E’ quasi giorno
di Vincenzo Calafiore
13 luglio 2016 –
Trieste
“ …. È strano, cammino in questa città di
Trieste, le vie, la gente allegra e chiassosa,
il porto e il mare… e penso di essere nella mia
città, Reggio davanti al mio mare.
Mi soffermo a guardare i gabbiani che vanno
e tornano, come anni, come vita; è davvero un crogiuolo
di cose diverse Trieste, è Italia ! “
Forse bisognerebbe “pensare”
e di questo pensiero farne un dogma che un libro non ti lascia mai da solo.
Immaginare è un verbo.
Induce al movimento e si muovono paesi e città, continenti, in un viaggio
continuo di conoscenza. Viaggiare per conoscere altra musica e altra cultura,
altre parole, altre immaginazioni.
Ma questo lo fanno
gli scrittori da una parte all’altra dell’anima nel silenzio infilando parole
come perle ad un rigo di una pagina. Eppure c’è tanta solitudine, tanto
silenzio ove a volte ci si sente estranei anche in se stessi; aprire un libro e
sentirne il profumo, il rumore delle parole, il suono della pagina sfogliata
delicatamente! Questo è il libro, un libro.
Che non manca mai
nelle mie mani.
In queste nottate
friulane sudaticce è difficile anche pensare, viene voglia di rimanere come un
coccodrillo sulla riva di un fiume in attesa di niente; così passo le giornate
con un asciugamano in mano ad asciugar sudore; a volte mi pare d’essere una
fetta di lardo che cola e trovo rifugio nella cantina interrata al fresco.
Riprendo a vivere di
notte su un balcone a guardare il buio e in quel buio immancabilmente torno
alle mie estati di qualche anno addietro, quando non aspettavo altro che
alzarmi e andare al mare.
Ci andavo al mattino
prima dell’alba che aspettavo seduto sui ciottoli, o su qualche barca messa di
fianco; era bellissimo poiché ero padrone di un’intera spiaggia. Le mie passeggiate
a cercare il sasso più bello, il pezzo di vetro disegnato dalla risacca, ancora
luccicante ancora con la sua storia.
E’ strano come ogni
cosa a guardarla bene abbia la sua storia bella o brutta che sia, così ancora
adesso in questa età mia rugosa, quando in vacanza vado al mare ripeto lo
stesso cerimoniale su una spiaggia di sabbia e di ciottoli di un’altra città, e
mi perdo in certi ricordi.
E’ un viaggiare su
una specie di macchina del tempo agli anni 60
di musica e di allegria, di amori che nascevano e morivano come certe
albe settembrine nelle spume del mattino.
Mi è rimasta addosso
questa malinconia e non è un rimpianto né una ricercatezza, forse è desiderio
di tornare in quei luoghi anche se diversi oggi, dove ci camminavo con le mie
ginocchia sbucciate, poi con i miei primi amori, i primi baci! E’ tutto lì,
tutto interamente conservato in una specie di libro che torno spesso a
rileggere.
Cosi in quella
frescura aspettando l’alba guardo il vuoto davanti a me, si sente il rombo di
un motore nel silenzio, qualcuno passa per andare a lavorare, o torna dal
lavoro; fumo la mia prima sigaretta e mi ricordo di avere un libro da finire,
ci sono i miei personaggi che attendono vita, scene che mi aspettano per
animarsi, di là nello studio c’è una vita che mi aspetta per farsi vita.
Svogliatamente ( per
il caldo che emana il computer forse, o per il desiderio di chiudere per ferie)
torno a sedermi davanti alla scrivania a sfogliare il brogliaccio per
riprendere da dove avevo lasciato, è un cambio di scena.
Mi ritrovo
catapultato in un altro mondo e lì resto fino a quando vinto e svuotato di idee
e di parole faccio ritorno a quel mio pensare agli anni che furono.
Così le mie giornate
passano tra un cambio d’abito e scena, a volte mi confondo e parlo con qualche
amico come se stessi parlando con uno dei mie personaggi! E’ uno svarione, e
per questo vengo anche guardato male. Ma succede la stessa cosa in casa così
nascono discussioni e malintesi.
In questo mese,
luglio, sulle spiagge del mio mare trapuntate dai falò, la notte prende vita,
sono in tanti a trascorrere la notte in riva al mare; nel buio e nel silenzio
ci ascoltiamo tutti, s’odono risate e c’è sempre qualcuno che strimpella una
chitarra, si sentono canzoni stonate.
Qualcuno torna a
casa!
E la scena cambia,
tutto cambia è cambiato!
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