Naufraghi
Di Vincenzo Calafiore
04 Gennaio 2019 Udine
“ … come fai a stare ancora in
quella vita?
Quella vita più di silenzio e
di ascolto dei sui
bisbigli notturni, dei suoi
respiri lenti e dei
suoi cieli poco illuminati,
distanti da te e da tutto.
Che te ne fai di una vita
piena di rumori e di parole
senza senso, quella vita che
ami altro non è che
un’illusione perché credimi la
vita è come una parola
breve e veloce, e le parole bisogna
saperle ascoltarle
come il silenzio ove sentire
il suono di una goccia
che cade!
E’ questa la vita … una goccia! “
Vincenzo Calafiore
Sapevo comunque di
rendermi indisponente, ma era l’unico modo di far sentire tutto il disagio del
vivere e per mettere in difficoltà lei e i quanti come lei la pensano, con un
affondo imprevedibile, e i quanti avevano bisogno di conferme alle proprie
scelte, ai propri fallimenti; e questo è un fallimento!
Ma ci vuole coraggio
anche di morire in un fallimento, o di salvarsi magari andandosene via.
Si, è vero! Vivo più
di notte che di giorno, sono esattamente il tuo contrario e come una voce
popolare dice che i contrari si attraggano …. in questo caso si respingono.
E ora non restare lì
a guardarmi, raccogli le tue cose e vattene da qualche parte o chi con chi
vuoi, ma non permetterti più di sfiorare l’unica cosa buona che mi è rimasta.
La verità è che sono
–stanco- mi sento come una barca stanca di tanto mare, ed è per questo che mi
sono rifugiato nelle mie notti a vivere una vita … capisci? Una vita! E non
importa come essa sia per te, non importa neanche il significato che tu hai
loro dato.
E alla fine sembra
che sia io ad essermene andato via!
Lei si alzò dalla
poltrona dove era seduta, si accese una sigaretta e guardando fuori dalla
finestra disse: << No, - rispose con aria un po’ distante e un po’
affettuosa – non è in quel senso che volevo dire … Non credo che oggi sia in
grado di farmi capire, scusami. Io non sono riuscita ad esistere nella tua
vita, siamo diversi molto … tu così silenzioso, così smarrito, così
ingenuamente presente come se non esistessi, come non esistiamo noi.>>
Sentiva tuttavia che
parlando così tirava fuori antichi malesseri, forse vecchi risentimenti, tracce
di vecchie battaglie di una lunga guerra persa ormai da entrambi.
Sorridendo si
avvicinò ancora, allungò la mano sui capelli … una carezza … un modo antico per
stanarmi dal mio presente.
Ero silenzioso e
guardavo fuori dalla finestra, verso il sole che sfiorava le onde del mare e
tra un po’ si sarebbe buttato a capofitto nel mare.
Capii che ormai
avevo superato il punto di non ritorno, lei comprese che stavo per inquietarmi,
stavo per chiudere con una banalità il discorso.
<<
Avvicinati >> mi disse sedendosi
sul letto e poggiando i piedi per terra << ti faccio posto>>
avrebbe voluto
sentire il mio corpo vicino, quel corpo che tanto aveva amato.
<< No! Non è
il caso… ! >> Continuai a guardare lo spettacolo fuori, poi rivolgendomi
a lei << il sole si sta tuffando nel mare, tagliando i diversi orizzonti,
attraversando le nuvole e confondendosi con esse per ingannare il mare. Guardo
le nuvole bianche e dense che lo avvolgono, lo nascondono e lo scoprono, mi
pare di essere in alto, sopra le nuvole, parto e ritorno in un altro luogo, in
un’altra casa tra le braccia di un’altra donna. Una donna capace di ingannare
il tempo, che ama o che sa amare prima il mio disordine, i fogli sparsi, le
matite, le sigarette; una donna che rimane e non va via, che fa i miei stessi
passi, che guarda il mondo come lo guardo io. Ma queste cose Tu non le puoi
capire, non le capirai mai! Lo so è difficile leggere e interpretare l’infinita
innocenza e la corsa all’impazzata senza meta nelle mie notti ove sono
navigante e naufrago con l’acqua alla gola, sono stato lontano, siamo stati
lontani, sono stato bene lontano da te. Ma sono anche contadino senza mai
conoscere la terra, i miei sogni mi hanno mandato lontano senza spiegarmi il
perché e siamo stati male senza stare assieme. In quelle notti io ho sempre
incontrato lei, la mia donna! Quella donna capace di farmi scivolare
nell’entroterra dei sogni e delle speranze in una vita diversa, migliore. Con
lei mi sento un corridore di corse in salita che di tanto in tanto alza la
testa per vedere se è finita, mi fa cadere per imparare a cadere… noi due
innamorati della sera, innamorati della luna, navigatori della notte,
innamorati di un fiore, lei che mi dice non è tutto finito, la vita inizia
adesso! E so che bisogna partire per un nuovo amore, una nuova vita.>>
La vita altro non è
che notti belle e silenziose, di respiri profondi, di baci lenti per assaporare
la tua donna, notti lunghe negli abbracci dei corpi, pelle con pelle e occhi
negli occhi.
Ma con te le mie
notti si sono trasformate in dolenti serenate, di malinconie e nostalgie con la
voglia di fuggire …. Il mio silenzio diventava la colonna sonora di visioni
sfrangiate e senza centro, di letto vuoto , di rughe chiuse e desolate di un
bisogno di vita che non c’è, così come i canti di partenza e di distacco dei
miei sogni emigrati e naufragati, naufraghi come me in queste notti sbandate.
Ma ora è il momento
di andare da lei, che da qualche parte sta guardando la notte da una finestra
in attesa di vedermi spuntare da qualche nuvola o da un altro orizzonte….
Ma ora è il momento
di chiudere gli occhi e cercare di dormire per raggiungerla, chiudere gli occhi
come chiudere un libro che aiuta a capire che basta un filo di vento che sappia
d’amore che basta a farmi volare, perché sono un navigante senza navigare mai,
naufrago in una vita che mi tiene lontano da un’altra con in mano la felicità!
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