Marea
Vincenzo Calafiore
07Marzo 2025 Udine
Adesso io in questo mare basso e senza vento, galleggio in una lunga deriva, che non va da nessuna parte; racchiuso tra gli scogli, in poco mare, posso vedere nei tratti tra uno scoglio e l’altro il mare grande, azzurro e spumeggiante è una visione bellissima, di grande respiro e di libertà assoluta.
Mi pare di essere in paradiso, assorto nei miei pensieri; è una condizione di impareggiabile serenità, che mi porta in alto, e come un gabbiano guardo il mio mare da lassù, da quel cielo dipinto e tratteggiato dalle ali.
Tutto questo è racchiuso come in uno scrigno, nella parola, nel verbo amare; forse da me coniugato malamente per aprire una breccia nel suo cuore, provato da molte tempeste.
Marea!
E’ in piedi e fissa il mare dalla finestra aperta, il mare calmo in questa notte di marzo che sembra appartenere a un’altra stagione vissuta in una precedente vita.
Il suo profilo è nitido contro il profilo del mare e, dolcissima melodia sembra invadere la stanza.
Inizio a prendere i primi appunti … di notte i pensieri diventano superfici vitree su cui scorrono scene d’amore e di carezze, baci, è un inganno del forte desiderio di averla; sono dei riflessi strani che gli occhi ingannano, cerco un registro per potervi annotare queste sensazioni notturne.
E’ bellissimo tornare a scrivere dopo tanto mare, sono forse lo scriba dei suoi sogni.
La mia mente barbaglia come il mare, sotto la miriade di immagini che lei cattura e mette a fuoco.
Il volto di Marea ha una luce diversa, i suoi occhi cerulei brillano di luce bellissima, come mai li ho potuti vedere.
So cosa sta pensando in questo momento, la sua mobilità, la sua maniera di guardare sono forme di amore che ancora devo imparare a conoscere, per poterla amare come vorrei; non mi è difficile parlare di lei.
La penna stilografica corre sul foglio, a tratti si ferma come se in un -bianco – si cancellassero le mie immaginazioni, come precipitassero in un vuoto d’aria; ma subito l’emozione nello scrivere di lei mi cattura, torna a proiettarsi in me il senso dell’amore.
Dunque da quando ho cominciato a scrivere, mi ha ripreso una strana voglia di vivere, che avevo dimenticato per troppi anni. La piccola lampada che rimane accesa tutta la notte è un faro, è la mia salvezza dall’incubo di non sapere amare; è uno degli incubi che mi perseguita da un po’ di anni a questa parte.
La solitudine in me è una tempesta che strappa le labbra, è come tagliare le ali a un gabbiano!
Ricordo il sogno, quando la incontrai e ci siamo trovati a distanza ravvicinata, è stato come trovarsi con angelo volante, ci siamo abbracciati e, baciati …..
Nell’alito acre, che i miei pensieri mandavano ho respirato l’emozione di risalire il cielo tra le sue braccia, ma anche la duplicità del Tempo che rimaneva romantico, dolce e insieme mielosa sua presenza.
Poi aprendo gli occhi per un breve attimo ho potuto vedere il vero volto della solitudine nell’abisso del vuoto attorno a me!
La sintonia con una donna, quando è profonda è uguale al rapporto che si ha con una melodia ascoltata; c’è sempre qualcosa di indefinito o di indefinibile che definisce il destino.
Guardare una donna negli occhi è un qualcosa che ha a che fare con il ritmo del cuore, con la delicatezza che è propria del volo di una farfalla.
Me la ricorderò negli anni migliori se mai ci saranno, con l’innocenza testarda della mia vita!
Ricorderò lo splendore del suo corpo che mai ho potuto vedere e mai vedrò.
Sono anni ormai, da quando il mio essere < Ladro di Coriandoli > non mi ha permesso di fare ritorno sulla terra … ogni giorno ho rimandato questo appuntamento con la morte, e sono rimasto in quella stretta al cuore che si chiama: Amore, amare una donna!
Questa si che è vita, vivere!