lunedì 31 marzo 2025


 

Se dovessero chiedermi chi sono

 

 Di Vincenzo Calafiore

01 Aprile 2025 Udine


… nelle giornate opache scendevo al mare

e passavo ore a guardarlo, mi sembrava di

vedere la mia vita, uno spettacolo lieve

e silenzioso, la mia vita… “

                     Vincenzo Calafiore

 

Vorrei cominciare questo “ pezzo” proponendovi la seguente domanda.

Ha senso scrivere d’amore, di amicizia, oggi ?

Non mi sto riferendo all’immagine che noi diamo di noi stessi, in uno o in qualsiasi modo, perché noi non siamo altro che abitanti che viviamo in queste cose e di queste cose: amore e amicizia.

Ovviamente ognuno può avere una propria opinione a riguardo, e possono essere anche molto contrastanti tra loro. Io vi espongo la mia.

 

Come i tramonti.

Li ho guardati a lungo, da una vita; da tutte le rive in cui mi sono arenato. Lo so non è facile definire un tramonto, sono tutti diversi gli uni dagli altri, per i tempi, per i colori, per la sua intensità. Non c’è un tramonto che sia uguale a un altro, per distinguerli bisogna saper cogliere o discernere i particolari, mettere da parte la sua anima per poter dire questo è il mio tramonto, quello che più amo.

Li ho guardati seduto sul bagnasciuga o in piedi, di fronte al mare, trattenendo tra le dita una penna. Come un guardiano del faro ho guardato quella porzione di mondo bellissimo, colorato da infinite e indescrivibili emozioni,  per difenderla dall’invasione dei barbari cinghiali, per descriverla. Come fosse una bellissima scenografia dell’essere, dell’esistere, dell’accostamento mio a Dio!

Solo un tramonto riuscirà a spiegare che non siamo soli, perché in ciascuno vive Dio e coloro che ci hanno creati o generati, ed è una cosa bellissima sapere di essere acqua che viene da molto lontano e che immancabilmente corre verso il mare.

Il mare dunque è un qualcosa da cui non si può scappare. Perché ci chiama, ci parla, ci racconta, non smette mai di farlo e ti entra dentro, è parte di te, di me, di noi. Ce l’abbiamo dentro, ce lo portiamo addosso, possiamo fare tutte le strade per starne lontani, ma non servirà a niente, continuerà a chiamarci, senza spiegarci le ragioni, senza dirci dove lo incontreremo, perché lo incontreremo.

Ora tu pensa: un anno ha dodici mesi, e sono giorni, giorni messi assieme per formare un arco di tempo finito … ma noi siamo infinito e dentro di noi è infinito l’amore, è infinita l’amicizia,è infinita la musica che sentiamo in noi. Noi siamo infinito!

A un tramonto ho chiesto: vorrei che svanisse la rabbia, l’odio, il rancore, l’ingordigia, che uccidono il cuore.

Poi ho capito che solo il mare è capace di penetrare la nostra anima con la sua dolcezza, e montando inebria la mente .

Dove inizia e finisce il mare?

Cos’è il mare? E’ l’immenso, la forza che distrugge, quella carezza attorno ai piedi, l’onda che arriva al limite sapendo di non tornare più al mare, il mare nella mano, la profondità nostra che ci fa paura. Diciamo che è mare senza capire che anche noi lo siamo.

Non amare o non sapere amare è come morire, essere niente, è come essere spariti dagli occhi e dalle mani di un si ! Il sì della vita, il si dell’amore. E’ come essere pezzi di altre vite, senza esistenza. E allora io penso che bisogna aggrapparsi a un qualcosa, a un pensiero, per farsi uomo in un pensiero … bisogna solo resistere al tempo, è questo l’orrore, il fatto è che non ci sono più pensieri, ma solo volgare attesa di un qualcosa che rassomigli alla fine. Senza poter spiegare che tutto quello che facciamo, che scriviamo c’entra con quello che siamo o siamo stati.

 

Arriva la sera

Come ogni sera, arriva.

Non possiamo farci niente,

arriva senza chiedere permesso, arriva e basta.

Non importa che giorno sia stato

bello o brutto, chiassoso e festoso,

triste o silenzioso.

Lei arriva e spegne ogni cosa!

A un passo dal cielo.

 

 

venerdì 28 marzo 2025


 

Inventarsi una vita

 

Di Vincenzo Calafiore

28 Marzo 2025 Udine

 

…. Da quando ha iniziato

a  parlare di Laura, la sua donna ideale,

nessun lieve movimento lo ha percorso.

Parlando di lei, della sua donna ideale,

 si è spostato a lato come a fare posto

 a una presenza fisica.

E’ così che immagina l’incontro,

come uno sfiorarsi delicatamente.

                    Vincenzo Calafiore

 

 

Di cosa sono fatto io? Non lo so, ma di che cosa sono fatti, i miei sogni io lo so.

Questo me lo sono chiesto un sacco di volte, cioè di che cosa sono fatto. Il più delle volte la mia sostanza è sono di immagini, non saprei spiegarlo, sono cose che non hanno una collocazione precisa o dei riferimenti possibili, non saprei definirle; sono di tante altre vite che ormai sono cambiate, ma sono lì e sono vive ancora con le loro indefinite fragranze.

Sono cose che non hanno un ordine preciso, ma neanche una forma, e durano poco, giusto un attimo e quando vanno via lasciano un grande vuoto.

Una cosa che da sempre ho voluto realizzare è di volare, volare con le ali della fantasia.

I primi tempi sono stati difficili, dopo vari tentativi ci stavo per rinunciare, quando una notte mi venne  in sogno “ Pegaso “, poco dopo è nata la “ Pegasus “ la mia Astronave a Remi e finalmente ho potuto viaggiare, visitare altri mondi, conoscere altre culture, altre vite in altre dimensioni.

Ho navigato per tanti mari, ho guardato i colori del mare, sono tanti; a volte blu, blu scuro, ma anche verde e sembra che non ci sia più cielo o forse non c’è più mare.

A guardare dagli oblò della “ Pegasus “ mi è sembrato di trovarmi in un mondo continuo, diversi l’uno dall’altro, perché ci sono i gabbiani che lo disegnano con i loro voli incrociati.

Da una spiaggia poco frequentata, mi piace ascoltare il silenzio e il vento che fa agitare e cantare un canneto poco distante. Seduto su un secchio pieno di sabbia guardo l’orizzonte è una cosa che appare e scompare e mi rassomiglia molto alla vita che a volte c’è,  e a volte no.

