Che
…. Vita la mia vita
Di Vincenzo Calafiore
12 Gennaio 2019 Udine
“ …. Lo sapevo e in qualche
modo l’aspettavo
anche forse inconsciamente
l’onda che venendo
di fianco mi avrebbe travolto
e trascinato giù
in un paradiso pieno di
emozioni. Così vedo la
mia vita, un susseguirsi
continuo come onda su onda
di emozioni. Ma non sapevo
quanta cara fosse la mia voce
fino a quando dall’altro capo
del mondo qualcuno mi
ha detto: “ la tua voce non è
mai cambiata e risentirla
oggi dopo tanto tempo …. mi
pare di fare un salto in
dietro nel tempo quando nei
miei momenti di sgomento
ho sempre trovato le tue mani
pronte a prendermi al volo
prima del precipizio.”
A volte la vita torna!
Vincenzo Calafiore
Tratto da Blu
Oltremare
Sapevo che prima o
poi saresti arrivata, e di tempo ne è passato moltissimo, quasi una vita! E
quasi una vita senza mai rinunciarci o stancarmi del farlo non ho mai smesso di
attenderti. Non so quante volte davanti allo specchio della mia solitudine
cercai di immaginare come sarebbe accaduto ma più di ogni cosa ho sempre
cercato di immaginare guardando in quello specchio il mio viso, di più gli
occhi come si sarebbero comportati, che espressioni avrebbero assunto.
Già ai primi albori
di un giorno inatteso tanto ero perso in una sorte di somma di un passato che
da clandestino com’è a volte torna e lo fa con la stessa forza di un’onda
bastarda che sorprendendo un fianco mi travolge per portarmi giù,e trattenermi
in un paradiso di emozioni … una maniera di darmi una dolce morte!
Io ti ho attesa
testardamente perché io lo sapevo, il mio cuore lo sentiva che tu anche se in
un’altra dimensione, o in un altro mondo prigioniera di una vita che non ti
apparteneva, priva di emozioni cercavi anche tu una via di fuga e metterti in
viaggio come me alla ricerca della parte di anima mancante.
E’ di vita che si
tratta della tua, della mia.
Tu da un’altra parte
come me vivi ai bordi di quei giorni che avresti voluto avere, magari anche tu
guarderai fuori dalla finestra come quando si aspetta qualcuno che non arriva.
E c’è silenzio il
silenzio di quei campi assolati in primavera svenati dal canto di cicale, ove
s’ode solo la voce del vento che passando piega l’erba come fosse una carezza.
E ci sono io che
delle primavere conosco ogni profumo, ogni voce, tanto le ho imparate a
memoria, come fosse una canzone che ancora adesso nei miei momenti di squallore
canto per capire d’essere ancora vivo.
Tu mi dici tante
cose, mi racconti tante cose!
Ed invece mi appare
tutta la tua tristezza, quella che hanno addosso le donne che sanno di non
essere amate, ma semplicemente usate.
Come si fa, come si
può piegare il gambo di un fiore per poterlo posare dove si vuole?
Come si fa a non
amarti?
Una donna è un vento
che non si può imprigionare, è un vento che sa essere brezza, piacevole brezza
come tempesta, uragano di emozioni, d’amore.
La palla rossa
infuocata sta tagliando il cielo e macchia i vetri di sangue, dopo qualche
secondo di vita si nasconde dietro un tetto. Sento un nodo alla gola, sento
sete, riesco a trattenere il pianto … parlo di altro allo specchio come mi
accadeva tanto tempo fa quando ero in difficoltà. Tra qualche momento lo vedrai
addormentarsi anche tu e chissà se mi penserai, o se immaginerai di vedermi da
qualche parte.
Mi giro appena in
tempo per vederti sorridere o piangere silenziosamente di un dolore che il
tempo forse avrebbe addolcito, magari reso piacevole, come piacevole sarebbe
stata la vita con me, io che ti porterò dentro per sempre.
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