E, se l’Amore è
libertà
Di Vincenzo Calafiore
12 Luglio 2018 Udine
In queste notti consumate dall’insonnia e dal forte
desiderio di accendere una sigaretta e fumarla lentamente nella penombra di una
lampada puntata sulla scrivania.
“ Strabica “ per la cecità di una lampada quasi esaurita,
nello studio la luce muove le sagome di certi pensieri nella penombra, è quasi
l’alba e tra un po’ infurierà il torrido caldo di luglio, la città stritolata
da un’atmosfera pesante, mostra una fila di palazzi che offrono squarci di un
‘umanità incredula per la calura imprevista.
Paesaggi di terra e d’aria, topografie che giocano
d’azzardo, luoghi dell’anima in cui un volto è reale e già inghiottito da un
secolo; una donna dallo strano nome – amore- passa come una cometa e un’altra,
quella amata, come un soffio di sogno si impiglia nelle caverne e trappole
della memoria.
Le immagini più care, sempre uguali e insieme sempre altre a
comporre la storia degli affetti, lo spazio virtuale e vero della vita, tra le
cose tangibili e grumose e il vorticare alto nell’aria che attende la fine di
ogni giorno.
E, se l’Amore è libertà? L’unica vera libertà, quella che a
volte noi stessi neghiamo o trascuriamo.
Dalle mie lontane prospettive giungono agli esiti proficui
di convergenti sensibilità, simboli stessi di quell’ansia perenne dell’attesa
di un sogno capace di cambiare il corso della vita.
Ospite, straniero o visitatore dinanzi a un foglio di carta
bianca da riempire con parole come fili colorati per un ricamo; comunque giunto
dal mare alla fine di un viaggio di conquista e di conoscenza, di speranza.
Momenti sottratti alla morte per raccontare vita o di vite sottratte alla
morte; e comunque rotte che conducono a un altrove dove il conforto della meta
raggiunta o da raggiungere tanto rassomiglia al volto della donna che più si
ama. Perché
è viaggio solo per il luogo e persona a cui tornare e da cui ripartire ogni
giorno o ogni momento del giorno in un ciclo perenne di nuove emozioni e di
rinnovati sentimenti, rinnovate esperienze.
Ma l’Amore oltre a essere “ libertà” è anche lontananza e
trova il suo correlato psicologico nell’idea della separatezza, di uno spazio
fisico o mentale che “ divide “ creando a volte il senso di un’interna –
mancanza – se la memoria non interviene sui fatti trasfigurandoli e rendendoli
oggetto di nostalgia, dolce sofferenza, alleviate dal seme della speranza.
Chi ama ha la capacità di conservare e far rivivere a
livello immaginativo ciò che gli procura piacere e, di contro, di rifuggire da
ciò che gli provoca dolore.
Ma quando la possibilità dell’incontro è certa il senso
della lontananza nel suo aspetto di distanza temporale agisce con un meccanismo
che esalta la qualità della piacevolezza e di contro sbiadendo la portata del
negativo insito comunque in qualsiasi umana vicenda.
Accade così anche che il ricordo si fa rimpianto di ciò che
non è più, ossia tanto lontano da non poter essere afferrato e tenuto con sé.
Lo si vive negli amori finiti o nei ricordi delle trascorse
stagioni della vita che, nel momento in cui si allontanano, sembrano quasi
senza macchia, talvolta perfetti.
Ci si può sorprendere allora a godere della propria
sofferenza nel rivivere il passato immergendosi nei fatti come se nulla fosse
cambiato, nonostante gli anni trascorsi.
Ma rimane sempre l’Amore che è libertà assoluta, quella
confusa con altre che non lo sono; amore uguale a amare indivisibili binari sui
quali scorre lenta o troppo velocemente la nostra vita: una dimensione che
bisognerà imparare a vivere con la consapevolezza dell’Amore!
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