Mi piace molto parlare al mare … parlo, senza staccare gli occhi dai suoi occhi. Non abbasso gli occhi, semplicemente fisso un luogo più in là, dove sono inutili le difese, tutto è mutabile da un momento all’altro, dove è inutile aspettarsi, tanto non arriverà nessuno .

Guardo il mondo intorno da dentro i miei occhi.

“ Guardare “ non significa cercare un qualcosa nell’infinito, o ammirare la bellezza. Potrebbe avere un altro significato “ cercarsi “!

Cercarsi per amore, per amicizia, cercarsi soltanto per sentirsi un po’ di più umano. Cercarsi è una delle meraviglie di questa nostra misera esistenza.

Ad esempio, qui, in questo mondo dove sono nato e dai cui fuggo continuamente, è come se ognuno avesse una sua parte in una grande scena; alla quale purtroppo non c’è scampo.

Io la penso in una maniera diversa, non sono obbligato a questo mondo, lo posso lasciare quando meglio credo, lo posso vedere dalla mia distanza, ma faccio una grande fatica a rimanerci e crederci.

Mi sposto un po’ più avanti sullo scoglio più grande, da lì vedo molte altre cose, vedo un orizzonte che raggiungo con le punte delle dita, e poi il mare, sempre più grande.

Rimanere sullo scoglio è come trovarsi in un posto che non sta né in cielo né in terra, sono come sospeso da una vita felice su una vita che non mi piace.

Io ho sempre pensato che il mare assomiglia agli occhi di una donna. Il mare, questi colori, questi riflessi.

Lontano da qui, da questo mondo, ma davvero lontano lontano, non ci sono mai arrivato; ma ogni notte guadagno ancora un metro di quell’oltre che voglio raggiungere, e ogni notte sempre più mi allontano, con questa mia distanza.

Amo il mio mondo, di spiagge, di mare, di scogli, e di riflessi, più belli della mia vita, quella vita che

mi ha insegnato a “ credere in chi non mi promette nulla e poi mantiene tutto “!

Come faccio a spiegare che io da lassù, dal punto più alto della mia vita, il punto migliore, vedo un isola, che gli altri non sanno che esiste, ma che esiste, che ci vado da sempre?

 

 

 

martedì 25 marzo 2025

 

Anthimos

 

Di Vincenzo Calafiore

26 Marzo 2025 Udine

 

“ … io e la mia vita!

Non so che cosa abbiamo in comune.

Forse la poesia o l’amore, o forse

tutto quello che non c’è stato

ed ho immaginato con una forza

da non averne più bisogno.

Il mio modo di pronunciare la parola

< l’altro>, come fosse un nome proprio,

anche se significa un qualcosa di mancato.

Io e la mia vita che camminiamo dentro

i nostri sguardi, in realtà, non ci siamo

mai incontrati. “

                            Vincenzo Calafiore

 

 

Ci sono dei giorni nei quali si vorrebbe andar via anche dagli stessi occhi, collocarsi con tutto quello che si ha, parole e pensieri, in una terra neutra, dove io e te, noi tutti siamo alla pari, senza un presente, senza un passato.

Senza malizia, anche confessando < all’altro, agli altri > la sua ingenua sincerità nell’ammettere i propri fallimenti, le sconfitte.

Una sincerità così vera da riuscire a rendere le parole fallimento e sconfitta in termini senza significato.

Una sincerità unica e vera capace di riscattarle solamente incontrandole.

C’è un mio amico poeta, Anthimos, che la sera si lascia trascinare dal vino e ride, canta e balla una danza strana, lui mi ha detto che in Grecia la sera la ballava sempre davanti alla sua casa in riva

al mare, balla e cade sfinito in mare. Poi di giorno scrive poesie d’amore.

Di notte cammina sulla spiaggia e si mette a parlare con il mare, gli domanda di parlare con la sua vita affinché gli conceda una tregua, che lui non ha colpa se è nato in un tempo sbagliato.

Ora Anthimos vive in una baracca poco distante dalla mia, più verso il paese, la mia è più vicina al mare.

Non so da quanto tempo che vivo così, che faccio questa vita.

Non mi sono mai pentito, la mia è stata più che una scelta, è un vivere una vita in maniera diversa.

Mi sono trovato ad una certa età senza più voglia di vivere, senza la cultura dell’appropriazione indebita, senza quella sotto cultura fatta di rappezzamenti, è stata una decisione bellissima quella di abbandonare tutto e venire ad abitare qui ad “ Oceano-Mare “ come io l’ho battezzato questo luogo non luogo.

Ricordo la mia prima baracca, era davvero bella aveva molte porte che aprivano a mondi diversi, venivano molte persone a visitarla; poi una notte il mare si è incavolato e l’ha raggiunta, se l’ha portata via al largo, non ho più trovato quei legni così belli.

 

In questa sua baracca, tra oggetti diversi con tante altre storie e chiodi che non reggono nulla, fanno pensare alla “ provvisorietà” personale e della vita che si è manifestata in un qualcosa di indefinito, snaturata, e rimanendo essa stessa senza alcuna definizione.

L’incertezza, la ricerca della felicità, sono gli elementi sui quali poggia la sua vita, la sua certezza di non abitare in questo mondo.

 

Non so quante spiagge ho cambiato, da quanti anni vivo qui a “ Oceano-Mare”, non mi affeziono a niente. Le donne mi hanno deluso sono come le barche senza remi, vanno dappertutto, tranne che nella direzione giusta.

Il mare mi racconta molte cose, e sono cose che poi trovo nella mia vita. Vorrei chiedere ad Anthimos di scrivere quello che mi porto dentro.

Se qualcuno potrebbe pensare che in altre latitudini si possa essere felici, si sbaglia … per esserlo bisogna saper volare, e a farti volare, a darti ali grandi così grandi da farti volare è solo l’amore, amare un’altra persona.

Ma nessuno mai potrà impedire ad un'altra persona di coltivare una sua propria immaginazione, che poi è la sua realtà, la sua memoria, concentrata nel i luoghi verso cui andare.

Stare qui a “ Oceano-Mare” è imparare a “guardare”. Guardare dentro,trovare quello che non sembra esserci ma che c’è, o quello che sembra essere niente e invece è amore!

Prendiamo ad esempio la mia vita, una striscia di sabbia dorata, so che sotto, nasconde qualcosa, non si vede, ma dal modo in cui la sabbia è appoggiata io so che c’è qualcosa, non si vede ma c’è.

Tra un po’ il mare comincerà a salire e a portarsela via, così tutto qui a “ Oceano –Mare”, è sfuggevole, incerto, provvisorio!

Ma la notte, quando il mare si calma dal cielo calano sul mare gli angeli, portano la serenità che è mancata, portano la polvere di stelle … quella che a volte mi fa volare sopra una vita tutta da scoprire, da amare fino all’ultimo colpo d’ala !

