Per l’Amore, per la
vita
Di Vincenzo Calafiore
4 Ottobre 2017 Udine
“ … l’amore dunque è nel nostro
essere
è dunque il desiderio più genuino e profondo
che alberga in noi e riconduce al desiderio più intimo:
quello di ricomporre l’unità originaria perduta.”
Per Platone amore è “ delirio” e follia. Se qualcuno considera l’Amore
“bello” afferma Diotina è perché ha pensato che
Amore fosse l’amato, non l’amante : l’oggetto dell’amore- l’amato –
appare indubbiamente bellissimo, ma Amore è il sentimento che afferra l’amante
e lo fa soffrire e delirare, è tormento e dramma nella ricerca dell’amato.
Proprio per questo Amore svolge una funzione positiva: esso è desiderio
di ciò che non si ha, desiderio del Bello e del Bene.
Nel Simposio come pure nel Fedro, l’amore appare come un ponte tra il
sensibile e l’intelligibile, una forza che permette di trascendere la
condizione umana ed esprimere nostalgia e tensione verso l’assoluto.
Si può quindi affermare che l’amore è un’esperienza che consente
all’uomo di superare i limiti esistenziali e conoscitivi.
Affermare quindi che l’amore è desiderio di possedere il bene per
sempre.
L’amore è sempre questo, ma viene spontanea una domanda:
in quale modo o azioni lo zelo e la tensione di coloro che lo
perseguono possono essere chiamati amore?
Quale sarà mai questa azione o quel modo: è la percezione nel bello,
secondo il corpo, secondo l’anima.
Tutti siamo pregni nel corpo e nell’anima, e quando giungiamo a una
certa età la nostra natura fa sentire il desiderio di procreare.
Non si può partorire nel brutto, ma nel bello, si!
L’unione dell’uomo e della donna è procreazione!
Ma è impossibile che queste avvengono in ciò che è disarmonico a tutto
ciò che è divino; il bello invece gli si accorda; così avvengono in ciò che è
disarmonico.
Il brutto è disarmonico a tutto ciò che è divino; il bello invece gli
si accorda, così che Bellezza fa da Sorte ( Moira) e da levatrice (llitia)
nella procreazione.
Per questo quando la creatura gravida si accosta al bello diventa gaia
e tutta lieta si espande, partorisce e procrea, ma quando si accosta al brutto,
cupa e dolente si contrae. Si attorciglia in se stessa e si ritorce senza
procreare, ma trattiene dentro il suo feto soffrendo.
Di qui s’ingenera l’impetuosa passione per il bello nell’essere gravido
e già turgido, perché il bello libera dalle atroci doglie chi lo possiede.
E, a ben vedere, l’amore è amore del bello, di procreare e partorire
nel bello!
E sia dunque Amore, la nostra vita:
Per Amore, per la vita!
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