Persi nel viaggio,
fra sogni e realtà
Di Vincenzo Calafiore
03 Luglio 2018 Udine
“ … gli incontri casuali, le
attese,
il mondo di dentro perso in
un sogno
e il mondo di fuori che
scorre diviso
in tanti fotogrammi ….
Statici.. “
E’ notte fonda e
s’ode il respiro del mostro che tutto fagocita e ci sono situazioni di attesa,
nel quotidiano divenire appena al di là della linea scura che sera il giorno
dalla notte, il reale e il sogno, durante le quali è come se le singole
esistenze rimanessero sospese, in attesa di qualcuno o di qualcosa.
Solitamente di una
buona parola, di un grazie, di un’esistenza, di un approdo, di un arrivo a una
stazione desolata nella corsa terrena al traguardo incerto.
Questa non è vita,
non è una vita, ma una sorta di attività strumentale e vicaria, simbolo di
un’avventura umana e vicende riflesse.
E’ inevitabile
rassomigliare a vagoni e rotaie delle stazioni e dei polverosi scompartimenti –
microcosmi in cui di continuo si compongono e si separano improvvisate
familiarità- rapportati alle stagioni, ai fatti, agli eventi e alle occasioni
del vivere.
Ci potremmo fermare
in una stazione e riflettere, sul globale scorrere del tempo, accelerato o
ritardato come le immagini che scorrono fuori dal finestrino, mischiandosi e
confondendosi alla velocità della vettura in cui siamo, del treno che ci porta
via.
E’ un massacro dei
sogni, è un flagello dell’umano!
Gli attimi lunghi
un’eternità, o le eterne attese di un solo attimo, nel momento conclusivo di
ogni viaggio che a sua volta è partenza verso un’altra meta.
E che in noi c’è
spirito di avventura, c’è ansia di scoperta, c’è voglia di conoscere, di amare,
di volere, di desiderare … e questi sono altri viaggi possibili nel
pendolarismo dell’anima e del corpo che si identifica nei desideri.
Eppure anche lì è
viaggio, se lo stesso può suscitare ricordi riproporre sensazioni,emozioni
evocate da ogni viaggio; la propria esistenza sospesa durante i mille passaggi
in treno dell’infanzia, dell’adolescenza talvolta dell’ancora lunga stagione
della maturità. Che come sempre trasforma la memoria in bilancio o inventario,
cui attingere nei momenti più duri della coscienza.
Riemergono così le
occasioni perduti, l’amore perduto o mancato, le amicizie che tali non erano,
gli incontri saltati… per una minima frazione di tempo perché in quegli spazi
di vicevita tutto scorre lentamente e ugualmente senza alcuna emozione.
Basta una
coincidenza un posto vuoto che viene occupato in cuccetta, di una poltroncina
numerata, di un pezzo di pane caldo, di un bicchiere di vino, scambiati con la
stessa simultaneità delle parole. Gesti dell’umano, di una umanità in movimento
su treni fanno parte e ne caratterizzano la sostanziale diversità con il resto
del mondo; con quelle comparse ammucchiate dietro lo spazio del finestrino,
rapide nel loro scorrere come fotogrammi di un lungo film che altro non è che
la rappresentazione realistica della loro vita.
Meglio allora stare
dentro o fuori, sentirlo come proprio il pacato meditare da scompartimento, o
escluderlo come inutile frazione d’esistenza?
Al punto che i
giorni , i mesi e gli anni che scorrono lenti e veloci dentro e fuori le rotai
finiscono per corrodere la vita, o ancora peggio per scambiarla con una
permanente vicevita che è supplenza di ragione e sentimento, e dunque rischiosa
ipotesi di rassegnata arresa al nulla.
Quello che oggi
imperversa e regna sovrano su una umanità distratta da troppa immondizia fuori
e dentro l’umanità ormai quasi distante.
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