 

 

domenica 23 marzo 2025


 

Posso non piacere perché non indosso nessuna maschera

 

 

Vincenzo Calafiore

23 Marzo 2025 Udine

 

“ Innamoratevi!

Non importa per quanto, il come

e di chi, ma innamoratevi!

Fatelo adesso, ora, in questo istante ma fatelo.

E’ un terremoto ma è bellissimo! “

            Calafiore Vincenzo

 

Il mio sogno quotidiano è quello di fuggire da questa realtà che di “ reale “ non ha proprio nulla, è per certi versi una loggia da cui assistere, o una finestra da cui guardare uno spettacolo che si svolge su un immane palcoscenico ove non c’è niente di vero, dalle sceneggiature alle maschere indossate dai recitanti o attori prezzolati o entusiasti della parte loro assegnata dal grande sconosciuto, irraggiungibile, regista.

Viviamo o si vive un’esistenza non esistenza!

Ed è triste, perché a un certo punto comprendi cose che non si vorrebbe comprendere!

Immaginare di potersi rivolgere alla vita come a una donna, o alla tua donna e poterle dire ….

“ Vorrei che tu sapessi che tutte le notti passate accanto, le discussioni inutili sono state delle belle cose più delle difficili parole che avrei voluto dire, per paura di ferire e che invece ora in questo vento di libertà si possono dire: Ti amo !

Vorrei poterti dire che forse non siamo stati quello che avremmo voluto essere, un bel sogno ! Ma non siamo stati neanche una brutta realtà.

Voglio farti sapere che ogni notte, di questa vera e passionale, unica esistenza, abbiamo assieme percorso anni luce, tu dal tuo letto, io dal mio. Ci siamo incontrati come anime nei nostri ovunque, nei sogni che abbiamo vissuto con altri nomi, in altre case, ma sempre noi senza maschera, veri, e unici, come lo sono le nostre esistenze, le nostre realtà che dal branco di scimmie sono chiamate

“ sogni “ , noi non siamo mai stati un sogno, siamo: io e te , you and me !

 

Ti amo così tanto, tanto da non sapere immaginare come si possa amare di più!  

 

Ti ho amata e ti amo, ti amo ancora dal primo sguardo senza tradirlo mai, nemmeno in altri sguardi, in altri occhi.

Solo tu, sai darmi quelle sensazioni e fantasie che non si possono spiegare o raccontare, perché in tutto questo ci sei tu!

Ma la vita è fatta di giorni che non significano nulla e dei momenti, come sprazzi di luce che significano tutto, perché sono vita.

Sai una cosa?

Noi apparteniamo alla “ Forte razza dei sogni “ e noi sognatori crediamo che qualcosa di bello possa sempre accadere.

Che dietro ad ogni angolo, a un incrocio, ad un semaforo ci sia o ci possa essere un’emozione, una carezza, u bacio, una tenerezza, ad aspettarci.

Abbiamo la certezza, che i nostri desideri si avverino, la certezza di trovarci ovunque in ogni istante della nostra esistenza.

Tu mi parli ed io rimango incantato a sentirti,

tu mi parli e io avrei voglia di darti un bacio,

tu eludi le mie speranze e io le stringo forte a me, perché io ti amo!

Per amarti ho un posto in cui nulla potrà ferirti, dove non esiste la negatività, dove ti tengo stretta a me, perché ti amo … Questa è vita, la mia vita! 

Ma chiunque abbia provato il dolore almeno una volta, sa bene che arriva al punto di provare una specie di malinconica tranquillità, una specie di calma dopo una tempesta come quasi una certezza che non lo proverà mai più.

Normalmente questo è definito “ arresa “, ma è una splendida vittoria, una rivincita sul dolore.

Era quello che un tempo avrebbero voluto loro, che mi arrendessi e indossassi una maschera.

Glielo leggevo negli occhi, nei finti sorrisi, nella loro pietosa e oscena manifestata felicità che non hanno mai avuta.

Non ho mai inteso dargliela vinta!

C’è quel “ se “ a fare rumore, a levare il sonno e la pace. Se solo fossimo in grado di amare, o di gridare, urlare quel – ti amo – chissà la vita l’avremmo vissuta in maniera diversa.

“ Amami ora! Amami adesso che non ho nulla da offrirti, nemmeno una parola che ti faccia restare!                  

 

 

 

 

 

sabato 22 marzo 2025


 

Senza fretta

 

Vincenzo Calafiore

22 Marzo 2025 Udine

 

 

 

 

 

 

“ Innamorati di chi non ha fretta, di chi sa aspettarti, per avere il piacere di parlare con te.

Innamorati di chi non vede l’ora di incontrarti per avere un tuo bacio. Innamorati della sua poesia, della sua maniera di guardare il mondo, ma soprattutto innamorati di chi ti racconta il mare, perché in questa persona c’è l’infinito.

Innamorati!

Innamorati della persona che sa farsi carico delle tue paure, dei tuoi mostri.

Innamorati di chi sa aspettarti.

Tu, innamorati dei suoi gesti, più che delle parole; delle sue attenzioni, dei suoi silenzi, della maniera di guardarti. “

 

Io lo so che un giorno ti incontrerò e ti abbraccerò, ti abbraccerò così forte da farti male; ti abbraccerò per tutte le volte che ti ho attesa inutilmente, per le notti passate a immaginarti chissà dove e con chi, ma soprattutto ti abbraccerò perché ti amo, ti ho sempre amata.

Se avessi avuto più attenzione, avresti capito dalla mia maniera di guardarti di quanto ti amassi.

Ho sempre avuto la voglia e il desiderio di guardare gli occhi tuoi, di tenerli per sempre custoditi in me.

Lo hai sempre saputo, mi piace conoscere bene, quasi a memoria la persona, come le poesie che studiavo a scuola.

Significa amare questa persona col ritmo della poesia, strofa dopo strofa, amare il ritmo che le appartiene.

Dunque la poesia, come la persona, i suoi ritmi, le sue aree, i suoi misteri, la sua dolcezza e quindi

unire i battiti del suo cuore col mio, farsi prendere dai ritmi del cuore, più che dalla realtà, questa è meschina, marcia, orrenda … la realtà è l’orrendo pasto del tempo, e in amore non c’è il tempo, non esiste il tempo.

Ecco questo significa conoscere la persona a memoria come una dolce poesia, perché come tutte le poesie emozionano, commuovono, si imparano a memoria, ma mai si potranno capire fino in fondo, perché non appartiene, non è stata scritta.

 

Il tramonto.

