Se fossi un viaggiatore
Di Vincenzo Calafiore
22 Ottobre 2017 Udine
( 100 pagine in una, un
romanzo da farsi)
“ non posso e non potrei immaginare
una vita senza una persona da
– amare –
amarla così com’è con tutti i
suoi difetti
con le sue carenze. Amarla
così perché
lei comunque è quel gradino
che mi fa
toccare il cielo…. “ Vincenzo
Calafiore
Non posso aspettare
più anche fosse solo un attimo tanto è il mio desiderio di vederti.
Nono posso rimanere
fermo dietro una finestra e vederti spuntare all’improvviso vestita di allegria
e sogni che allestano i passi tuoi.
Io mi ricordo le mie
tristezze, quelle dei sogni e quelle dentro di me quando tu ancora non eri
nella mia vita, e di quando te ne sei andata e ritornata.
Oggi ritorni
Ed io posso aspettarti
per i tuoi baci
per la tua bocca per
le emozioni che mi dai quando come marea mi sormonti e mi fai annegare dentro i
tuoi occhi, i miei desideri sfumanti all’alba come il mare mi quieto, come il
mare ritorno.
E tu come una
rondine ritorni
io ti amerò, ti
chiamerò nuovamente con un altro nome come fosse la prima volta ogni volta, ti
coprirò di buone parole, ti dirò nuovamente, t’amo.
Quello che manca a
questo mondo è l’amore, quello che serve alla vita
come acqua, come
sale!
Quello che manca a
questo mondo è un sogno, un sogno d’amore.
Io sono quell’uomo
che tu ami che ha un sogno ed è quello di poterti amare fino alla fine dei miei
giorni.
Ma certe notti
mancano le parole d’amore eppure tanta gente parla d’amore in una lingua morta
e si credono d’esseri vivi mentre sono già morti come le loro parole.
Ma la verità amore
mio è che mi manchi e so che tornerai all’improvviso, come il sole dopo un
temporale;
mi manchi quando
ridi, mi mancano i tuoi fianchi, le tue labbra calde e altro ancora, mi manchi
da morire.
Mi manca quella tua
leggerezza che mi aiuta ad affrontare il mondo e la mia tristezza quando non ci
sei.
Mi mancano i tuoi
occhi che mi sanno guardare, che sanno accarezzarmi anche nella tua lontananza
allora ti immagino, ti scrivo, ti invento, e così mi pare di averti affianco
come un tempo quando stringendomi al tuo petto mi urlavi in faccia: t’amo!
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