Le cose che non ti ho detto
VINCENZO CALAFIORE
Sono ormai le tre del mattino, preso dal piacere di mettere la penna sul foglio.
Specie pensando a certe mie varianti,perché il mio ritorno alla scrittura sia pure a volte furtiva e occasionale riflette quel genere di pensiero che si traduce in parole nella naturalezza e nella flessibilità, con ritmi irregolari e libero dal dover piacere al sistema.
Era uno dei più sereni pleniluni che avessi mai visto; ascoltando la memoria mi sono accorto che l’albero con la crocetta più alta aveva assunto la forma di un enorme Cristo appeso dentro un cielo, era la sola cosa scura in tanta luce che ancora resisteva alla notte.
Fra le carte ammucchiate accanto alla vecchia e fedele Olivetti M80, scopro pagine scritte in tempi passati che mi incantano e mi sconvolgono allo stesso tempo.
E’ una specie di portolano dove annoto pensieri, ricordi, sconfitte, lontananze.
La mia fata fa in modo che io lo trovi adottando una strategia che ormai conosco bene, la mia memoria si rifà da una parola costringendomi così a cercare … trovare!
E’ una specie di scrigno in cui è possibile rivivere eventi passati, le nostalgie, i progetti futuri naufragati tra gli scogli …. Mi ricordo il mio disperato palcoscenico dove incantavo la mia platea dei sensi inventandomi le battute, e personaggi strampalati che tanto mi rassomigliavano, scambiando i loro ruoli per poi commuovermi di tanta innocente libertà, ma non è forse questo il teatro della vita?
Lo stesso accadeva e continua ad accadere oggi quasi per metà inghiottito dalla fossa. Ho un ricordo incancellabile, ed è la poesia a cui penso più spesso: Amarti o Amarte, perché in lei si identifica la parte più bella della mia anima: “ Le cose che non ti ho detto “ !
Mi guardo allo specchio e ho riguardo dell’altro, l’osservo con attenzione, allungo la mano e con l’indice seguo la linea di quel volto che vedevo per la prima volta, quella di un uomo dopo una lunga confessione dopo aver lasciato un confessionale e, lo trovo buffo, mi scappa quasi da ridere; ecco che a un certo punto ho ritrovato la mia ironia, il mio sconcerto, ma anche tutte le delusioni ammucchiate dentro le pieghe sul finire degli occhi.
In certi uomini, come in me, la forma delle labbra esprime le passioni che hanno suscitato e respinto, sofferto.
La forza della memoria acquisisce la mia fisionomia, gli eccessi della mia sensualità, si esprimono nella gestualità; ma è dominante quel forte senso di appartenenza all’esistenza poetica in questo ignoto che si amplifica ancor di più nel mio rimanere anarchico, che mi allontana dal male degli altri, e non si è lasciata distruggere dalla corruzione dilatante.
Mi colpisce la mia scrittura, il suo stile che pur rispecchiando il mio brutto carattere riesce comunque a dare ancora emozioni, nonostante gli occhi stanchi che non riescono a seguire la velocità del pennino che scrivendo in rosso macchia i fogli come fosse sangue.
La luce che cadeva dalla finestra non illuminava il foglio, nel mio campo visivo dilatato ogni parola sembrava essere una pietra miliare, è per me un punto di partenza per un nuovo viaggio.
Mi ricordo.
Il suo erotismo mi coinvolge totalmente, nelle sue limpidezze come nelle sue morbosità sane. Nel dar corpo ai desideri, alle fantasie, confermano le molte affinità che ci accomunano, mi tentano, come se il demone dell’amore si prendesse gioco di me. Percepisco che questo gioco di metamorfosi, è in realtà l’essenza della felicità, la forza cieca con cui sento di appartenere di diritto alla vita, avendo molto lontana l’idea della morte.
Ho visto molte volte la mia vita dissolversi all’orizzonte!
< Le cose che non ti ho detto > .
In qualsiasi parte del mondo mi trovi, quando sento il profumo dei tigli penso a lei, che tutti i giorni penso e immagino senza averla mai sfiorata, mai baciata, mai sentito il suo profumo che ho paragonato a quello del tiglio.
A lei, come alla vita m’appresto con l’animo confuso spinto dalla morbosa voglia di vivere e di amarla mi portano ad attaccarmi a lei ancora di più, con le unghie, la mia anima desidera il suo corpo di donna, desiderarlo senza paura … intuisco il suo desiderio di adolescente che continua ad essere.
Il desiderio e l’assenza sono le facce di una stessa moneta, nessuno ne è il possessore, nessuno l’ha posseduta, così dolce, così serena, tanto da invitare a fare l’amore in una terra di nessuno.
< … sfiorava il mio corpo come un amuleto aveva la pelle profumata, gli occhi persi, e io la baciai, mi fermai con le labbra dove batteva forte il suo cuore… eravamo nello stesso ventre: l’amore. >
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