci riuscivi.
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