venerdì 28 marzo 2025


 

Inventarsi una vita

 

Di Vincenzo Calafiore

28 Marzo 2025 Udine

 

…. Da quando ha iniziato

a  parlare di Laura, la sua donna ideale,

nessun lieve movimento lo ha percorso.

Parlando di lei, della sua donna ideale,

 si è spostato a lato come a fare posto

 a una presenza fisica.

E’ così che immagina l’incontro,

come uno sfiorarsi delicatamente.

                    Vincenzo Calafiore

 

 

Di cosa sono fatto io? Non lo so, ma di che cosa sono fatti, i miei sogni io lo so.

Questo me lo sono chiesto un sacco di volte, cioè di che cosa sono fatto. Il più delle volte la mia sostanza è sono di immagini, non saprei spiegarlo, sono cose che non hanno una collocazione precisa o dei riferimenti possibili, non saprei definirle; sono di tante altre vite che ormai sono cambiate, ma sono lì e sono vive ancora con le loro indefinite fragranze.

Sono cose che non hanno un ordine preciso, ma neanche una forma, e durano poco, giusto un attimo e quando vanno via lasciano un grande vuoto.

Una cosa che da sempre ho voluto realizzare è di volare, volare con le ali della fantasia.

I primi tempi sono stati difficili, dopo vari tentativi ci stavo per rinunciare, quando una notte mi venne  in sogno “ Pegaso “, poco dopo è nata la “ Pegasus “ la mia Astronave a Remi e finalmente ho potuto viaggiare, visitare altri mondi, conoscere altre culture, altre vite in altre dimensioni.

Ho navigato per tanti mari, ho guardato i colori del mare, sono tanti; a volte blu, blu scuro, ma anche verde e sembra che non ci sia più cielo o forse non c’è più mare.

A guardare dagli oblò della “ Pegasus “ mi è sembrato di trovarmi in un mondo continuo, diversi l’uno dall’altro, perché ci sono i gabbiani che lo disegnano con i loro voli incrociati.

Da una spiaggia poco frequentata, mi piace ascoltare il silenzio e il vento che fa agitare e cantare un canneto poco distante. Seduto su un secchio pieno di sabbia guardo l’orizzonte è una cosa che appare e scompare e mi rassomiglia molto alla vita che a volte c’è,  e a volte no.

Mi piace molto parlare al mare … parlo, senza staccare gli occhi dai suoi occhi. Non abbasso gli occhi, semplicemente fisso un luogo più in là, dove sono inutili le difese, tutto è mutabile da un momento all’altro, dove è inutile aspettarsi, tanto non arriverà nessuno .

Guardo il mondo intorno da dentro i miei occhi.

“ Guardare “ non significa cercare un qualcosa nell’infinito, o ammirare la bellezza. Potrebbe avere un altro significato “ cercarsi “!

Cercarsi per amore, per amicizia, cercarsi soltanto per sentirsi un po’ di più umano. Cercarsi è una delle meraviglie di questa nostra misera esistenza.

Ad esempio, qui, in questo mondo dove sono nato e dai cui fuggo continuamente, è come se ognuno avesse una sua parte in una grande scena; alla quale purtroppo non c’è scampo.

Io la penso in una maniera diversa, non sono obbligato a questo mondo, lo posso lasciare quando meglio credo, lo posso vedere dalla mia distanza, ma faccio una grande fatica a rimanerci e crederci.

Mi sposto un po’ più avanti sullo scoglio più grande, da lì vedo molte altre cose, vedo un orizzonte che raggiungo con le punte delle dita, e poi il mare, sempre più grande.

Rimanere sullo scoglio è come trovarsi in un posto che non sta né in cielo né in terra, sono come sospeso da una vita felice su una vita che non mi piace.

Io ho sempre pensato che il mare assomiglia agli occhi di una donna. Il mare, questi colori, questi riflessi.

Lontano da qui, da questo mondo, ma davvero lontano lontano, non ci sono mai arrivato; ma ogni notte guadagno ancora un metro di quell’oltre che voglio raggiungere, e ogni notte sempre più mi allontano, con questa mia distanza.

Amo il mio mondo, di spiagge, di mare, di scogli, e di riflessi, più belli della mia vita, quella vita che

mi ha insegnato a “ credere in chi non mi promette nulla e poi mantiene tutto “!

Come faccio a spiegare che io da lassù, dal punto più alto della mia vita, il punto migliore, vedo un isola, che gli altri non sanno che esiste, ma che esiste, che ci vado da sempre?

 

 

 

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