La tregua
Di Vincenzo Calafiore
24 Gennaio 2019 Udine
“…………. Vorrei avere un
elastico
capace di catapultarmi in
quell’altrove
dove il mio cuore è certo che
ci sia felicità! “
Vincenzo Calafiore
Come si fa a
dimenticarsi di un abbraccio, di un bacio, d’una carezza o di due occhi
incantati, pieni di te? Penso a questo mentre precipita la notte addosso come
un macigno assieme a una polvere bianca scaricata dal cielo, ma il cielo senza
i suoi occhi non brilla più.
Questo io lo so, l’ho
sempre pensato e immaginato, potrebbe accadere in qualsiasi momento, in
qualsiasi giorno di questa mia vita presa in prestito.
Da saltimbanco che
sono mi arrabatto qua e là per le vie di una città che non conosco, estranea ai
miei sogni; da funambolo di notte salto da un confine all’altro in una folle
caduta e risalita al cielo degli occhi suoi che dagli occhi miei assiste a
misteriose iperbole in un sogno che si vorrebbe senza fine.
Quel doloroso rumore
che s’ode è un canto antico indiano da una vetta alla luna che da lassù
miracola il mio desiderio di averla accanto e sentirne il calore, gli odori fosse
come terra appena arata.
Ah! Quanto amore,
quanta vita sprecata attorno a una fune aggrovigliata alle caviglie…
E mi manca l’elastico
per spiccare il volo nei suoi occhi, come un aeroplanino di legno; intanto
silenziosamente passano le ore senza nessuna ragione.
Mi ci vorrebbe un
elastico per compiere un salto e uno sbalzo verso lei!
Ci vorrebbe un vento
che gonfi le vele di questa barca che silenziosamente va alla battaglia tra il
buio del cielo e la luce degli occhi suoi.
Ma ci vorrebbe una
tregua!
La tregua di una
deriva nelle mie parole che si muovono stanche con tutta la voglia che di
parlare, di stare ad ascoltarla, continuare a fare il funambolo pur di
incantarla e trattenerla ancora in questo mio sogno… ma tu non ti fermi mai,
non ti fai raggiungere!
Potresti guardarmi
con occhi diversi, e in quello sguardo si potrebbe nuotare, bracciata dopo
bracciata lentamente farsi portare dentro due occhi così dolci con tutte le
corde ai piedi e per dovermi liberare attraversarlo tutto quel mare dentro una
pagina nelle tempeste di un rigo, nelle tregue delle parole.
Forse per questo che
i sogni sono batuffoli di fumo e rimbalzano stanchi tra un risveglio e un
sonno, tra la notte e il giorno!
E’ bellissimo quel
ritorno a casa con ancora la luna alta nel cielo, tornare sconfitto al mondo di
visioni e immaginazioni dove per essere felici basta un niente, magari un sogno
o chi lo sa… un tuo bacio, un tuo abbraccio, un tuo ciao!
Forse sarebbe il
caso, in questa tregua, chiudere gli occhi e poi anche se ho chiuso gli occhi…
chissà come verrai?
Ah vita mia come
arriverai, con quale treno viaggerai per venirmi a trovare?
Ci vorrebbe adesso
un sogno lungo come una tregua!
Un sogno che mi
porti senza fretta, alla vita!
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