“ per quanto dolce sia, per quanto bello potrà essere, il tramonto è la fine di un qualcosa. Guardandolo

ci si rende conto che tutto ha inizio e tutto ha fine. Il mio tramonto l’ho visto negli occhi tuoi. “

 

Continuerò a sognarti, a guardarti con i miei occhi, come fosse la prima volta nella mia vita che ti ho veduta, come fosse la prima volta che mi innamoro, ti guarderò con questi occhi perché è l’unico modo per dirti quanto ti amo.

La mia paura.

La paura di perderti e del rimpianto è una presenza silenziosa, si muove nell’ombra, mi aggredisce, mi fa pensare a quel tempo perduto senza poterti amare.

Mi fa pensare che sono stato sempre qui senza mai essere visto, proprio perché ero sempre lì; ma nulla resta per sempre ed è questo a essere stato sottovalutato, come se fossimo immortali, mentre in realtà non lo saremo mai.

E siamo lontani, lontanissimi, eppure non ci sentiamo soli, perché ci tenevamo in mente, e il pensiero non molla mai!

Forse la verità è questa: noi due ci cercavamo molto più di quanto noi stessi pensassimo. Ma abbiamo preso due strade diverse senza avere la possibilità di incontrarci. Forse tu come me non avresti fatto quella strada, ma l’hai fatta.

E ora posso dirti che la tenerezza e l’intimità che provavo e provo per te è una fortissima emozione ancora che nella mia vita non avevo mai provato, ma che c’è, dimmi se questo non è amore!

 

giovedì 20 marzo 2025

 

Inventarti nel buio

 

Quel che tu sai di me

è quel che vedi da un vetro appannato.

Non conosci il mio sogno

di abbracciarti al buio

abbracciarti stretta stretta e baciarti,

stringerti le mani mentre ti parlo.

Sentire il tuo cuore confondersi col mio!

Vorrei averti qui ora, adesso, seduta

davanti a me per poterti dire: ti amo!

E invece sono qui: a disegnarti nel buio!

 

                               Calafiore Vincenzo

 E' questo che cerco nei miei scritti, nei libri, quando li sfoglio; qualcosa che è stato scritto per me. Un cenno, un qualcosa che sappia di me, della mia sensibilità, un qualcosa che spieghi di me. Cosa che suppongo possedere, ma nascosta sotto la pelle che non sapevo di avere. E' questo che cerco nella vita, qualcosa di mio, che credo mi appartenga, anche se non sapevo di averla!


Vincenzo Calafiore

martedì 18 marzo 2025


 

“ Oceano-Mare “

La felice esistenza

“ … per esempio guarda questi pezzi

piccoli di vetro, colorati, erano forse

bottiglie o dei bicchieri che la gente

ha buttato. A guardarli non hanno più una vita

ma se si mettono assieme uno accanto all’altro

diventano un mosaico, un bel mosaico colorato.

Questo ti fa capire la facilità con cui la gente

si disfa delle cose belle, non si affeziona

e le getta via.

Questo lo fa anche con le amicizie, con gli amori,

ecco perché è triste, non si affeziona a niente a nessuno,

 non ama! “

                      Vincenzo Calafiore                                                                                                                                                                      

 

 

Qui a “ Oceano-Mare” la vita scorre lentamente, ha lo stesso ritmo del mare calmo di primavera.
Le mie impronte rimangono impresse sulla sabbia, il mare non arriva a risalire la spiaggia per cancellarle.

Mi basta guardare il mare per sapere se sarà una buona giornata, e oggi lo sarà. Io lo so che la mia realtà non cambierà mai, nemmeno per un attimo.

Oggi dovrebbe venire a trovarmi una signora a comprare tutto il vetro colorato che riesco a raccogliere sulla spiaggia. Con i miei vetri fa mosaici per finestre e porte, anche per qualche chiesa, me li paga bene.

Mi piace molto come donna, ma è di un altro uomo, ho provato un paio di volte ma lei non si è degnata di fare o dire niente, mi ha lasciato perdere.

Un giorno le ho proposto di comprare pezzi di mattonelle, sono bellissime, devono essere più o meno di cinquanta,quaranta anni fa.

Non se ne trovano molte di piastrelle così belle, hanno colori bellissimi, hanno i bordi consumati dal mare e hanno una bellezza tutta loro. Cerco di immaginare la loro storia, ma se potessero parlare mi racconterebbero tutto quello che era successo nelle case in cui sono state.

In ogni cosa che ritrovo in mare ci sono delle storie, e non potrò mai sapere se sono state belle o brutte.

Le cose che raccolgo sono la storia di tante vite che non conosco e mai potrò conoscere, ma mi basta sapere che sono esistite, mi piace pensarle, immaginarle quelle vite forse meno felici della mia.

Da lontano mi sembrava un cane nero addormentato nella sabbia, i gabbiani gli giravano guardinghi attorno senza avvicinarsi e, più mi avvicinavo e più capivo che si trattava di un’altra cosa e non di un cane. Era uno zaino nero abbandonato o dimenticato da qualcuno da molto tempo perché lo zaino era un po’ scolorito. Lo apro e con meraviglia scopro che è pieno di lettere alcune aperte ed altre ancora chiuse, erano state inviate tutte alla stessa persona, una donna.

C’erano alcune che non capivo, per via della scrittura, ma quando la notte ho letto quelle pagine mi sono ritrovato; avrei voluto io avere quella donna e non le avrei scritto cose tristi, ma di quanto io l’amassi …. Ho pensato che avrei potuto avere un’altra vita!

Anche se non mi sono mai mosso da “ Oceano-Mare” , ho visto il mondo, qui sono davvero felice, a parte una donna, non mi manca niente, mi sento diverso dagli altri uomini, o sono io a essere davvero diverso. Non so perché non ho avuto una vita condivisa con una donna, e invece ne ho una che comincia da laggiù dall’orizzonte che scruto sempre e quando ci penso mi prende una specie di nostalgia.

Ho conosciuto donne bellissime e non ho più visto donne così belle …. , nella mia fantasia, ma non le ho mai viste da vicino, veramente, voglio dire; una notte però una donna nera mi è venuta vicino, era alta, molto più alta di me e mi sorrideva, e non ricordo più niente.

Mi piace cantare.

A “ Oceano-Mare “ certe volte all’impiedi davanti al sole che pian piano si alza  dal mare, senza accorgemene ho intonato una canzone, i gabbiani sentendomi cantare se ne sono andati, si sono alzati in volo, ho capito di non avere una bella voce.

D’estate “ Oceano-Mare “ si riempie di gente, non sono della città, è gente che arriva da altre spiagge che come me ci vivono, vengono qui per un certo tempo e poi se ne vanno; io invece rimango qui.

