Di Vincenzo Calafiore
Scrivere di questo argomento sicuramente non basterebbero due paginette,
cercherò di essere il più conciso possibile per evitarvi “ l’annoiatezza “.
“ Secondo Aristotele l'amicizia
è una virtù indispensabile all'uomo: nessuno sceglierebbe di vivere senza
amici,anche se possedesse tutti gli altri beni. Gli amici
sono necessari nella prosperità come nel bisogno, nella giovinezza come nella
vecchiaia, nella vita privata come nella vita pubblica. Gli amici sono il più
grande dei beni esterni. “
L’AMICIZIA
In questo odierno così
sconsideratamente veloce e lucido quanto scritto da Aristotole non avrebbe più
senso né significato d’esistere; il condizionale è d’obbligo poiché c’è molta
gente che per fortuna ancora crede in questo grande sentimento.
L'uomo è
portato per natura a vivere con gli altri e a crearsi amici. All'uomo felice
non servono amici utili o piacevoli, perchè ha già i beni che da questi
potrebbero venire, ha invece bisogno di amici buoni, cui donarsi, con i quali
condividere i discorsi e il pensiero.
L'uomo ama ciò che è degno di essere amato: cioè ciò che è buono o utile o piacevole: da questi tre oggetti derivano le tre specie di amicizia.. L'amicizia non è solo una benevolenza reciproca, ma una benevolenza di cui si è consapevoli, una benevolenza che si sceglie. L'amicizia fondata sul piacere o sull'utilità è solo momentanea: se l'amico non provoca più utile o piacere, l'amicizia viene meno. E’ quel che accade oggi con l’uso e getta! Così umiliante.
L'uomo ama ciò che è degno di essere amato: cioè ciò che è buono o utile o piacevole: da questi tre oggetti derivano le tre specie di amicizia.. L'amicizia non è solo una benevolenza reciproca, ma una benevolenza di cui si è consapevoli, una benevolenza che si sceglie. L'amicizia fondata sul piacere o sull'utilità è solo momentanea: se l'amico non provoca più utile o piacere, l'amicizia viene meno. E’ quel che accade oggi con l’uso e getta! Così umiliante.
L’amicizia,
dunque dice Aristotele nell’«Etica Nicomachea» (VIII, 1), «è una virtù o
s’accompagna alla virtù; inoltre essa è cosa estremamente necessaria per la
vita. Infatti nessuno sceglierebbe di vivere senza amici, anche se avesse tutti
gli altri beni»; e aggiunge che essa: un’anima sola che vive in due corpi
distinti>>.
Friedrich
Nietzsche, aveva un
concetto altissimo dell’amicizia; ma ne aveva uno altrettanto sublime della
coerenza nella ricerca della verità. Il primo lo spingeva verso i suoi simili
con simpatia e delicatezza (non vi è traccia, in lui, di quel disprezzo per
l’umanità che caratterizza, ad esempio, Machiavelli, Hobbes, Voltaire o Freud);
il secondo lo respingeva verso la solitudine, non per amore o bisogno di essa,
ma per l’impossibilità di condividere i suoi pensieri con alcuno che lo
capisse. Perché, come abbiamo avuto recentemente occasione di notare, in un mondo
di esseri umani divenuti troppo piccoli,
è cosa
difficilissima comprendere, o anche solo riconoscere alla lontana, la grandezza altrui.
Quanto al discorso dell’amicizia e al suo inevitabile corollario,
Quanto al discorso dell’amicizia e al suo inevitabile corollario,
per certe anime
che si sono spinte troppo avanti rimane : la solitudine.
Ad esempio è significativo il fatto che, quanto al crollo psichico finale di Friedrich Nietzsche, l’interpretazione cattolica e quella esoterica si trovino sostanzialmente d’accordo: il filosofo tedesco aveva teso al massimo le energie della trascendenza, negando ad esse, però, il loro sbocco naturale, al di fuori e al di sopra dell’io, e costringendole a viva forza entro l’orizzonte immanente dell’io stesso, ciò che ne causò una vera e propria implosione.
Ma bisogna ricordarsi anche che «Al di là del bene e del male»: «Chi lotta contro dei mostri, deve fare attenzione a non diventare egli stesso un mostro. E se tu guarderai a lungo nell’abisso, anche l’abisso vorrà guardare dentro di te».
Quando due amici non trovano più l'uno nell'altro ciò che cercano, la loro amicizia ha termine.
Ad esempio è significativo il fatto che, quanto al crollo psichico finale di Friedrich Nietzsche, l’interpretazione cattolica e quella esoterica si trovino sostanzialmente d’accordo: il filosofo tedesco aveva teso al massimo le energie della trascendenza, negando ad esse, però, il loro sbocco naturale, al di fuori e al di sopra dell’io, e costringendole a viva forza entro l’orizzonte immanente dell’io stesso, ciò che ne causò una vera e propria implosione.
Ma bisogna ricordarsi anche che «Al di là del bene e del male»: «Chi lotta contro dei mostri, deve fare attenzione a non diventare egli stesso un mostro. E se tu guarderai a lungo nell’abisso, anche l’abisso vorrà guardare dentro di te».
Quando due amici non trovano più l'uno nell'altro ciò che cercano, la loro amicizia ha termine.
E non è questo,
dell’uomo moderno in quanto tale: cioè di noi tutti, così inebriati dalla
potenza del finto - della ragione, della scienza, della tecnica - e così
pericolosamente esposti al pericolo di smarrirci nella desolata, allucinante
Terra di Nessuno, ove nessuna stella buona ci indicherà mai ? E’ solitudine
imperante! Non cercata né desiderata e non è neppure il frutto dei diversi
difetti del carattere quale ad esempio una eccessiva timidezza, bensì la
conseguenza disumana di una prassi ormai raggiunta: tradire la fiducia in una –
amicizia - . Nietzsche “Dalla più tenera infanzia fino ad oggi - scriveva
alla sorella - non ho trovato mai NESSUNO che prenda parte alla mia angoscia di
cuore e di coscienza. Mi son sento felice FINO AL RIDICOLO, ogni volta che ho
trovato, o creduto di trovare, un angolino in comune con un altro uomo. Ho la
memoria strapiena di mille ricordi umilianti, relativi a debolezze di tal
genere, perché in certi momenti non resistevo più alla solitudine… Non ritengo
affatto d’avere un carattere chiuso, dissimulatore, diffidente. SE LO AVESSI,
NON SOFFRIREI COSÌ. Ma non a tutti è dato di poter comunicare quello che
pensano, per quanto desiderio ne abbiano. E poi, occorre trovar chi sia atto a
ricever comunicazioni di questo genere… Dove sono i vecchi amici, con cui una
volta mi sentivo così intimamente unito? Si direbbe che oggi apparteniamo, loro
ed io, a due mondi differenti, che non parliamo più la stessa lingua. Mi aggiro
in mezzo a loro come un estraneo, come un reprobo; nessuno mi rivolge più una
parola, uno sguardo… Sono forse creato per esser solo, per non aver nessuno con
cui confidarmi? In verità, quello di non poter comunicare ad altri ciò che si
pensa è il più tremendo degli isolamenti; esser diverso dagli altri vuol dire
portare una maschera più rigida di qualunque maschera di ferro, perché non v’è
perfetta amicizia. Che sia il caso
di meditare?
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