Amare per amare
Di Vincenzo Calafiore
10 Luglio 2018 Udine
A volte attorno a una visione ( come ebbe a scrivere anche
Calvino in diverse occasioni), ne nascono delle altre ed è come se si formasse
un campo di analogie, di simmetrie, di contrapposizioni.
Per fortuna mi viene in contro la scrittura che poi cercherà
l’equivalente dell’immagine visiva, in
uno sviluppo tendenzialmente coerente, perché in realtà è una molteplicità di
possibili che si connette tra sensazioni e pensieri.
Perché l’amore è la somma di infinite molteplicità! Senza un
prima e un poi.
Il paesaggio della memoria finisce con l’apparire distante,
alternativo alle visioni e alle sensazioni del presente. Ed è nell’abitare
questa distanza che forse sarà possibile cogliere lo spessore della mobilità
delle forme che si accompagna al diverso percorso mentale.
La vita che si è persa, la vita che non abbiamo vissuto,
l’amore disatteso, le distanze, le assenze.
Sarà il tempo a giudicare si dice a proposito degli
avvenimenti, ma oggi purtroppo il tempo
<< invecchia in fretta >> passa rapidamente o
perde senso nell’età del tempo reale e della simultaneità.
La verità è che tutti, coscienti o incoscienti, siamo
segnati dagli avvenimenti buoni o cattivi che siano stati o lo sono, come una
storia, caotica, tragica o esaltante che abbiamo attraversato, che ci ha illuso
e deluso, come gente venuta da un ex mondo, un mondo che esiste nella memoria o
non esiste più che ora pesa con quel tutto di se, con tutti gli avvenimenti
rincalcati l’uno sull’altro, come una bottiglia di plastica accartocciata su se
stessa.
Anche il tempo invecchia a noi resta il mestiere della
nostalgia ….
Amare per amare!
E’ dunque così, il tempo è aria e lei la lascia esalare da
un bacio. E il tempo che tutto segna riesce assieme ad essere lieve come la
coscienza, allusivo come i vocaboli e gli aggettivi scelti con cura, quasi a
restare immateria, imprendibile: la vita appare un po’ qua un po’ là, come
meglio crede, sono briciole, il problema è raccoglierle, dopo, è un mucchietto
di sabbia e qual è il granello che sostiene l’altro?
Resta solo l’amore come un’impronta a due dimensioni che
ricorda l’ombra stampata su un muro di una carezza o di un bacio, degli abbracci.
Una volta era un notturno indiano, il fascino, il senso di
una parola o di un ti amo come sono ora infilati in un crepuscolo e in una
indefinita nostalgia che vive chiunque si accorga dello scorrere della vita e
allo stesso tempo avverte che il suo principio di amare si fa sempre più
indefinito.
C’è un controtempo che invita a tornare ad amare per amare o
per essere amati che allontana dalle rovine desolate ma umanissime del passato,
perché l’inverno del nostro scontento non sia soltanto protesta o acredine.
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