Per questo non voglio che si sappia di me, della fortuna che ho a vivere a “ Oceano-Mare”.

Capita che qualche bella signora vuole farsi una fotografia con me, facciamo un giro assieme sulla spiaggia … Amare sarebbe un altro discorso, che non so.

 

Oceano-Mare non ha riferimenti, qui tutto sembra sfuggente, incomprensibile, incerto.

La mia vita è appoggiata sul bordo di un presente che non conosco e, basta che il mare una di queste notti guadagni ancora qualche metro che se la porterà via con sé.

Più che vita, è solo un insieme di pezzi diversi che non hanno storie in comune e non sembrano averla in passato.

Vicino a un peschereccio distrutto uomini giocano a carte tra immondizia e animali randagi,a me pare di vedere il mio destino che mischia le carte continuamente.

La gente qui mi conosce con un solo nome: “ Oceano-Mare “

 

domenica 16 marzo 2025


 

 

TANO

…. a volte succede che una parola,

una visione o un pezzo di mattone rosso

lisciato e modellato dal mare, portino

a rivivere certi ricordi e quando succede

anneghi non in un mare, ma in un oceano-mare!

Non c’è niente che ti possa salvare, anneghi e basta

dentro i tuoi ricordi ! “

                                   Vincenzo Calafiore

 

 

Io lo so, dall’altra parte del mare ci sta un’altra terra. Una terra bella di tante rive larghe e lunghe, con la sabbia bianca, che sotto il sole brilla come diamante, è lì che vorrei andare a vivere.

Questa dove sono non è altro che un deposito di tempo e di cose senza storie, la mia casa è una baracca vicina al mare, che qualche volta viene a farmi visita portandosi via tutto, non mi rimane niente.

Io rimango lo stesso, non me ne vado e poi dei soldi non saprei cosa farmene, veramente; non sono la mia felicità. La mia felicità sono quegli orizzonti che la sera mi piace immaginare e colorare, guardarci dentro e vedo ogni sera una vita bella per me che non posso raggiungere c’è mare, troppo mare a dividermi.

Avresti dovuto vedermi un tempo ormai cancellato, avevo una casa nella città, ero davvero bello, ben curato, ben vestito. Ho avuto una moglie un tempo era davvero molto bella, poi è successa una cosa che non ricordo, come non ricordo più lei.

Il dolore come il mare si è portato via tutto, perfino la mia vita.

In certe sere guardando il mare capisco che qualcosa succerà e succede quasi sempre di notte, allora porto via le cose che più amo lontano dalla riva.

In tutti questi anni di baracche ne ho ricostruite molte, con il legno che il mare mi porta, forse sarà quello delle altre che si è portato via; e pur avendole spostate più lontano, lui riesce a raggiungermi e a portare via tutto.

Nessuna cosa è per sempre vicino al mare.

E’ per questo motivo che non ho una donna con cui vivere per sempre. Ne ho avute tante e donne belle … l’ultima, Sofia, che mi ha seguito, poi non ha voluto più rimanere e mi ha lasciato per sempre, non ha voluto vivere in una baracca dove non puoi tenerci niente, nemmeno un letto, perché il mare se lo porterebbe via.

Lei per un po’ ha condiviso la mia filosofia di vita. Abbiamo vissuto giornate bellissime e indimenticabili, abbiamo fatto l’amore sulla riva di notte, coi pesci che venivano a guardarci; un giorno l’ho vista andare via con la mia carretta, non era nuova, ma era l’unico mezzo che avevo per raccogliere la roba che il mare mi portava e che poi andavo a vendere. Ho pensato che me l’avrebbe ritornata, o che sarebbe tornata da me con la mia carretta, e lo ha fatto apposta, sapeva che senza, io non avrei più fare niente, andare da nessuna parte.

Quando la notte il mare si arrabbia, rimango sveglio e se penso a una donna penso a lei, a Sofia, l’unica donna che mi ha voluto davvero bene.

Sempre baracche, sempre baracche nella mia vita.

Ho viaggiato moltissimo, ho visto tante, ma proprio tante belle spiagge …. Ora non mi muovo più, questa spiaggia in cui vivo mi piace troppo e non so perché o forse perché qui sono stato felice, ho potuto toccare con mano la felicità.

Una volta sono andato via, per un mese, a tentare la fortuna da un’altra parte. Poi una sera mi hanno fermato di notte e chiesto i documenti che non avevo, mi hanno caricato su un treno ed è così che sono tornato a “ Oceano-Mare “.

 

“ Per Tano era meglio vivere in una baracca che in una casa, è una cosa che appartiene ormai a un’altra vita. Questa che ha le appartiene ed è la più bella come è bello vivere a “ Oceano-Mare”. “

 

Ogni giorno il mare riporta un tesoro, io aspetto!

Qui ad “ Oceano-Mare “ la vita non è monotona, ogni giorno viene un camion che scarica roba.

Oggi assieme a tanta roba ha scaricato una poltrona.

 

“ Sulla spiaggia di “Oceano-Mare” il mare porta tante cose; io spero un giorno di trovare la mia vita, seduto su una poltrona di uno stile confuso, è appoggiata su un cumulo di sabbia più alto e mi sembra un trono, mi sento un Re quando mi ci siedo. Parlo con il mare, gli racconto la mia vita che non c’è più e quella che ho mi pare tanto più bella, tanto più vera come lo sono le onde che a volte mi raggiungono per accarezzarmi, questo è mare, questo è “ Oceano-Mare “. “

 

La vita di Tano forse ha più strati della spiaggia, ed ogni strato nasconde o protegge un ricordo, qualcosa, un indirizzo, reale o inventato.

Gli è più facile trovare quello che la sabbia nasconde, di quello che lui stesso nasconde, a se stesso.

Ha un sorriso, Tano, che non riuscirà mai a levargli di dosso la malinconia, è questa la sua grande forza.

Ha tra le mani frammenti di vecchi mattoni rossi e piastrelle, belli i disegni e i colori, intensi, ma sono cose che non gli appartengono.

Anche le fotografie che trova hanno altre verità, altre vite, ma tanta malinconia.

E’ questa a separarlo dal modo di essere, oggi.

sabato 15 marzo 2025

 E’ la mia vita a non avere più

voglia di aspettare!

Il ricordo di te viene di notte

Nell’aria magica dell’ora muta delle fate.

C’è il mio sogno.

Fermo nel silenzio a guardare il passare

dei giorni dove ci siamo perduti, smarriti

come un anello d’oro in mare.

E’ la mia vita

che sfugge alle paure e corre incontro all’amore,

che prima o poi mi riprenderà, come un tram

a una fermata da cui non è mai passato.

