Naufraghi
Di Vincenzo Calafiore
03 Gennaio 2019 Udine
la necessità di averti; di
notte poi il pensiero
di come raggiungerti ovunque
tu fossi
e lì cercarti, mi ha tolto il
sonno.
Così decisi di mettermi in
viaggio e credimi
Amore ho vissuto come un
naufrago.
Noi due altro non siamo che “
naufraghi “
che hanno sperato e sempre di
trovare un’isola
su cui piaggiare per
riprendere la vita, per tornare a sognare, per vivere.
Oggi mi chiedo come abbia
potuto mai vivere
senza te tutto quel tempo…
naufrago nella mia
stessa vita. “
Vincenzo
Calafiore
Notte lunga e bugiarda, per lo più di sogni prezzolati per
trarre in inganno, chi come me naufrago ai bordi di un immenso oceano con
l’unica ragione: quella di salvarsi, spiaggiando su un’isola sconosciuta spinto
da onde amiche e correnti favorevoli.
Dopo una notte così, nulla è più uguale e niente è come
prima; troppe le sigarette fumate nell’attesa di vederla arrivare l’alba,
liberatoria e benedetta dai pensieri odiata dai sogni.
La guardo attentamente, riflessa dentro uno specchio, come
se ci fosse nata, mentre istintivamente annuso le dita che odorano fortemente
di nicotina; dall’altro lato della scrivania il brogliaccio su cui ho annotato
frasi più o meno con un senso che poi quando il mare di dentro si sarà placato
forse diverranno pagine di un romanzo da troppo tempo in cantiere o sarà
un’altra notte da scartare assieme alle sue parole.
La guardo senza alcuna sorpresa.
Prima o poi, quella domanda, rituale come un temporale
d’estate, come il hai dormito bene? come stai? Quando parti ? Sarebbe
certamente arrivata.
Ero ancora seduto lì … davanti a quella scrivania … a volte
mi pare di non essermi mai alzato da quella sedia e di non aver guardato mai
oltre le pagine di quel mio – portolano- , quelle poche volte che è successo mi
sono sentito come un estraneo, peggio ancora come un naufrago.
I raggi del sole entrarono con grande intensità in
quell’angolo di stanza puzzolente e raggrumata come sangue su una ferita.
La mia vita, pensai, non faccio che domandarmi … che si
dice, che ci fai, ma come vivi questa vita, ma perché hai fatto questo e non
quello … e chi è morto durante il nubifragio notturno … e la mia vita che si
svuota sempre di più …. Avevo voglia di porre io le domande, come… quante volte
mi hai detto – ti amo – guardandomi negli occhi? Sai chi sono? Quante volte hai
fatto l’amore con me perché Tu mi desideravi? Quante volte mi hai detto .. ti
desidero e quante volte mi hai lasciato lì dinanzi al nulla aspettando una tua
risposta?
Lei mi guarda, mi
attraversa tutto, con i suoi occhi piccoli e sfuggenti. E’ sempre bella, la
donna con cui ho una lunga storia d’amore, lunga e intensa; una storia che non
ricordo mai come è iniziata ma ricordo bene come è finita.
< Hai ragione>, mi dice dopo un lungo silenzio, che le
è servito per trovare le parole giuste.
< L’amore non è come prima. Tutto è cambiato, tutto è
diverso, non so come dire, forse è perché siamo cambiati noi, ce ne siamo
andati da noi stessi, niente è più come prima, come una volta … eppure non
riesco a non tornare … Tu non hai mai spento la lampada sulla scrivania, ne hai
mai lasciato il posacenere vuoto, passi le tue notti a scrivere e a fumare, bevendo
cognac e vieni a letto all’alba assieme alla tua notte … và da lei che ami più
di me…>
Lasciamo stare, ti prego le ho detto come tornando da un mondo
misterioso… non ha molto senso ormai!
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Segue -
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