Di Vincenzo Calafiore
22 Ottobre 2019 Udine
“ C’è nell’aria un gran
silenzio,
quello che precede la
tempesta; porta con se
un profumo forte, intenso,
inebriante
come quando un tempo
stringevo a me la vita.
Fu allora, che cominciai a
capire
cosa significasse vivere,
quando
come un cieco con le mani
cercai il mio volto
e trovai rughe che immaginai
fossero onde
di un mare che pian piano mi
ha travolto … “
Vincenzo Calafiore
E’ un tempo che scivola via
nel silenzio, quel silenzio in cui riappare tutto e c’è anche l’uso delle
parole al momento forse anche senza significato, come lo potrebbe essere a
volte la stessa esistenza.
Per riconoscermi mi affido
alle mie mani, per avere l’esatta mia immagine, il mio volto di ogni tramonto,
di ogni sconfitta, di ogni caduta a terra e la fatica del rialzarsi: scopro la
mia vecchiezza tutta d’un colpo ed è una forte lacerazione dell’anima.
A volte ho in me la strana
sensazione del mio tempo a finire e penso alla morte a come sarà.
Non vorrei ci fosse in
quell’occasione tristezza, perché vedi, la morte è un’idea geniale, è
formidabile … vai via e lasci il posto tuo a un altro,la stessa identica cosa
succede quando finisce un amore.
Ecco, la genialità mi
affascina, il pensiero mi affascina, l’idea della vita mi affascina.
Questo vivere è una continua
trasformazione che non ti concede il tempo di pensare, è un andare al macello
nella più grande beatitudine.
E vorrei che la colonna
sonora della mia fine fosse: “ this is
my song “ la canticchio spesso, quando scrivo o vado in giro senza una meta
precisa.
This is my song! Oh, quanto
vorrei fosse ancora così !
Dietro i miei occhi si
compone l’immagine del mio volto, con tutta la vecchiaia disegnata come fosse
un foglio di carta, mi scopro senza tempo, senza ragioni.
Sai che c’è?
C’è che in questo mio tempo
di attesa senza sapere di cosa, riaffiora con una certa gratitudine la mia
saggezza ove si rinverdiscono con grande serenità e pacatezza tutte quelle cose
mai realizzate, di più le paure, i timori, le perdute speranze, le diverse voci
del silenzio; ma c’è anche il vuoto del silenzio ove rincorro le mie ombre come
fosse una dannazione, come una eterna ricerca di un facile impossibile: Che
emozione è la vita!
E’ una “ emozione “ continua,
palpabile, sottile, trafigge il cuore senza rivoli rossi, e ti fa vedere il
mondo che vorresti e che non c’è; raccoglie e tiene in parte, risemina e
nascono fiori di bellezza unica, ci fa immagini speculari di altri, di tanti
altri altrove, e si prova quel dolore che è vita! Almeno fino a quando la
solitudine montando ammanta tutto di grigiore e tutto si palesa in una specie
di parvenza di inferno dantesco.
E’ l’Amore la sua
propulsione, e se viene a mancare questo piccolo infinito dettaglio di essa,
essa stessa non ha significato.
E allora perché lasciarlo
morire, perché ferirlo continuamente, imbrattarlo con le mani sporche di
sangue? Perché invece non viverlo fino in fondo come fosse una sbornia continua
senza lasciare spazio alla brutale realtà che include in se solo che
negatività?
Dunque oggi in questa mia
condizione sospesa nelle diverse modalità di una vecchiaia stanca rivivendo
certi momenti di intensa felicità mi vedo come un melograno sgranato, e allo
stesso tempo di ogni granello conoscerne le sue infinite emozioni; amare la mia
vita come fosse ogni giorno la prima volta con la consapevolezza che da un
momento all’altro, forse in una precipitazione abissale io non potrei più
farlo.
Amare con la consapevolezza
di non sprecare nulla, neanche le sue dorate polveri che se ne vanno in quel
vento che va oltre, oltre la vita stessa.
Amare perché è l’unica
certezza quotidiana, che costringe a pensare diversamente, continuamente che è
possibile, che è coraggio, che è avventura,desiderio,viaggio.
Io voglio tremare, tremare di
felicità e di orgoglio, di desiderio e di speranza, di sogni e di sogni ancora
almeno fino a quando ci sarà vita.
E’ così che la vita, la mia
vita diventa libro e un buon libro deve raccontarsi da solo, senza necessità di
spiegazioni!
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