                                   Vincenzo Calafiore

 

 

 

 

Alla fine andrò via

Spoglio di tutto senza parole!

Queste le ho lasciate a te

Per ricordarti quanto sia stata

bella la mia vita inventata.

Però quelle sere in riva al mare

quei volti illuminati da un falò,

quelle canzoni cantate a memoria

come fossero poesie!

Tutto vero

vero come il mio ti amo

ancora adesso in questa età misera e sfinita.

E … arrossire nel dirtelo

come quando ti bacia la prima volta.

Vero è questo sogno

vera è questa vita inventata

anche se ancora adesso è lontana!

 

                                  Vincenzo Calafiore

venerdì 14 marzo 2025


 

Voglia di tenerezza


 

Vincenzo Calafiore

15 Marzo 2025 Udine

 

“ … restammo a guardarci.

Il suo sorriso era incerto, come il futuro.

Che strano,i miei sensi erano congelati.

Perché non gli ho buttato le braccia al collo?

Il desiderio e la tenerezza non riuscivano

a prendere forma, morti sul nascere, terrorizzati

all’idea dell’estasi. Riuscii soltanto a dirle ti amo. “

                                                 Vincenzo Calafiore

 

 

Restammo a guardarci. Il suo sorriso era incerto, come il futuro. Che strano,i miei sensi erano congelati.

Perché non gli ho buttato le braccia al collo? Il desiderio e la tenerezza non riuscivano a prendere forma, morti sul nascere, terrorizzati all’idea dell’estasi. Riuscii soltanto a dirle ti amo.

Come fai a non sentire il mio amore, quanto ti amo?

Basterebbe che tu guardassi bene i miei occhi, basterebbe che tu sapessi leggere, dare un significato agli occhi miei che non smetterebbero mai di guardarti.

Ce l’ho messa tutta per tuffarmi in un’altra vita, senza riuscirci, ti amo troppo per lasciarti andare, perderti.

 

Mi agitavo sul letto, con la luce spenta, in preda a emozioni e inquietudini contrastanti; ogni immagine mi volteggiava dentro un vortice sbigottito, il mio desiderio di tenerezze rischiava vigliaccamente di prendere il sopravvento.

Dentro, le voci parlavano e s’incrociavano contraddicendosi senza alcuna pietà.

L’unica cosa che questo scampolo di notte conosce la mancanza di: baci, amore, tenerezza, carezze; e non solo, protezione, calore, umanità,abbracci.

Il cuore è il centro di tutto! Ho imparato a parlare con lui della mia solitudine, della malinconia che vela il mio sguardo, per liberarmi, per liberarlo!

Che sapore hanno le labbra di una donna?

Il desiderio, scappa schivo,fugge tra le lenzuola, riaffiora per nascondersi subito, terribilmente dolce e imprevedibile, maschera le sfuggenti sensazioni lasciando il cuore vuoto.

Quanto selettiva e ben custodita si rivela essere l’intimità!

 La guardo con una sorta di intima passione e desiderio, la immagino davanti a uno specchio provare il nuovo reggiseno nero; le mani ben curate, e un corpo pieno di fascino.

Un corpo desiderato che accende ogni fascino e ogni freschezza, che vibra ad ogni respiro.

E’ soltanto il desiderio con la sua totale immaginazione che può vederlo e quando riaffiora l’esuberanza, soltanto lui può goderne.

E’ questa l’intimità, il peggio e il meglio: l’infinito e il grandioso. Tutto confluisce nei suoi dolci occhi e lo accolgono con la grazia che hanno ….

L’unico testimone delle mie inquietudini nello studio è un cuore appeso a un filo di speranze, che sembra guatarmi dal suo spazio, superbo, quasi lottasse contro le infinite tentazioni.

E sul tavolo, che sembra provenire da un altro mondo, da un altro tempo, il mio diario, su cui annoto le emozioni, aspetta la luce del mattino per lasciarsi nuovamente affascinare da quegli occhi di cerbiatta.

Mi è difficile ammettere l’inconfessabile: quando c’è lei non chiudo occhio per tutta la notte, aspettando con intima convinzione le sue braccia, aspettando.

 

mercoledì 12 marzo 2025

 

Quel silenzio, in fondo al cuore

 

Vincenzo Calafiore

13 Marzo 2025 Udine

 

“ … l’alba mi trova addormentato

di traverso sul tappeto ai piedi del letto

che è rimasto intatto.

Ancora con l’odore di tabacco, addosso e nell’aria,

assieme a un sogno rimasto impigliato nei chiaroscuri

della mia testa, ci sono state tante emozioni,

una più forte dell’altra.

Mi rendo conto però che nessuna emozione

si può definire unica, ciascuna, per quanto possa

sembrare nuova è stata già vissuta da altri, in tanti sogni.

Ecco perché fumando un sigaro e ripensando al sogno,

non sapevo se quelle emozioni fossero state solo mie!

Il fumo sale piano, disegnando l’aria e penso ai voli

dei gabbiani quando tagliano l’aria … la mia solitudine

mi spinge ad andare oltre, esploro gli odori nell’aria e,

a mano a mano che li scoprivo, una verità mi

colpiva come una lama tagliente ….

Avevo dimenticato com’è  il profumo di donna

che stavo cercando! “

                                         Vincenzo Calafiore

 

 

 

Prima che la luna raggiungesse il centro del mio cielo, o della porzione di cielo contenuta dalla finestra, la sera di seta indiana mi sembrò lavata da mani di fanciulla, tanto erano nitidi i contorni

delle nuvole sopra la città.

C’è in cielo una luce più metallica che naturale, forse sarà argento o platino, oro bianco!

Nel cuore, c’è un silenzio innaturale, un silenzio che mi martella il cervello, è un peso enorme da sopportare assieme alla mia solitudine rivierasca; forse dovrei affidarmi alla voce che sento dentro, capisco in un attimo di lucidità, che questa mi è entrata nelle carne, pur senza il mio consenso e ora non ne potrei farne a meno. L’alba mi trova addormentato di traverso sul tappeto ai piedi del letto

che è rimasto intatto. Ancora con l’odore di tabacco, addosso e nell’aria, assieme a un sogno rimasto impigliato nei chiaroscuri della mia testa, ci sono state tante emozioni, una più forte dell’altra. Mi rendo conto però che nessuna emozione si può definire unica, ciascuna, per quanto possa sembrare nuova è stata già vissuta da altri, in tanti sogni.

