Pensieri … in
sottofondo
Di Vincenzo Calafiore
22 Gennaio 2019 Udine
“ …. Non so come sarà domani
e ogni notte spero nel
risveglio uguale
al giorno prima,all’altro
ieri.
Tasselli che fino a qui mi
hanno portato
Come fossero un lungo treno
merci
che si è fermato in tutte le
stazioni a treni
più veloci che passandoci
accanto hanno
sollevato polvere e fatto
tremare tutto.
Una polvere densa come foschia
che una volta
depositatosi rallentava sempre
più la partenza.
Così ogni giorno a ogni
risveglio mi pare d’essere
fermo in una stazione distante
e solitaria:
una coscienza che reclama
sempre un palcoscenico
da cui esibirsi sempre come un
occaso… che
potrebbe essere l’ultima
scena. “
Vincenzo
Calafiore
Non potrei mai dimenticare
le appendici dell’ultimo sogno, farlo sarebbe come dimenticare un giorno, una
notte.
I giorni come i
sogni non sono mai uguali, così le stazioni che ho superato, i palcoscenici dai
quali recitai filastrocche e poetiche immaginazioni a una corte annoiata e ebra
di tutto.
Lasciare un sogno o
il sogno più bello alle braccia dell’aurora è un dolore, e quella mattina capii
che una volta entrati nel dolore non si può più tornare indietro. Capii che
accogliere a braccia aperte il disorientamento altro non è che cedere al
richiamo del vuoto che ho in me; ma ormai avevo attraversato il confine e certe
strade non portavano da nessuna parte.
Avevo compreso che
ormai era andato perduto l’ordine che mi aveva fatto andare avanti,
ottenebrato, giorno dopo giorno, quell’ordine feroce in bianco e nero, che ben
presto forse mi avrebbe fatto precipitare in altro “ vuoto” peggiore di quello
già vissuto.
Avevo ormai superato
quella linea di separazione da oriente a sud, qualsiasi sud, mi fermai a un
incrocio a riflettere e andai dalla parte ove veniva forte il richiamo della
vita… della dolce Signora di tutte le notti, di tutti i sogni miei.
Sono a pezzi e
nemmeno la sua bellezza è rimasta intatta questa notte di lunga battaglia.
Ho gli occhi
circondati da rughe che non ho voluto mai vedere, le occhiaie sembrano delle
notti spente, mi guardo allo specchio e mi chiedo se sono stato sempre così o
che l’amore che ho per la vita non mi ha mai fatto vedere.
In quel sogno,
l’ultimo sogno ancora nei meandri della memoria sono rimasto accanto a lei.
L’abbracciai sommessamente, non voleva altre parole, cercava solamente le mie
mani, le mie braccia.
I suoi occhi
cominciarono a inumidirsi, come se fosse cambiato il vento.. un vento dolce
come fosse respiro.
La strinsi a me
forte…. “ mi soffochi” !
La strinsi a me fino
a che piano, piano, lentamente, le mie
mani percepirono il suo abbandono e nel groviglio dei nostri corpi dissetati,
lei mi accolse tra le sue braccia come la terra accoglie l’acqua dopo lunga
siccità!
Il giorno ci trovò
abbandonati in un letto come legni lasciati dalla marea notturna su una
spiaggia! Felici, immensamente felici l’uno dell’altra!
Continuo a pensare a
“ quel raggio di sole “….. Non si tratta solo di questo, c’era nell’aria
l’amore quello vero, quello che fa schizzare in cielo. La felicità è tanta che
mi impedisce di tenere in testa una frase per più di un minuto… non potendola
scrivere, si dissolve.
La memoria non
trattiene altro che lei, la sua dolcezza, il suo sapere farmi perdere in una
specie di paradiso, le sue mani lasciano impronte sulla mia pelle come fosse
una sua firma.
Noi facciamo con le
mani quello che abbiamo visto fare dalle mani prima di noi.
Le nostre mani hanno
lasciato impronte come nella pasta del pane, le mie mani hanno preso una penna e
hanno scritto lettere, diari, libri, per raccontare di questo amore che piano
piano come marea mi sommerge, mi fa scoglio che aspetta sempre il suo mare, la
carezza del suo mare! Le mie mani scrivono, le mie mani discendono da queste….
Lettere d’amore.
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