Se dovessero chiedermi chi sono
Di Vincenzo Calafiore
01 Aprile 2025 Udine
“ … nelle giornate opache
scendevo al mare
e passavo ore a guardarlo, mi
sembrava di
vedere la mia vita, uno
spettacolo lieve
e silenzioso, la mia vita… “
Vincenzo Calafiore
Vorrei cominciare questo “ pezzo” proponendovi la seguente domanda.
Ha senso scrivere d’amore, di amicizia, oggi ?
Non mi sto riferendo all’immagine che noi diamo di noi stessi, in uno o in qualsiasi modo, perché noi non siamo altro che abitanti che viviamo in queste cose e di queste cose: amore e amicizia.
Ovviamente ognuno può avere una propria opinione a riguardo, e possono essere anche molto contrastanti tra loro. Io vi espongo la mia.
Come i tramonti.
Li ho guardati a lungo, da una vita; da tutte le rive in cui mi sono arenato. Lo so non è facile definire un tramonto, sono tutti diversi gli uni dagli altri, per i tempi, per i colori, per la sua intensità. Non c’è un tramonto che sia uguale a un altro, per distinguerli bisogna saper cogliere o discernere i particolari, mettere da parte la sua anima per poter dire questo è il mio tramonto, quello che più amo.
Li ho guardati seduto sul bagnasciuga o in piedi, di fronte al mare, trattenendo tra le dita una penna. Come un guardiano del faro ho guardato quella porzione di mondo bellissimo, colorato da infinite e indescrivibili emozioni, per difenderla dall’invasione dei barbari cinghiali, per descriverla. Come fosse una bellissima scenografia dell’essere, dell’esistere, dell’accostamento mio a Dio!
Solo un tramonto riuscirà a spiegare che non siamo soli, perché in ciascuno vive Dio e coloro che ci hanno creati o generati, ed è una cosa bellissima sapere di essere acqua che viene da molto lontano e che immancabilmente corre verso il mare.
Il mare dunque è un qualcosa da cui non si può scappare. Perché ci chiama, ci parla, ci racconta, non smette mai di farlo e ti entra dentro, è parte di te, di me, di noi. Ce l’abbiamo dentro, ce lo portiamo addosso, possiamo fare tutte le strade per starne lontani, ma non servirà a niente, continuerà a chiamarci, senza spiegarci le ragioni, senza dirci dove lo incontreremo, perché lo incontreremo.
Ora tu pensa: un anno ha dodici mesi, e sono giorni, giorni messi assieme per formare un arco di tempo finito … ma noi siamo infinito e dentro di noi è infinito l’amore, è infinita l’amicizia,è infinita la musica che sentiamo in noi. Noi siamo infinito!
A un tramonto ho chiesto: vorrei che svanisse la rabbia, l’odio, il rancore, l’ingordigia, che uccidono il cuore.
Poi ho capito che solo il mare è capace di penetrare la nostra anima con la sua dolcezza, e montando inebria la mente .
Dove inizia e finisce il mare?
Cos’è il mare? E’ l’immenso, la forza che distrugge, quella carezza attorno ai piedi, l’onda che arriva al limite sapendo di non tornare più al mare, il mare nella mano, la profondità nostra che ci fa paura. Diciamo che è mare senza capire che anche noi lo siamo.
Non amare o non sapere amare è come morire, essere niente, è come essere spariti dagli occhi e dalle mani di un si ! Il sì della vita, il si dell’amore. E’ come essere pezzi di altre vite, senza esistenza. E allora io penso che bisogna aggrapparsi a un qualcosa, a un pensiero, per farsi uomo in un pensiero … bisogna solo resistere al tempo, è questo l’orrore, il fatto è che non ci sono più pensieri, ma solo volgare attesa di un qualcosa che rassomigli alla fine. Senza poter spiegare che tutto quello che facciamo, che scriviamo c’entra con quello che siamo o siamo stati.
Arriva la sera
Come ogni sera, arriva.
Non possiamo farci niente,
arriva senza chiedere permesso, arriva e basta.
Non importa che giorno sia stato
bello o brutto, chiassoso e festoso,
triste o silenzioso.
Lei arriva e spegne ogni cosa!
A un passo dal cielo.