Ecco perché fumando un sigaro e ripensando al sogno, non sapevo se quelle emozioni fossero state solo mie! Il fumo sale piano, disegnando l’aria e penso ai voli dei gabbiani quando tagliano l’aria … la mia solitudine mi spinge ad andare oltre, esploro gli odori nell’aria e, a mano a mano che li scoprivo, una verità mi colpiva come una lama tagliente …. Avevo dimenticato com’è  il profumo di donna che stavo cercando!

Improvvisamente un pensiero si impadronisce della mente, ma è un incubo.

E se domani mi dovessi svegliare tramutato in un animale, ad esempio in uno schifoso scarafaggio, o in una mantide religiosa? Come vedrei il mondo attorno a me?

Che io sappia le metamorfosi si verificano senza alcun preavviso come per l’infarto, quindi senza nessuna possibilità di difendermi …. Ora non chiuderò occhi per paura di mutarmi in uno scarafaggio!

Suonano alla porta, lo squillo del campanello mi fa compiere un balzo sulla sedia, e ancora in mutande e canottiera esco sul ballatoio a chiedere chi fosse a farmi visita.

Tano, marinaio in “disarmo” come lui usa definirsi sale la breve rampa di scale, 10 gradini appena, lo sento borbottare e lamentarsi di qualcuno, sicuramente della moglie, che lo ha lasciato per un altro uomo più giovane di lui.

Entra in casa, non fa caso al mio essere in mutande e canottiera, si siede alla scrivania, apre il cassetto, prende una sigaretta e l’accende, mi guarda e senza parlarmi continua a fumare.

Poi, con quegli occhi da gabbiano, mi chiede: < questa sera che cosa ci mangiamo? Io ho in macchina una cassetta di gamberi, se vuoi ci facciamo una buona mangiata, sei d’accordo?>

Guarda, mi vedi come sono? In mutande!

Si sono in mutande perché puzzo di solitudine ….. ho la necessità di ricordare com’è il profumo di donna e tu vieni a parlarmi di gamberi, ma ti pare una cosa giusta?

< Non tocchiamo questo argomento, io di donne non ne voglio più sapere, parliamo di quello che vuoi, come quando andavamo a scuola, ti ricordi, quanto parlavamo? Meglio parlare di mare e di barche. Allora vado a prendere i gamberi in macchina … > e va via!

Ritorna e si dirige direttamente in cucina, dopo che si è accesa un’altra sigaretta.

Sgombero il tavolo dai fogli di carta e dalla macchina da scrivere; stendo dei fogli di giornale e dopo aver apparecchiato la tavola, lo raggiungo in cucina.

Il profumo dei gamberi fritti raggiunge ogni stanza, perfino le scale.

Anche lui si spoglia e si mette in mutande, come me … a differenza mia indossa sulla canotta una mia cravatta, mi versa del vino e cominciamo a mangiare.

< Hai ancora la tessera da giornalista, hai il pass da giornalista? >  Mi chiede!

< Ma perché me lo chiedi, di cosa hai bisogno ? >

< Perché voglio che tu scriva la mia storia, di come vivo all’abbandono. > Mi risponde !

<  Figurati se alla rivista per cui scrivo interessi questa storia, mi pagano per altre cose più serie.

Sai una cosa? Ho tanta paura di mutarmi in uno scarafaggio o in una mantide religiosa … questo è un problema, se mi addormento questa notte … tu domani potresti non trovarmi più! >

< Tutto qui ? Bevi, bevi che ti passa la pura  … >

La serata è finita con Tano addormentato nel mio letto e io sul divano a guardare il soffitto.

Se avessi raccontato a Tano l’intero dialogo con il mio anonimo persecutore, le sue domande mi sarebbero piovute sulla testa rimbalzandomi in testa come pioggia di primavera.

Quale genere di passione mi domina?

Finimmo di cenare senza congetture e analisi sul suo caso, l’unico argomento di conversazione fu la mia possibile mutazione in uno scarafaggio o mantide religiosa.

Inevitabilmente la vita quotidiana continuerà il suo corso, e così Tano al suo risveglio continuerà a pensare a sua moglie; mentre io scoprirò di non essermi mutato in uno scarafaggio e continuerò ad immaginare come possa essere il profumo di donna e il calore del suo seno!    

 

 

 

 

 

 

 

 

lunedì 10 marzo 2025


 

Gente sulle nuvole

Vincenzo Calafiore

10 Marzo 2025 Udine

 

“ … te l’avevo detto: se vuoi vivere

devi camminare sulle nuvole, amare

e vivere con la loro stessa leggerezza ogni

tua emozione. Con loro non servono

le parole, la tua anima sa, conosce il loro

linguaggio. Quello che tu devi fare

è quello di sdraiarti su un prato verde

e guardare il cielo … dopo non ti

riconoscerai più, tanto ti sentirai diverso

e non vorresti più tornare nella pozzanghera

da cui per un’ora sei uscito. Un’ora…

lunga un’eternità! “

                              Vincenzo Calafiore

 

 

Dovrei guardarti senza incanto come faccio con le nuvole, e invece ci casco sempre, non riesco a fare a meno di guardarti e rimanere incantato, prigioniero di te; così accade con le nuvole senza riuscire a descriverle perché nel frattempo sono già cambiate, sono altre, ma tu no, rimani sempre bella, e credimi è meraviglioso il solo rimanerti accanto.

Vedi Johannes, quelle nuvole, lassù sul lato sinistro dell’orizzonte, non rassomigliano a delle onde?

Io penso che le nuvole siano le onde del mare che è sopra di noi, e se le guardi bene sono sempre diverse e, la cosa bella è che non si ripetono mai! Non sono come noi, che moltiplichiamo sempre le stesse cose. Le onde del mare di sotto, invece sono sempre uguali, grandi, larghe,piccole, ma sempre maestose, spumeggianti come lo è a volte la nostra vita, testarde, non si arrendono mai; noi alle prime difficoltà, ci arrendiamo, cadiamo e difficilmente ci rialziamo.

Le prime non hanno memoria ecco perché leggere vagano ovunque sopra ogni terra, sopra i mari, su tutti i mari, le onde del mare invece hanno la stessa  memoria e tornano a morire vaporizzandosi contro le scogliere, gli scogli, le rive, certe volte tornano al cielo, come gli angeli caduti.

Ho paragonato la mia vita alle nuvole  e l’ho vista meno mutevole, più duratura; a confronto perfino un fiore sembra certo, su cui poter contare, con le nuvole no, non è possibile.

Gli uomini non vi rassomigliano, mentre le nuvole vanno oltre l’orizzonte, gli uomini muoiono, le nuvole non muoiono mutano e rinascono in altre forme, non hanno bisogno di farsi belle o di danzare, loro sono belle e leggiadre danzano, fluttuano. Proprio come fa lei, che vive sulle nuvole!

Lei è la mia nuvola, la più bella nuvola che i miei occhi abbiano mai potuto vedere.

Standole accanto mi sono reso conto che in me le schiavitù umane convivino con una sorta di leggerezza, come se ne fossi vittima in misura minore rispetto ai comuni mortali, sarà perché l’amo, sarà la sua presenza nella mia vita

Lei Johannes si è distesa sull’enorme letto; le do una coperta anche se ancora non si fa sentire il freddo della sera. Il sole ha da tempo superato la lunga trincea di nuvole bianchissime e svaporate agli orli, colorandole nel ventre, come una chiazza di sangue, e mentre mi accingo a lavorare alla scrivania messa di traverso sotto la finestra, lei ha chiuso gli occhi!

Non so quanto tempo fosse passato, mi alzai per controllare mi diressi verso di lei, la coperta era scivolata a terra e lei non era distesa, era tutta raggomitolata, rannicchiata su se stessa infreddolita.

Le raccolgo i capelli a lato del viso, la ricopro e torno alla scrivania.

Io e lei amiamo le nuvole, le cerchiamo guardandoci negli occhi! Siamo come tanti altri gente in cerca di nuvole … di leggerezza, della leggerezza del vivere.

La svegliai sfiorandole il viso. Aprì gli occhi. Nella sua espressione riconobbi: la felicità. Si mise seduta sul letto e si coprì la faccia con le mani. Dopo un attimo cominciò a legarsi con le trecce i capelli dietro la nuca, il suo viso illuminato dal sole è davvero bellissimo, tanto da non poter fare a meno di rimanere incantato a guardarla.

La guardai scendere le scale dalla porta del soggiorno e l’unica frase che mi disse fu:

love is wonderful sometimes, l’amore a volte è meraviglioso! Sparì in bagno!

Acquistai il quotidiano spagnolo “ El Pais “ per non dimenticare lo spagnolo e andai a sedermi sulla

mia solita panchina, quando scorsi Johannes. L’osservo sfacciatamente, grazie alle lenti scure mando a spasso il pudore e, anche se mi costa ammetterlo, il suo fascino giunge sino a me, come un fascio di luce, un candido nastro lucente in mezzo alla strada.

E’ bellissima e mi domando in che cosa consiste il suo fascino? Mi fa rabbia il fatto di esserne pazzamente innamorato, con quelle ciocche nere sempre sulla faccia, fra le quali si intravedono bagliori biondi, e poi con quel vestitino a fiori viola.

Mi passa vicino e fa finta di non riconoscermi … emana una fragranza incendiaria … mi alzo e l’abbraccio, le do un bacio …

 

 

 

 

 

 

giovedì 6 marzo 2025


 

Marea


Vincenzo Calafiore

07Marzo 2025 Udine

 

Adesso io in questo mare basso e senza vento, galleggio in una lunga deriva, che non va da nessuna parte; racchiuso tra gli scogli, in poco mare, posso vedere nei tratti tra uno scoglio e l’altro il mare grande, azzurro e spumeggiante è una visione bellissima, di grande respiro e di libertà assoluta.

Mi pare di essere in paradiso, assorto nei miei pensieri; è una condizione di impareggiabile serenità, che mi porta in alto, e come un gabbiano guardo il mio mare da lassù, da quel cielo dipinto e tratteggiato dalle ali.

Tutto questo è racchiuso come in uno scrigno, nella parola, nel verbo amare; forse da me coniugato malamente per aprire una breccia nel suo cuore, provato da molte tempeste.

Marea!

E’ in piedi e fissa il mare dalla finestra aperta, il mare calmo in questa notte di marzo che sembra appartenere a un’altra stagione vissuta in una precedente vita.

Il suo profilo è nitido contro il profilo del mare e, dolcissima melodia sembra invadere la stanza.

Inizio a prendere i primi appunti … di notte i pensieri diventano superfici vitree su cui scorrono scene d’amore e di carezze, baci, è un inganno del forte desiderio di averla; sono dei riflessi strani che gli occhi ingannano, cerco un registro per potervi annotare queste sensazioni notturne.

E’ bellissimo tornare a scrivere dopo tanto mare, sono forse lo scriba dei suoi sogni.

La mia mente barbaglia come il mare, sotto la miriade di immagini che lei cattura e mette a fuoco.

Il volto di Marea ha una luce diversa, i suoi occhi cerulei brillano di luce bellissima, come mai li ho potuti vedere.

So cosa sta pensando in questo momento, la sua mobilità, la sua maniera di guardare sono forme di amore che ancora devo imparare a conoscere, per poterla amare come vorrei; non mi è difficile parlare di lei.

La penna stilografica corre sul foglio, a tratti si ferma come se in un  -bianco – si cancellassero le mie immaginazioni, come precipitassero in un vuoto d’aria; ma subito l’emozione nello scrivere di lei mi cattura, torna a proiettarsi in me il senso dell’amore.

Dunque da quando ho cominciato a scrivere, mi ha ripreso una strana voglia di vivere, che avevo dimenticato per troppi anni. La piccola lampada che rimane accesa tutta la notte è un faro, è la mia salvezza dall’incubo di non sapere amare; è uno degli incubi che mi perseguita da un po’ di anni a questa parte.

La solitudine in me è una tempesta che strappa le labbra, è come tagliare le ali a un gabbiano!

Ricordo il sogno, quando la incontrai e ci siamo trovati a distanza ravvicinata, è stato come trovarsi con angelo volante, ci siamo abbracciati e, baciati …..

Nell’alito acre, che i miei pensieri mandavano ho respirato l’emozione di risalire il cielo tra le sue braccia, ma anche la duplicità del Tempo che rimaneva romantico, dolce e insieme mielosa sua presenza.

Poi aprendo gli occhi per un breve attimo ho potuto vedere il vero volto della solitudine nell’abisso del vuoto attorno a me!

La sintonia con una donna, quando è profonda è uguale al rapporto che si ha con una melodia ascoltata; c’è sempre qualcosa di indefinito o di indefinibile che definisce il destino.

Guardare una donna negli occhi è un qualcosa  che ha a che fare con il ritmo del cuore, con la delicatezza che è propria del volo di una farfalla.

Me la ricorderò negli anni migliori se mai ci saranno, con l’innocenza testarda della mia vita!

Ricorderò lo splendore del suo corpo che mai ho potuto vedere e mai vedrò.

Sono anni ormai, da quando il mio essere < Ladro di Coriandoli > non mi ha permesso di fare ritorno sulla terra … ogni giorno ho rimandato questo appuntamento con la morte, e sono rimasto in quella stretta al cuore che si chiama: Amore, amare una donna!

Questa si che è vita, vivere!